mercoledì 1 Maggio 2024

Pakistan: documenti rivelano le pressioni USA dietro la destituzione di Imran Khan

Emergono nuovi elementi intorno alla vicenda dell’ex primo ministro pakistano Imran Khan, rimosso dal suo ruolo in seguito ad un voto di sfiducia parlamentare nel 2022 e da allora al centro dell’attenzione mediatica nazionale e internazionale per la sua lotta contro l’esercito e i suoi oppositori politici, accusati apertamente da Khan di avere agito dietro pressione diretta degli Stati Uniti d’America. La potenza a stelle e strisce, infatti, mal tollerava la posizione neutra assunta dal politico pakistano rispetto al conflitto in Ucraina, nonché la sua apertura verso la cooperazione politica e commerciale con Russia e Cina. Le accuse di Khan sono sempre state respinte sia dall’esercito e dai suoi oppositori politici che dagli stessi Stati Uniti. Tuttavia, è emerso ora un documento segreto, nello specifico un cablogramma ottenuto dal giornale online The Intercept, che confermerebbe la versione dell’ex primo ministro pakistano secondo cui gli Stati Uniti sono intervenuti per far sì che il capo del Movimento per la Giustizia del Pakistan fosse destituito. In seguito alla sua rimozione da primo ministro, si sono scatenate importanti e partecipate proteste in difesa di Khan e ne è seguito un grave dissidio politico interno.

Secondo The Intercept, il cablogramma contiene il resoconto di un incontro tra l’ambasciatore pakistano negli Stati Uniti e due funzionari americani avvenuto il 7 marzo 2022, durante il quale il Dipartimento di Stato americano ha incoraggiato alcuni politici pakistani a rimuovere Khan dal suo incarico, promettendo in cambio relazioni più amichevoli col Paese asiatico oppure isolamento, nel caso in cui si fossero rifiutati di destituire l’allora primo ministro. L’incontro diplomatico è avvenuto due settimane dopo l’invasione russa dell’Ucraina, iniziata mentre Khan era in viaggio verso Mosca, una visita che ha fatto infuriare Washington. Il giorno prima dell’incontro, invece, Khan, parlando ad una manifestazione, aveva risposto agli appelli europei affinché il Pakistan si stringesse attorno all’Ucraina: «Siamo i tuoi schiavi? Cosa pensi di noi? Che siamo tuoi schiavi e che faremo tutto ciò che ci chiederai? Siamo amici della Russia e siamo anche amici degli Stati Uniti. Siamo amici della Cina e dell’Europa. Non facciamo parte di alcuna alleanza», aveva affermato davanti alla folla. Una serie di circostanze che hanno infine indotto l’intervento del Dipartimento di Stato americano.

Il cablogramma, ottenuto da The Intercept da una fonte anonima dell’esercito pakistano che afferma di non avere legami né con Khan né col suo partito, riporta per intero alcune affermazioni del funzionario americano Donald Lu – presente all’incontro del 7 marzo – secondo cui «le persone qui e in Europa sono piuttosto preoccupate per il motivo per cui il Pakistan sta assumendo una posizione così aggressivamente neutrale (sull’Ucraina), ammesso che tale posizione sia possibile. Non ci sembra una posizione così neutrale», avrebbe detto, per poi passare direttamente alla questione del voto di sfiducia: «Penso che se il voto di sfiducia contro il Primo Ministro avrà successo, tutto sarà perdonato a Washington perché la visita in Russia è vista come una decisione del Primo Ministro» avrebbe detto in base al documento, «altrimenti, penso che sarà dura andare avanti».

Il Dipartimento di Stato americano ha sempre negato e respinto tutte le accuse, bollandole come «disinformazione». Tuttavia, l’ormai ex Primo ministro Shehbaz Sharif ha prima negato l’autenticità del documento, poi accusato Khan di averlo fatto trapelare illegittimamente e, infine, privato di sostanza la qualità dei contenuti, attestandone così indirettamente l’autenticità in un’intervista a The Guardian. Funzionari del Dipartimento di Stato americano, invece, hanno dichiarato a The Intercept di non poter commentare l’accuratezza di un documento di un governo straniero, ma hanno sostenuto che i commenti non mostravano interferenze degli Stati Uniti nella politica pakistana. «Niente in questi presunti commenti mostra che gli Stati Uniti prendono una posizione su chi dovrebbe essere il leader del Pakistan», ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Matt Miller. Lo stesso, durante una conferenza stampa, rispondendo a un giornalista che chiedeva se la sostanza della conversazione riportata nel cablogramma fosse accurata, ha risposto che il rapporto era «vicino».

Allo stesso tempo, il ministro degli Interni pakistano uscente, Rana Sanaullah, ha disposto un’indagine per determinare l’autenticità del documentoaffermando che «Sebbene non ci sia nulla di nuovo in questa storia, l’indagine deve essere condotta per stabilire l’autenticità delle informazioni o del documento di origine. Potenzialmente, è un atto molto sinistro, traditore e sedizioso». Ha poi indirettamente confermato la validità del documento dichiarando che «Imran Khan aveva una copia del cifrario, che non ha restituito e ha confermato (a verbale) di averlo smarrito o perso. Se dimostrato colpevole, Khan dovrebbe essere processato ai sensi dell’Official Secret Act».

Dopo la destituzione di Imran Khan, il Pakistan è attraversato da instabilità e turbolenze politiche e sociali con la maggioranza della popolazione che sostiene il politico destituito. Lo scorso 14 agosto è stato nominato un nuovo primo ministro che ha sostituito Sharif – Anwaarul Haq Kakar – per traghettare il Paese verso nuove elezioni alle quali, con ogni probabilità, Khan non potrà partecipare. Il 5 agosto, infatti, è stato arrestato e condannato a tre anni di carcere con l’accusa di corruzione. Il che impedisce a Khan, considerato il politico più popolare della nazione, di partecipare alle prossime elezioni previste per la fine dell’anno. Una situazione che non fa altro che inasprire le divisioni interne ed erodere il consenso, aumentando i disordini e le tensioni nel Paese.

[di Giorgia Audiello]

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