giovedì 2 Maggio 2024

Francia: il governo promette l’impunità ai poliziotti autori di pestaggi

Il ministero degli Interni francese, presieduto da Gérald Darmanin, ha promesso delle riforme radicali del codice penale e civile, strizzando l’occhio a una delle polizie più violente d’Europa. Tra le misure sul tavolo figurano l’esclusione dalla detenzione provvisoria per i poliziotti e il divieto di filmarli in servizio. L’apertura di Darmanin segue la mobilitazione di otto giorni organizzata dai sindacati di categoria e partecipata da centinaia di agenti, i quali hanno adottato il codice interno 562, garantendo esclusivamente il servizio minimo di risposta alle emergenze. I poliziotti hanno iniziato la loro azione di protesta dopo che il tribunale di Marsiglia ha disposto la detenzione provvisoria per un collega accusato di aver sparato con il flashball (un lanciatore di proiettili di gomma) un ragazzo di 22 anni durante gli scontri di inizio mese, quando la morte di Nahel per mano di un agente ha scatenato le più grandi rivolte dei quartieri popolari dal 2005.

Sono bastati otto giorni di mobilitazione per arrivare a un tavolo tra i sindacati di polizia e il ministro degli Interni Gérald Darmanin, una delle figure più controverse del governo Macron. «I giornalisti devono avvertire le autorità prima di recarsi a seguire per la loro testata una manifestazione», dichiarò nel 2020 suscitando le polemiche delle organizzazione e dei sindacati di categoria. Nello stesso periodo era in discussione in Parlamento un disegno di legge sulla “sicurezza globale” che limitava, in particolare, la diffusione di immagini di poliziotti in servizio. La “legge liberticida” prevedeva una pena di un anno di carcere e 45.000 euro di ammenda per la diffusione di “immagini del volto o altro elemento di identificazione” di un poliziotto o di un gendarme durante un intervento, quando ciò puntava a “mettere in pericolo la sua integrità fisica o psicologica”. La proposta, bocciata successivamente dal Consiglio costituzionale, è stata avanzata nuovamente giovedì scorso durante l’incontro tra Darmanin e gli agenti. Nella stessa occasione, il ministro degli Interni ha promesso ai sindacati “una clausola che escluda i poliziotti dalla detenzione provvisoria“, come riportato trionfalmente da Fabien Vanhemelryck, il segretario di Alliance Police Nationale.

Hedi dopo il pestaggio della polizia.

L’argomento è ritornato al centro del dibattito pubblico con il caso Hedi, il 22enne di Marsiglia colpito nella notte tra l’1 e il 2 luglio da un proiettile di flashball, trascinato dietro a un’auto e pestato da un gruppo di poliziotti. «Ho provato a toccarmi la testa ma non c’era più il cranio», ha dichiarato Hedi alle telecamere di Konbini, un media francese. In seguito alle violenze dei poliziotti, i medici hanno infatti dovuto asportargli un pezzo della scatola cranica. La procura di Marsiglia si è immediatamente attivata, avviando le indagini e richiedendo la detenzione provvisoria per i quattro agenti che avrebbero preso parte al pestaggio. La richiesta è stata soltanto in parte accolta dai giudici, che hanno disposto l’arresto preventivo soltanto per l’agente accusato di aver sparato con il flashball, il lanciatore di proiettili di gomma in dotazione alla polizia.

Gli agenti hanno preso la notizia non come la conseguenza di una violazione del diritto bensì come un affronto. «La detenzione provvisoria del nostro collega a Marsiglia è un trattamento degradante e pericoloso per la nostra funzione», ha scritto Unité SGP Police, uno dei sindacati più importanti della polizia francese, invitando i colleghi ad aderire al codice interno 562. Una decisione che ha attirato le critiche della sinistra e della magistratura, preoccupate delle pressioni esterne sul corso della giustizia. Ad ogni modo non può stupire la presa di posizione da parte della polizia francese, divenuta negli ultimi anni via via più violenta. Si pensi alla manifestazione dello scorso marzo, quando 30 mila persone si sono riunite a Saint-Soline per protestare contro la costruzione di un grande bacino idrico. Sono seguiti scontri con la polizia che ha ferito oltre 250 manifestanti con l’uso di lacrimogeni, idranti e “granate stordenti”.

Queste ultime sono state utilizzate anche per sedare la mobilitazione avvenuta in Val Maurienne contro il Tav. Tra i 50 feriti della protesta c’è A., che ha riportato due fratture al metatarso e un profondo taglio con ustione, frutto dell’esplosione di una grenade assourdissante, una granata che teoricamente ha solo effetto stordente e che dovrebbe fare solo rumore, ma che invece continua a fare feriti e vittime. Lanciate in mezzo alla folla, colpiscono alla cieca sparando pezzi di metallo e plastica in tutte le direzioni. Innumerevoli le persone che hanno perso un occhio o subito ferite permanenti a causa di questi ordigni, usati sempre più spesso dalle forze di polizia francesi durante i cortei e le manifestazioni. Alle granate stordenti si aggiungono, tra gli altri, i gas lacrimogeni, i taser, i proiettili di gomma e le bombe a impulsi elettromagnetici. Si tratta delle cosiddette “armi non letali” che, a dispetto del nome, feriscono e non di rado uccidono.

[di Salvatore Toscano]

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