venerdì 3 Maggio 2024

Desiderare il desiderio

Si potrebbe cominciare in tanti modi: ad esempio, desiderare il desiderio?, sì, è possibile, basta ammettere che dare contenuti al tempo è un compito difficile perché, appena decidiamo qualcosa, compaiono le difficoltà, e allora, invece di realizzare quello che vorremmo, siamo costretti ad occuparci del modo in cui superare gli ostacoli che si presentano o si possono presentare. Diventare calcolatori, ingegneri, avvocati, benché fossimo nati come artisti, innamorati di una idea.

Gilbert K. Chesterton osservava giustamente che bisogna essere come il principe della fiaba rispetto al gigante: così umile da temere e tanto audace per sfidare.

Desiderare il desiderio è l’atteggiamento giusto per uscire dallo schema della ripetizione, dal rispetto non richiesto delle regole, dai timori preconcetti, dalle resistenze dell’ovvio.

Desiderare il desiderio è vincere le paure che ci immobilizzano, è sollecitare, provocare, stimolare negli altri la autenticità, la rivelazione, lo svelamento di quelle parti del Sé che il nostro interlocutore, la nostra interlocutrice tiene sopite, ritenendole banali o inutili.

Desiderare il desiderio è sapere parlare di sé ma soprattutto suscitare negli altri forme, spazi di liberazione, di autenticità, di visione. Desiderare il desiderio è stare a tavola con il piacere di parlare, è farsi venire idee anche quando non è richiesto, è regalarle le idee, uscendo dal meccanismo economicista, utilitaristico, narcisista che rende tutto sottoposto alla logica del profitto, della competizione, del successo per poi scoprire, alla fine, o che ci hanno pagato poco e/o che non hanno capito niente di noi.

Desiderare il desiderio è allargare i campi del gratuito, dello stupore soprattutto. Ancora Chesterton scriveva che l’uomo deve avere fede in sé stesso quanto basta per buttarsi in una avventura e dubitare di sé quanto basta per goderne.

Quindi è necessaria una qualche insoddisfazione per perfezionare il nostro agire, per superare con le risorse istintive del bricolage gli ostacoli posti dalle leggi della fisica e dalla burocrazia. Lottare anche silenziosamente, tenacemente contro le trappole imposte dalle condotte standardizzate.

Desiderare il desiderio è uno stato d’animo ma anche uno stato dell’anima: perché non si riduca a velleità, a frustrazione è necessario che includa altri, che li contagi come una risata, che li sorprenda per la irritualità, per quella sottile maleducazione insita in ogni manifestazione di libertà.

Desiderare il desiderio è adottare simultaneamente vari punti di vista, come fossimo registi di quello che stiamo vivendo. Immaginare, come faceva Antoine de Saint-Exupéry mentre pilotava il suo aereo di notte, che quelle luci dei paesi e delle città, laggiù in basso, che lui vedeva fossero loro le stelle, miracoli luminosi di mille coscienze.

[di Gian Paolo Caprettini – semiologo, critico televisivo, accademico]

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2 Commenti

  1. Insomma, desiderare il desiderio è accettare ciò che la vita ha deciso giusto per noi, piuttosto che viceversa.
    Gian Paolo, trovo spesso bellissimi questi tuoi articoli, nei quali vedo una grande profondità e un comune sentire.
    Grazie

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