venerdì 19 Aprile 2024

Lottare per la libertà di stampa significa rivendicare un diritto fondamentale

Oggi, 3 maggio, è la Giornata mondiale della libertà di stampa, arrivata alla sua 30° edizione, la cui celebrazione principale sarà ospitata dall’UNESCO, a New York. Una conferenza globale si terrà presso la sede delle Nazioni Unite mentre manifestazioni, sit-in, convegni e altri tipi di aggregazione animeranno centinaia di città nel mondo. In Italia, per candidare Julian Assange come padrino della ricorrenza, ANPI e il gruppo Free Assange Italia, promuovono iniziative a suo favore a Roma, Genova e Padova. Numerose saranno le manifestazioni in tutto il mondo per celebrare questo giorno. La principale si terrà presso l’UNESCO, nella sede della Nazioni Unite di New York. «La libertà di stampa è la pietra angolare della società democratica. Senza dibattito di idee, senza fatti verificati, senza diversità di prospettive, la democrazia è l’ombra di sé stessa; e proprio per ricordarcelo è stata istituita la Giornata mondiale della libertà di stampa», sono le parole iniziali del messaggio del Direttore Generale dell’UNESCO, Audrey Azoulay.

Durante la giornata si svolgeranno diversi panel a cui partecipano diversi giornalisti e attivisti ma che vedrà anche la partecipazione di Samantha Power, amministratore di USAID. Power farà il discorso di apertura al panel che prende il nome di Libertà di stampa, minacce ai giornalisti e futuro dei media. Power è a capo dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID), organizzazione che sul proprio sito si descrive così: “la principale agenzia di sviluppo internazionale del mondo e un attore catalizzatore che guida i risultati dello sviluppo. Il lavoro di USAID promuove la sicurezza nazionale e la prosperità economica degli Stati Uniti, dimostra la generosità americana e promuove un percorso verso l’autosufficienza e la resilienza dei destinatari”.

Il 29 aprile scorso, il presidente Joe Biden, durante la cena dei corrispondenti della Casa Bianca, ha aperto il suo discorso rivolgendosi alla famiglia di Evan Gershkovich, il giornalista del Wall Street Journal arrestato in Russia nel marzo scorso con l’accusa di spionaggio. Durante il discorso, il Presidente USA Biden ha poi affermato: «Stasera il nostro messaggio è questo: il giornalismo non è un crimine».

Tutto molto bello. Se non fosse per un piccolo ma al contempo gigantesco dettaglio che infarcisce tutto quanto di pura ipocrisia. Quel dettaglio è una persona e si chiama Julian Assange. Inutile ormai dire che le parole dei vari politici occidentali riguardo la libertà d’informazione si scontrano con la realtà dei fatti: censura, shadowbanning e carcere duro. Mentre l’Occidente utilizza metodi sottili, ma pervasivi, per frenare la libertà di stampa e d’informazione, accusando il resto del mondo di non essere all’altezza della moralità e dello sviluppo di questa parte, Assange rappresenta l’emblema di una ferocia dispotica, degna di vecchi regimi, verso una persona che il leviatano moderno non è stato in grado di fermare nel rivelare verità oscure e indicibili e che fanno squagliare ogni patina democratica con cui ricopriamo ogni cosa dell’agire politico quotidiano. Così, cui colui che pronuncia la frase “il giornalismo non è un crimine” è il Presidente dello Stato che vuole incarcerare a vita una persona che ha osato mettere in luce le malefatte del medesimo. Il giornalismo non è un crimine ma, evidentemente, lo diventa se colpisce in certi punti sensibili, specie quelli in cui al pubblico viene permesso il disvelamento del reale, lontano da ogni ipocrisia con cui il potere si veste.

Nella giornata di oggi, ANPI e il gruppo Free Assange Italia promuovono iniziative in favore di Julian Assange «Con le nostre tre iniziative proponiamo la figura di Julian Assange come padrino della Giornata Mondiale per la Libertà di Stampa perché egli dimostra come dovrebbe essere il buon giornalista, non asservito e capace di dire la verità in faccia al Potere. Purtroppo, oggi come oggi, succede spesso il contrario. La quotidiana manipolazione dell’informazione è talmente pervasiva da far credere colpevole chi rivela i crimini e non chi li commette!», sono le parole degli attivisti di Free Assange Italia. E torna alla mente ciò che disse Malcom X: «Se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse e amare quelle che opprimono». Questo accadeva allora, e oggi ancor di più, poiché i mezzi d’informazione sono sempre più utilizzati come megafono dell’élite dominante, con cui questa costruisce la narrazione favorevole al mantenimento della propria posizione dominante.

Per questo, la battaglia per la libertà d’informazione è cruciale per ogni altro tipo di lotta. Infatti, come dicono gli attivisti di Free Assange Italia, «la battaglia per Assange non è solo per salvare un giornalista innocente, ma è una battaglia politica per la salvaguardia del nostro diritto di essere informati e di conoscere, anche ciò che di criminale fanno i governi, di nascosto, ai danni di noi cittadini. È la lotta per la trasparenza, per la libertà di stampa e di espressione, per la sopravvivenza stessa della democrazia, ossia di tutti noi».

[di Michele Manfrin]

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