lunedì 2 Dicembre 2024

Palermo, via Tiro a Segno: 40 anni di fogne a cielo aperto e indifferenza

A una decina di minuti a piedi dal centro storico di Palermo, tra l’Orto Botanico e il mare Mediterraneo, gli abitanti di un complesso di edifici di via Tiro a Segno, nel quartiere di Sant’Erasmo, reclamano da decenni un intervento adeguato sui sistemi fognari abbandonati. Sono un centinaio di famiglie suddivise in altrettanti appartamenti. Da decenni convivono con allagamenti dei cortili, degli spazi comuni e delle abitazioni ai piani bassi, con la fuoriuscita di acque nere e con strade che si riempiono costantemente di liquami puzzolenti di colore verdastro. Vivono in un quartiere evidentemente troppo lontano dalle traiettorie dei turisti e dalle case della Palermo-bene per essere interessati da qualsiasi lavoro destinato a migliorare la qualità della loro vita. Sono stanchi, ma non per questo privi di rabbia e voglia di provare ancora a cambiare le cose. Quando mi reco sul posto, ad accogliermi trovo la signora Fina, pensionata, arrivata 35 anni fa. È molto diretta e va dritta al punto: «in 35 anni niente è cambiato e nessuno si è preoccupato di noi, siamo abbandonati».

Una realtà constatata anche dalle associazioni sul campo, come Spasmo, uno spazio popolare nato dall’autorganizzazione dal basso allo scopo di migliorare la vita nel quartiere, che in un comunicato fustiga le amministrazioni comunali, «sia quella passata sia quella attuale», che «continua ad alimentare imperterrita le sue politiche di marginalizzazione e cancellazione di quella “eccedenza umana” non convertibile al nuovo sistema-città».

Quando l’esasperazione supera il livello di guardia, alcuni abitanti prendono dei cassonetti e occupano la strada. L’hanno fatto ancora all’inizio del mese di luglio, alcuni giorni prima delle feste di Santa Rosalia. «Perché per i festini ci sono soldi, eh! Nota questo: ci sono soldi per i festini», insiste la signora Fina.

Domenica, 9 luglio. Con una pala prestata da un vicino, la signora Fina macina la pietra che permette all’acqua reflua, prigioniera della vegetazione selvaggia, di defluire lentamente attraverso un buco di una ventina di centimetri scavato a mano in un muretto. Quando le piogge riprendono, il parcheggio si allaga a tal punto che è impossibile uscire senza gli stivali. Alcuni hanno acquistato, a loro spese, una pompa idrovora per spurgare la fognatura e ripulire gli spazi comuni. «Ma funziona male, quando si può farla funzionare», si lamenta uno degli acquirenti. Allora, l’estate potrebbe essere una boccata d’aria. Ma non è così. «L’odore è sempre insopportabile», si lamenta Giacomo Valentino.

La signora Fina impegnata nei lavori per far defluire le acque reflue

Angelo Francesco Paolo, che dorme con un respiratore, dice di essersi svegliato ogni ora questa notte a causa degli odori. «E ieri sera sono dovuto andare fino a Piazza Marina per poter respirare aria decente» afferma infastidito percorrendo la sua grande terrazza, che non può più utilizzare da anni. Salvatore, arrivato sette anni fa, non può più aprire la porta della sua veranda. Il suo bagno – che condivide con la moglie, due figli e due nipoti –  è macchiato di muffa. Come Angelo Francesco Paolo, molte persone hanno problemi di salute e respirare aria malsana di certo non è privo di conseguenze. Si trovano tutte in situazioni precarie, se non molto povere: Angela vive con una pensione di 670 euro, come suo marito. In questa calda giornata di domenica, non è potuta andare al mare, come molti abitanti.

