lunedì 29 Aprile 2024

Un nuova scoperta archeologica a Selinunte: l’antica colonia greca in Sicilia

A Selinunte in Sicilia è stata scoperta una struttura lunga 15 metri e quattro filari di blocchi alti circa 1,80 metri. Il tutto a pochissima distanza da quella che era ritenuta la darsena collegata al mare. Serviranno indagini più approfondite per comprendere il vero utilizzo della facciata. Il georadar ha registrato molti altri segnali che fanno sperare in altre scoperte future. Per il direttore dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma Dieter Mertens si tratterebbe di una parte dell’impianto urbano della città greca. Secondo i ricercatori si tratta di una scoperta tanto importante da potere ridefinire la topografia dell’antichissima città.

Selinunte era un’antica città siceliota situata sulla costa sud-occidentale della Sicilia, nell’odierna Trapani. I Sicelioti erano gli abitanti delle poleis greche in Sicilia costituite dall’VIII secolo a.C. Si attribuivano tale nome per distinguersi dai Greci dell’Ellade e della Magna Grecia e dalle altre popolazioni autoctone isolane. La città ebbe una vita breve (circa 240 anni) ed in questo periodo la sua popolazione crebbe fino a raggiungere i 100.000 abitanti. Fu fondata nel 650 a.C. e raggiunse velocemente il suo massimo splendore nel VI e V secolo a.C. La città costituisce la colonia greca più occidentale della Sicilia, a diretto contatto con l’area occupata dai Cartaginesi. Tutta la sua storia è condizionata da questa posizione di confine, fino alla conquista romana della Sicilia che iniziò nel 264 a.C.

Selinunte è il parco archeologico più esteso d’Europa. Tra i ritrovamenti più famosi ci sono templi, sculture, monete, cave, necropoli e l’Efebo di Selinunte. La scoperta è del Parco archeologico, diretto da Felice Crescente, che ha già avviato ulteriori ricerche nella zona del ritrovamento. Le strutture sono rinvenute durante dei semplici lavori di disboscamento e ripristino del Vallone del Gorgo Cottone. All’inizio è affiorato solo l’angolo di un blocco. Linda Adorno, archeologa studiosa di Selinunte e responsabile della sorveglianza dei lavori, ha immediatamente sospeso i lavori per indagare in maniera più approfondita e ha avviato una pulizia della zona. Al suo fianco anche la collega Melanie Jonasch e un gruppo di studenti dell’Università di Palermo, che negli stessi giorni erano in ricognizione sul territorio urbano.

Non è ancora stato compreso il vero utilizzo antico della facciata, ma saranno condotte al più presto indagini più approfondite. Nei documenti dei viaggiatori tra il Settecento e Ottocento non c’è traccia della costruzione. Il georadar ha registrato molti altri segnali sotto la sabbia ed è anche per questo che gli archeologi ad oggi si sono limitati a formulare solo ipotesi sulla forma e sulla funzione originale della struttura. Ciò che è certo è che si tratta di un ritrovamento di grandissimo interesse storico che potrebbe far riscrivere la topografia della città antica. Secondo alcuni esperti, la posizione del ritrovamento indicherebbe un collegamento con il traffico navale del porto orientale. Dieter Mertens, uno dei più grandi conoscitori dell’impianto urbanistico di Selinunte, è convinto che la struttura sia una parte integrante dell’impianto urbano della città greca, visto che si trova perfettamente in linea con la rete stradale del sistema meridionale.

[di Roberto Demaio]

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