lunedì 29 Aprile 2024

Il CAI e il dibattito surreale sulle croci in Montagna: come nasce una fake news

«Possibile che direttori di giornale, redattori, cronisti non verifichino in modo oggettivo ciò che si è detto in quell’occasione?» è la domanda che si è posta l’autrice Ines Millesimi sul brutto pasticcio dei media che si sono inventati di sana pianta la notizia della fantomatica proposta del CAI di togliere le croci ad alta quota, dalle vette delle montagne.

Se è pur vero che in estate, quando nelle redazioni scarseggiano le notizie, si tende a raschiare il fondo del barile e a spettacolarizzare anche casi poco rilevanti, qui ci troviamo di fronte a un episodio da manuale che potremmo ribattezzare: “come ci si inventa una fake news sulla base del nulla”. Pensiamo per esempio al Corriere che ha titolato: “Svolta del Cai: «Basta nuove croci sulle vette delle montagne: anacronistiche, non rappresentano tutti gli scalatori»”. E tutti dietro, per non bucarsi la notizia. È stato, infatti, un vero e proprio telefono senza fili quello che ha portato, sulla base di una bufala, a creare uno scandalo, con tanto di indignazione collettiva, strumentalizzazione politica e coinvolgimento ministeriale.

Per spiegare come sia nato il tutto, bisogna fare un passo indietro. Il cortocircuito mediatico ha avuto origine durante la presentazione del libro Croci di vetta in Appennino presso l’Università Cattolica di Milano, alla presenza dell’autrice Ines Millesimi. Durante l’evento, si è discusso in modo generico della questione delle croci di vetta, ma nessuno ha mai avanzato l’ipotesi di rimuoverle o di promuovere l’interculturalità attraverso tale azione.

Eppure, la notizia, sfacciatamente falsa, ha fatto rapidamente il giro d’Italia, alimentata dalle dichiarazioni indignate della destra. La ministra Daniela Santanchè – che avrebbe ben altro a cui pensare in questo periodo – si è dichiarata “basita” e ha condannato questa presunta decisione contraria ai princìpi del Paese. Il ministro Matteo Salvini ha bollato la proposta di vietare le croci in montagna “una sciocchezza, senza cuore e senza senso”. “Difendiamo i nostri valori, la nostra identità, le nostre radici”, ha fatto eco il ministro degli Esteri Antonio Tajani

Dopo meno di 24 ore di putiferio mediatico, il presidente del CAI, Antonio Montani, ha smentito categoricamente qualsiasi intenzione di cancellare le croci di vetta, arrivando a cospargersi il capo di cenere per aver potuto in qualche modo aver dato il via a questo putiferio mediatico. Montani ha chiarito che l’argomento non è mai stato trattato ufficialmente e che le dichiarazioni durante la presentazione del libro erano opinioni personali del direttore editoriale Marco Albino Ferrari. Montani ha quindi chiesto scusa per l’equivoco generato e ha rassicurato sul fatto che il Ministero sarebbe sempre stato coinvolto in questioni di tale portata. 

Millesimi ha invece evidenziato come i media avessero preso un abbaglio e riportato semmai il senso contrario degli interventi: «Anzi, il messaggio generale di tutti i relatori è stato ben altro rispetto al togliere croci. In vario modo, infatti, abbiamo parlato di un nuovo corso per la loro manutenzione e sull’opportunità e il senso di inserirne di nuove in luoghi già eccessivamente antropizzati».

Ma la questione non si ferma qui. FQMagazine ha intervistato i partecipanti all’evento e ha scoperto che nemmeno Marco Albino Ferrari ha mai avanzato l’ipotesi di cancellazione delle croci di vetta. “Ma scherziamo? Non l’ho mai detto”, ha precisato Ferrari. Anzi, la sua posizione riguardava il valore storico-culturale delle croci e l’importanza di preservarle, contrariamente a quanto è stato invece distorto dai media. 

Pare che la fake news sia nata dalla ripresa di un articolo del 13 giugno 2023 sul portale del CAI Lo Scarpone. Nell’articolo, intitolato “Croci di vetta: sbagliato rimuoverle, anacronistico installarne di nuove”, a firma di Pietro Lacasella, in un passaggio leggiamo: “Ma la società attuale si può ancora rispecchiare nel simbolo della croce? Ha ancora senso innalzarne di nuove? Probabilmente la risposta è no. Innanzitutto, perché l’Italia si sta rapidamente convertendo in uno Stato a trazione laica, territori montani compresi. Pertanto, la croce non rappresenta più una prospettiva comune, bensì una visione parziale”. Da questo passaggio – in cui si basi bene, nessuno vuole rimuovere: le croci, semmai evitare, in futuro, di innalzarne di nuove sulle cime delle montagne – potrebbe essere nato il colpo di sole che ha tramortito i nostri organi di stampa e mandato in tilt, per un paio di giorni, anche alcuni “pasionari” del governo in cerca di battaglie da combattere.

[di Enrica Perucchietti]

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5 Commenti

  1. Sarà mica che tutto serve allo scopo di distrarre continuamente la gente, in modo che non pensi a cose ben più “serie” (e lo dico da cattolico) come il ruolo totalmente servile dell’Italia (verso UE e Stati Uniti) nella guerra in Ucraina?

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