domenica 13 Ottobre 2024

Il Messico nazionalizza il litio: “non è degli americani, né dei cinesi, ma del popolo”

Niente più sfruttamento di litio messicano, almeno non da parte di Paesi stranieri. È quanto ha stabilito il Presidente Andrés Manuel López Obrador firmando un decreto che nazionalizza il metallo tanto caro alla filiera delle batterie per auto elettriche, simbolicamente siglato nella città di Bacadéhuachi, sede della più grande riserva di litio al mondo. L’obiettivo del Governo è piuttosto chiaro: impedire a potenze come Russia, Cina o Stati Uniti di sfruttare le sue riserve, che coprono più di 200mila ettari distribuiti fra diversi comuni (come Arivechi e Divisadero). Così, sull’eco delle parole del suo rappresentante («facciamo in modo che la Nazione sia la proprietaria di questo minerale strategico»), il Messico ha creato la LitioMX, società pubblica ‘Litio per il Messico’ controllata dal ministero dell’Energia.

Che ne sarà delle società che detengono già delle concessioni sul territorio? Queste sono al momento 36, di cui 27 attive. La più importante, che ha come protagonista la cinese Bacanora Lithium, prevede per l’anno in corso l’estrazione di 35mila tonnellate di metallo all’anno. Obrador ha detto che anche questi accordi saranno ‘rivisti’ alla luce dei nuovi sviluppi – anche se non si sa come e in che modo – ma è molto probabile che il Messico non escluda del tutto la partecipazione ‘esterna’ (pur mantenendo, dice, sempre una quota di maggioranza in qualsiasi futura joint venture).

Senza gli investimenti stranieri, infatti, come tra l’altro ha ammesso lo stesso Presidente in passato, il Paese non sarebbe in grado di fornire il denaro necessario allo sfruttamento e l’estrazione del litio presente sul suo territorio e probabilmente non sarebbe neppure in grado di gestire tali operazioni. Fermo restando che la nazionalizzazione del metallo c’è, esiste, ed è un dato di fatto.

Di litio negli ultimi anni si parla moltissimo. Questo viene estratto principalmente in Sud America e in Australia, ed è in realtà presente in poche zone del mondo (circa 23 Paesi). Si stima che il Messico possa avere circa 1,7 milioni di tonnellate, piazzandosi al decimo posto in termini di riserve.

E, visto che dal 2035 entrerà in vigore il divieto di vendita di auto nuove con motore a combustione, la domanda globale di litio, non a caso definito ‘oro bianco’, esploderà. La stessa Commissione europea a settembre del 2020 lo ha inserito, per la prima volta, nell’elenco dei “materiali critici” – definiti tali per l’alto valore economico e l’elevato rischio di approvvigionamento. Solo in Europa la domanda di litio potrebbe aumentare di 18 volte nei prossimi dieci anni, visto il suo impiego in ambito tecnologico, superando l’offerta. Tant’è che in diverse parti del mondo, quelle più ricche di litio – tra cui il famoso “Triangolo del Litio”, un’area tra Cile, Argentina e Bolivia che detiene più della metà delle riserve mondiali – cresce di giorno in giorno la preoccupazione per gli impatti socio-ambientali e geopolitici che la frenetica ricerca del metallo potrebbe portarsi dietro. E che l’Europa potrebbe causare per prima visto che attualmente dipende totalmente dalle risorse estere.

Obrador, prima di gioire, dovrà infatti fare i conti con un’altra realtà, già piuttosto concreta: la presenza della criminalità organizzata nelle zone interessate e la dilagante corruzione, entrambi elementi che crescono al crescere degli interessi economici. Senza considerare i danni ambientali – e anche umani, per via degli attivisti indigeni uccisi – che una spropositata estrazione mineraria si porta dietro.

[di Gloria Ferrari]

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