mercoledì 1 Maggio 2024

Le ragioni profonde delle rivolte francesi

Sei notti di scontri. Più di 2500 edifici bruciati o danneggiati, 12.000 macchine bruciate, 23.800 fuochi accesi nelle strade. Almeno 300 agenzia bancarie attaccate, 200 supermercati saccheggiati o distrutti, 273 attacchi ai commissariati, 168 scuole danneggiate, 105 Municipi presi di mira. Innumerevoli telecamere abbattute. Questa la conta dei danni delle sommosse che hanno investito la Francia dopo l'uccisione del diciassettenne Nahel da parte della polizia. Una rivolta sulle cui ragioni si interrogano tutti i media, francesi e non. Ogni analista e intellettuale lancia la propria interpretaz...

Questo è un articolo di approfondimento riservato ai nostri abbonati.
Scegli l'abbonamento che preferisci 
(al costo di un caffè la settimana) e prosegui con la lettura dell'articolo.

Se sei già abbonato effettua l'accesso qui sotto o utilizza il pulsante "accedi" in alto a destra.

ABBONATI / SOSTIENI

L'Indipendente non ha alcuna pubblicità né riceve alcun contributo pubblico. E nemmeno alcun contatto con partiti politici. Esiste solo grazie ai suoi abbonati. Solo così possiamo garantire ai nostri lettori un'informazione veramente libera, imparziale ma soprattutto senza padroni.
Grazie se vorrai aiutarci in questo progetto ambizioso.

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

15 Commenti

  1. A proposito delle dinamiche profonde che permeano l’iper-modernità e per una loro lettura lucidissima e disincantata, segnalo la brillante sociologa franco-israeliana Eva Illouz, una voce che potrebbe interessare a molti, nel Bel Paese del Mondo Buono e della Grande Bellezza.

  2. Temo che la sua interpretazione così entusiasta ed idilliaca, si scontri con una realtà molto più prosaica e nondimeno molto intricata.
    Un primo elemento è che la bizzarra ed eterogenea mistura culturale che caratterizza le nuove generazioni è evidentemente impregnata fino al midollo dallo storytelling dell’immagine, che ha trovato la strada spianata nella loro profonda e penetrante angoscia esistenziale, di cui tutto il corredo vestimentario è simbolo oramai mondiale e oggetto di morboso desiderio, NIKE compresa. Poi, la dice lunga che abbiano appiccato il fuoco anche a delle biblioteche, ciò che l’articolo omette.
    La disperazione di questa gente è, fondamentalmente, la stessa di quella delle generazioni precedenti ovvero essere considerati stranieri sia in Francia sia nei Paesi d’origine dei genitori e/o dei nonni. La voragine è questa, ma pochi sono quelli che vogliono vederla. I nonni se ne stavano zitti, così come i nostri nonni e i nostri padri migrati in Francia, vietavano ed impedivano i loro figli di parlare l’italiano in casa. (Si veda “Voyage en Ritalie” di Pierre MILZA).

    P.S. Faccio presente ai lettori, nonché alla pubblicazione, che delle realtà vissute dalla folta platea d’italiani stabilitisi nei maggiori Paesi europei negli ultimi due o tre decenni, non interessa niente a nessuno. Ma proprio nessuno.

  3. Esauriente analisi. Importante la rilevazione degli episodi di saccheggio e distruzione di negozi e edifici che ospitano le strutture del potere. L’ attacco a Nike e altri prodotti imposti dal consumismo, rivelano un sentimento di coscienza molto profondo: distruggere i simboli della mercificazione dell’esistenza. Il possesso della merce e’ diventato il traguardo da raggiungere nella attuale società: e’ il possesso di merci che qualifica le persone. Questi ragazzi francesi si ribellano contro tutti questi strumenti di condizionamento e di sottomissione e costituiscono una avanguardia che dovrebbe fare riflettere e costituire un esempio perlomeno in Europa. In Francia ormai e’ tutta la società’ degli sfruttati che si ribella, i gilet gialli, les banlieues, la lotta contro la legge pensionistica, i ragazzi della ribellione recente che hanno deciso di non sottomettersi, ma che tuttavia non ha ancora un programma e una organizzazione alternativa all’attuale potere del capitale e della finanza. Ma siamo nel corso di un processo.

  4. “Uccidere un ragazzino” RAGAZZINO ! E perché no “bambino” ?

    (Vivo in Francia da più di trent’anni e sull’argomento in oggetto mi sono già espresso di recente proprio su questo sito).

