venerdì 8 Novembre 2024

Recensioni indipendenti: Il cuore delle formiche (libro)

Un libro che potrebbe essere (potrebbe sottolineato) considerato un caso editoriale, ma partiamo da lontano. Da tre domande. Domanda numero uno, quante copie dovrebbe vendere un libro di narrativa? Domanda numero due, servono le presentazioni? Domanda numero tre, conoscete Zena Roncada, di Sermide, nel mantovano? Rispondiamo, andando a ritroso. Su Zena Roncada: è una giovane pensionata, ex insegnante, che ha pubblicato poesie e racconti e, adesso, anche un romanzo: Il cuore delle formiche. Che è la storia di donne di uomini dal periodo fascista alla Liberazione. Zena ama la sua terra, la sua gente e la letteratura. Il cuore delle formiche di Zena Roncada è rosso come lei: ma è un comunismo che viene dal basso, quello più bello e vero, perché coincide con il senso del giusto (non quello avvezzo ad obbedir tacendo).

Sulle presentazioni. Servono per favorire il passa parola, un autore noto che pubblica per un grande editore – con supporto di mamma tv, pubblicità e recensioni illustri – può richiamare folle oceaniche, un autore sconosciuto gongola se si registrano magari dieci-dodici presenze, con 3, 4 copie vendute (può andare meglio, ma in genere va peggio…).

Restiamo alla presentazioni ma soffermiamoci su Zena Roncada e sul suo libro, fresco di stampa. Allora: sabato 17 giugno, Area nautica di Sermide (Mantova), 350 persone;  giovedì 29 giugno, Loggiato di Palazzo Ducale a Borgo Mantovano: 90 persone.

Risposta veloce alla prima domanda, sulle vendite. Ogni giorno escono quasi 200 libri. Alcuni – ma questo accade da oltre vent’anni – non vendono niente. Copie agli amici, poi carta da macero. Un libro editato da un grande editore può vendere migliaia di copie (tante migliaia se ne parlano in tv o se è finalista allo Strega o se ha alle spalle una casa editrice che lo distribuisce anche negli autogrill), un libro editato da un piccolo editore può vendere dalle 200 alle 400 copie, ed è festa grande.

Rivedendo il tutto possiamo ipotizzare che Zena Roncada col suo romanzo Il caso delle formiche sia un caso editoriale. Quasi una ribellione all’usa e getta dell’editoria nostrana: 450 presenze nelle prime due presentazioni (e altre ne verranno) con tutte le copie vendute non è poca cosa, visto e considerato che si tratta di piccola editoria: Temposospeso è un nuovo marchio editoriale, ha sede in un piccolo borgo dell’Appennino genovese, ed appartiene a Massimo Angelini e da Esther Weber (già editori di Pentagora).

Veniamo al libro.

Un paese a ferro di cavallo, di campi e di nebbia, sulle rive del Po. Dentro il paese, una comunità attraversata dal fascismo e dalla guerra. La storia e le microstorie che ruotano attorno a due giovani, Rosa e Luigi, e alle loro famiglie, commuovono e coinvolgono. Lo stile di Zena Roncada – va detto – rimanda ad autori degli anni cinquanta-sessanta.

Prime due righe: “II bello dell’andare a letto presto era quell’alzarsi dentro il buio chiaro, nel giorno che è sul punto di arrivare”. Con un registro realistico e poetico al tempo stesso – più poetico nella prima parte, dedicata a Rosa, più secco e duro per guerra di Russia e fascismo – la scrittrice ci racconta la storia di una comunità e di un paese, ma non solo: le pagine del libro sono anche pagine di colori e profumi: dalla neve e la nebbia sugli argini del Po alle minestre povere d’allora.

Zena scrive e dipinge: pennallete che restano.

“Nel buio, fuori, la figura di suo nonno, suo nonno così vicino al pozzo, così vicino al pozzo: storto e sbilenco, con un pendere a metà fra slancio e indecisione. Fermo sull’orlo, dove il secchio poggia con la catena lenta. Facile capire. Nel pozzo non c’era niente da cercare, c’era solo la voglia di finire. Non bastò chiamarlo sottovoce. Bisognò andare a toccarlo sulla spalla. – Vieni via – soffiò piano, quasi per paura di farlo bar- collare. L’uomo non disse nulla, ma neppure si spostò, quasi una calamita lo chiamasse dentro l’acqua. La Rosa tastò nel buio, fino a trovare la mano di suo nonno e se la tenne stretta come fa una madre col bambino. – Vieni via – gli disse, tirandolo con dolcezza. Bigìn era freddo e duro, ma non fece resistenza e si lasciò portare in casa. – Chiudi la porta, Rosa: per stanotte è ancora casa nostra – la voce del vecchio aveva un tremito che dava struggimento. – Poi, domani, si andrà nella casa bassa, dietro. – Non conta, nonno. Basta che ci sei – disse la Rosa. – Non deve saperlo mai nessuno, di stanotte. Restarono così, fino alla mattina.”

C’è anche un po’ di nostalgia per il “come eravamo”? Sì, c‘è, convive con le pagine tristi, di dolore. Un po’ come ne Il quartiere di Vasco Pratolini le formiche che vivono nel paese a forma di ferro di cavallo sono legate, molto legate, alle loro case e alle tradizioni ma ancor di più respirano quel senso di comunità (che oggi si va perdendo) caro all’autrice e ai suoi lettori. Le sue formiche sono tenaci, non dimenticano. Nel loro cuore troviamo la coscienza di Zena, che è coscienza collettiva, che è memoria storica, che è un mosaico di piccole storie – di vita e di morte, di lacrime e sorrisi. Di cuori che palpitano.

Non si trova in tutte le librerie del regno: meglio ordinarlo. Su Amazon certo, c’è, ma da un libraio è sempre meglio. Chi volesse conoscere la scrittura della Roncada può andare a sfogliare le pagine del suo vecchio blog, digitando Colfavoredellenebbie. Le presentazioni, intanto, proseguono.

[di Remo Bassini]

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