Un progetto di riqualificazione parziale, coordinato dalla società AMAP, è allo studio dal maggio 2023. Una delle ipotesi prevede di fare un allaccio della rete fognaria a una nuova pompa, che dovrà essere costruita, un’altra farne uno a una pompa già esistente, ma attraversando il terreno di un privato (che deve dunque dare il suo consenso). Ancora nessuna decisione è stata presa e gli abitanti non sono particolarmente ottimisti sui tempi di effettiva realizzazione.

Contattato per email, il responsabile d’area dell’Ufficio autonomo per il dissesto idrogeologico e i servizi a rete idrico-fognari del Comune di Palermo, Nicolò Asaro, conferma l’esistenza di questo progetto, aggiungendo che i rappresentanti della Società AMAP «hanno illustrato un intervento di razionalizzazione della rete fognaria che consentirebbe di eliminare definitivamente i problemi». Annunciando inoltre che il Comune monitora con attenzione l’«aggravamento della situazione igienico sanitaria di via Tiro a Segno».

Un abitante mostra una foto scattata in uno dei tanti giorni in cui le strade si allagano di acqua di fogna

Per far progredire le cose, gli abitanti si sono recati mercoledì 12 luglio a protestare davanti al municipio, sperando di ottenere un colloquio con il sindaco, Roberto Lagalla. Alle 8:30 erano pochi, meno di dieci. Angela guarda la piccola assemblea dal suo balcone, si scusa di non potervi aderire: «Non posso lasciare mio marito». «Lei ha una buona ragione – osserva Giacomo Valentino, una volta arrivato piazza Pretoria, davanti al Palazzo delle Aquile – Ma tanti altri non si interessano a nulla. Non c’è la forza, non c’è l’unione». «Come possiamo sperare di fare pressione sul municipio, se siamo dieci persone? Ci rideranno in faccia», aggiunge Angelo Francesco Paolo. Eppure, come spiega ai pochi media che hanno mandato un inviato, la situazione è grave. «Ci sono topi, zanzare, serpi. E l’erba, e i cattivi odori che escono di fuori dalle fognature. Non possiamo stare neanche aperti che entrano le zanzare ed il cattivo odore ti entra dentro». I membri delle associazioni venute a sostenere aiutano a appendere lo striscione, giustificano gli assenti: «alcuni sono qui da 30 anni, penso che molti di loro siano demoralizzati, o non si fidino più», afferma Rossella Letizia, dell’associazione di quartiere Spasmo.

Ma la determinazione dei pochi presenti ottiene comunque un risultato. Verso le 11, una delegazione, composta dalla signora Fina, Luca Canduci, un membro di Spasmo, e Antonio Tralongo, del sindacato CUB – Federazione del Lavoro e del Sociale, vengono ricevuti dal comune. Il giorno seguente, Dario Di Gangi, capo del Polo tecnico del Comune di Palermo, ha presentato loro il progetto dell’AMAP. «La prima cosa che abbiamo fatto è stata dire: chiamate AMAT, andate a fare pulire lo spazio, a fare togliere un poco di immondizia dalle celle di liquami. Per i lavori ci sarà da aspettare, ma nel frattempo bisogna almeno tamponare la situazione», spiega Antonio Tralongo. La sfida è ora quella di sapere se i soldi necessari – 220.000 euro, secondo quanto riferitoci dal responsabile comunale Nicolò Asaro – per i lavori saranno presi dal fondo di riserva o se bisognerà attendere il prossimo bilancio comunale. «Chiediamo che vengano presi dal fondo di riserva, previsto per le emergenze, in modo da cominciare i lavori subito. Abbiamo chiesto, aspettiamo», spiega Antonio.

Nel frattempo gli abitanti di via Tiro a Segno tornano a casa, una volta tanto meno pessimisti del solito. Il Comune ha promesso che interverrà prontamente, e dopo aver atteso quasi 40 anni, potrebbe essere questione di settimane. Ma non è ancora tempo di gioire, troppe volte sono stati abbandonati per potersi fidare delle istituzioni. Per loro non è ancora arrivato il tempo di vedersi garantito il diritto a vivere in un ambiente con servizi fognari degni di un Paese civile.

[di Julie Déléant]

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