    Noto che anche L’INDIPENDENTE non è immune da l’utilizzo di quel pessimo, stucchevole, ridicolo e degradante vezzo linguistico – vero e proprio collante trasversale che unisce il Bel Paese del Mondo Buono come solo possono le passioni collettive – secondo il quale l’Italia è popolata quasi esclusivamente da RAGAZZI e RAGAZZE, come canta il tormentone caro al mainstream mediatico, allegramente ripreso come un coro da stadio. Vergognoso è dir poco !!!

  5. A prescindere da integrazione o meno nessuno ha il diritto di togliere la vita ad una persona semplicemente per che non si è fermata ad un posto di blocco. E inaccettabile tutto questo e giusta e l indignazione del popolo. Questi non sono poliziotti sono ASASSINI.

  6. Alla fine della fiera è sempre colpa dei bianchi razzisti, siano essi poliziotti o cittadini. Ma queste mandrie di cammellieri di terza generazione non si sono voluti integrare, non hanno un’identità e ci odiano. Loro si sono davvero razzisti, IL NEGRO È RAZZISTA e rifiuta la civiltà! Mettetevelo in testa!

    • Imbarazzante ed oltraggioso. Ma non perché hai detto negro, non perdiamoci in stronzate.
      Nordafricani e magrebini si sentono presi in giro da una società che li abbandona, che li ignora e che li discrimina. È dagli anni ’90 che l’immigrazione è stata politicizzata dai partiti di estrema destra francesi ed additata come presunta causa di problemi economici degli autoctoni. Questo si inserisce in una tendenza più vasta a livello europeo, dove partiti populisti di destra usano il tema dell’immigrazione per mobilitare al voto tutti i vinti dalla globalizzazione, coloro che non hanno saputo adattarsi all’economia post-industriale. Il negro non è razzista, il negro esige di essere trattato allo stesso modo del bianco

      • Torniamo sempre lì, la.destra populista e razzista, la polizia cattiva, i cittadini poco inclusivi, bla bla bla……. Queste sono comunità indigene che non si sono integrate, non ne hanno intenzione e odiano la nostra cultura. Sono portatori di inciviltà. Però vengono qui a pretendere di essere trattati da eguali. Vanno nelle nostre scuole, utilizzano i nostri ospedali, ecc…. prima di esigere dovrebbe DARE!!!!! Sul livello della politica non mi esprimo, vista la miseria umana che la caratterizza (sia dx che sx)

    • Lei sguazza fieramente in una melma mefitica d’ignoranza crassa che non ha nessuna giustificazione se non quella di un’indigenza intellettuale che è tuttavia una componente non trascurabile del nostro tempo.
      Con l’aggravante che tale aridità viene perfino esibita, tale un pallone gonfiato, postura da galletto di quartiere, un quaquaraquà!

  7. Io mi sono abbonata al vostro editoriale perché apprezzo, soprattutto in questo momento di “oscurità nell’informazione”, la vostra trasparenza.
    Quello però che in questo articolo non comprendo, è il voler far passare in secondo piano il fatto che entrambe le (ingiustamente) vittime non si sono fermate all’alt della polizia: non mi sembra corretto.
    In un mondo civile, tutti seguono le regole, anche quelli a cui viene chiesto di fermarsi ad un posto di blocco.

  8. Grazie M.C. Articolo importante.
    In tutti gli stati che definivamo democratici, la repressione contro i manifestanti (anche pacifici) ha raggiunto livelli di grande, inaccettabile violenza.
    Colonialismo, importazione e sfruttamento della manodopera, neocolonialismo e sfruttamento delle risorse naturali dei paesi tenuti in condizioni di sottomissione. Aumento della sperequazione (ai livelli dell’epoca della rivoluzione industriale) e gestione e corruzione (droga, consumismo, social media) dei poveri di qualsiasi colore. Tutti gli stati che definivamo democratici, sono gestiti dalla finanza, contro gli interessi dei più. Se uno stato si dotasse di vera democrazia, perderebbe fondi, prestiti, sovvenzioni… MA anche la consapevolezza di questi fenomeni sta crescendo.
    Quanto tempo ci vorrà?

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria

Grazie per aver già letto

10 dei nostri articoli questo mese.

Chiudendo questo pop up potrai continuare la lettura.
Sappi però che abbiamo bisogno di te,
per continuare a fare un giornalismo libero e imparziale.

Clicca qui e  scopri i nostri piani di abbonamento e supporta
Un’informazione – finalmente – senza padroni.

ABBONATI / SOSTIENI