giovedì 12 Dicembre 2024

Milano celebra i neonazisti ucraini in una mostra: parte il boicottaggio

È al centro delle polemiche una mostra, patrocinata dal Municipio 1 del Comune di Milano, con fotografie di soldati in uniforme appartenenti al Battaglione Azov, la milizia di ispirazione neonazista che combatte per l’Ucraina. Si chiama “Eyes of Mariupol. Uno sguardo negli occhi dei difensori di Mariupol”, è stata allestita in pieno centro e sarà visitabile dal 3 al 17 settembre. L’idea è dell’associazione dei Giovani Ucraini in Italia (UaMi), che ha organizzato l’esposizione con il patrocinio del Consolato generale dell’Ucraina a Milano. Centinaia di email sono già state inviate al Comune con la richiesta di sospendere immediatamente la mostra ed Enrico Fedrighini, consigliere comunale della lista Giuseppe Sala, ha commentato «non in mio nome» facendo riferimento anche alla locandina dell’evento, la quale raffigura il capo del battaglione Azov. È stato organizzato anche un flash mob chiedendo l’interruzione della mostra. Alle proteste si è unito anche il Console Generale russo, Dmitry Shtodin, che ha espresso «profondo sdegno». Secondo il Consolato Generale d’Ucraina a Milano, invece, le proteste sono «il frutto della propaganda russa». L’imbarazzo non sembra aver risparmiato nemmeno alcuni giornali mainstream, che hanno trattato la vicenda con impegnative acrobazie lessicali, fino al caso emblematico de La Stampa, che ha edulcorato il titolo per parlare di “mostra sulla resistenza ucraina”, dopo che nella prima versione del medesimo articolo aveva invece scritto che si trattava di mostra dei “neonazisti del battaglione Azov”.

La mostra, allestita in via Dante, è composta da una serie di fotografie scattate durante la battaglia di Mariupol che testimonierebbero le storie della resistenza dei soldati ucraini in città e dentro l’acciaieria Azovstal. Ogni illustrazione è accompagnata dal nome del soldato, da una citazione e dal breve racconto della sua storia, il tutto estratto dal libro “Eyes of Mariupol” della scrittrice ucraina Anastasiia Dmytruk. Secondo l’associazione UaMi e i suoi patrocinatori, la mostra mira a raccontare il “coraggio” e la “resilienza” dei soldati ucraini che hanno difeso la città di Mariupol nel 2022. La locandina ritrae Denys Prokopenko, comandante del battaglione Azov. Nato nel 1991, inizia la sua carriera politica presso il gruppo ultras “White Boys Club”, di cui simbolo iniziale era la croce celtica e l’aquila imperiale nazista. Dal 2014 ha preso parte alla guerra del Donbass ottenendo in breve tempo il comando di un plotone e successivamente di una compagnia del Battaglione Azov. Nel settembre 2017 è stato promosso comandante e durante la battaglia di Mariupol è stato accusato da alcuni sopravvissuti di aver obbligato centinaia di civili a rinchiudersi nella acciaieria Azovstal.

Per Rifondazione Comunista “si tratta di un fatto gravissimo” e, oltre al comunicato stampa esposto sul proprio sito, ha organizzato un flash mob proprio davanti alla mostra in via Dante. Matteo Prencipe, segretario di Rifondazione Comunista Milano, ha dichiarato: «È una mostra agiografica del Battaglione Azov che notoriamente è un battaglione che combatte in Ucraina ma che è certamente filo-nazista. Chiediamo al Comune di Milano di ritirare il patrocinio per tanti motivi: uno, perché il Comune di Milano ha anche nel suo regolamento che le mostre devono riportare una chiara dichiarazione antifascista, cosa che non ci risulta sia stata fatta. La seconda cosa è che è irrispettoso per i cittadini di Milano che in una mostra non vengano neanche citate le parole “pace” e “interruzione del conflitto”». Oltre al flash mob, si sono attivati anche alcuni contestatori della rete antifascista “Cambiare rotta Milano”, che hanno attaccato sulle foto dei volantini con diverse scritte definendo “golpisti filonazisti di Kiev” il battaglione. Il Console Generale russo Dmitry Shtodin ha scritto una lettera al Sindaco di Milano Giuseppe Sala, ricordando che proprio in questi giorni si festeggiano gli 80 anni della liberazione dall’occupazione fascista del Donbass: «Tenendo conto che senza l’appoggio delle autorità organizzare un tale evento sarebbe impossibile, vorrei esprimerLe il mio più profondo sdegno per la decisione del Comune di dare lo spazio all’unità militare ucraina “Azov”, nota per le sue stragi commesse non solo a Mariupol, ma in tutta la Regione del Donbass. Sottolineo, che per la popolazione locale che ha provato sulla propria pelle i crimini di guerra, i militanti del battaglione non sono degli eroi, sono invece gli assassini feroci». Di posizione diametralmente opposta invece il Consolato Generale d’Ucraina a Milano, il quale ha dichiarato che le «polemiche dimostrano ancora una volta quanto sia influente la macchina propagandistica russa».

Ma l’imbarazzo generato dalla mostra e dalle polemiche non ha colpito solo le istituzioni, ma anche alcuni giornali che certamente non sono noti per condannare l’invio di armi in Ucraina e al Battaglione Azov. La Stampa aveva realizzato un articolo in cui nel titolo si leggeva di “neonazisti del Battaglione Azov”, titolo che successivamente è stato cambiato e ora tratta di una “mostra sulla resistenza ucraina”.

[di Roberto Demaio]

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