giovedì 12 Dicembre 2024

I russi che combattono con le pale e le altre bufale del mainstream sulla guerra

«Da Tassagart a Clonmore scorre un fiume di sangue sassone». Follow me up to Carlow è un canto popolare dell’epopea ribellistica irlandese che celebra la sconfitta di un esercito di 3.000 soldati inglesi, guidato da Lord Grey de Wilton, da parte di Fiach McHugh O’Byrne nella battaglia di Glenmalure, avvenuta nel 1580, durante la seconda rivolta dei Desmond. Circa 800 soldati inglesi furono massacrati durante un’imboscata, straziati a colpi di spade, lance, pale e asceUno scenario simile a quello che emerge, almeno nell’ultimo rapporto dell’intelligence ucraina, secondo cui i riservisti russi sarebbero costretti a combattere con le pale. Il documento parla di un attacco a un avamposto nel quale i militari di Mosca avrebbero ricevuto l’ordine di assaltare le forze di Kiev usando «armi da fuoco e pale».

Come sgusciati da un racconto di battaglie epiche o da una puntata di Vikings, questa sarebbe, infatti, la surreale situazione dell’esercito russo, costretto per la mancanza di munizioni a usare armi a dir poco vetuste. La pala in questione, di carattere più “mitologico” che moderno, già in voga durante il periodo sovietico, è lunga circa 50 centimetri, e ai lati della parte metallica viene affilata per essere usata come ascia.

Nello specifico, si tratta di un modello noto come MPL-50: progettata nel 1869, secondo il ministero della Difesa ucraino, si tratta di uno strumento che in Russia viene considerato, come si può ben immaginare, “superato”. Questo è forse l’unico punto del documento su cui si può concordare senza sorridere. Il report puntualizza come il conflitto sia diventato sempre di più una guerra di contatto per la quale i riservisti russi non sarebbero pronti «né fisicamente né psicologicamente». Sebbene sia redatto da una fonte istituzionale, ben lungi dal potersi considerare affidabile, la Bbc fa sapere di non essere riuscita a verificare il contenuto del rapporto, che non specifica dove e quando i russi avrebbero ricevuto l’ordine di usare le pale. 

Il report, però, è stato ripreso avidamente dai quotidiani italiani, anche da coloro che guidano le armate dei moderni Inquisitori digitali, l’onnipresente Open di Mentana, il giorno stesso in cui la Russia ha usato le nuove bombe plananti UPAB-1500B da 1,5 tonnellate contro l’Ucraina. Una notizia confermata da Kiev attraverso il portavoce dell’Aeronautica Yuri Ignat, citato da Ukrainska Pravda. Lo stesso Ignat ha spiegato ai media che l’Ucraina ha bisogno «degli F-16 o di altri aerei», proprio per difendersi dai missili a distanza e dalle bombe russe. Perché se l’esercito fosse davvero a corto di munizioni e fosse costretto a combattere come cinque secoli or sono, non ci sarebbe bisogno di continuare a mandare armamenti a supporto delle truppe di Kiev… 

Ora, al di là dell’evidente assurdità della ricostruzione dal sapore propagandistico, è bene ricostruire come i media mainstream ripetano a spron battuto da un anno esatto a questa parte che la Russia non è più in grado di sostenere la guerra. Dal marzo 2022, infatti, la stampa occidentale ha più volte insistito sulla narrazione secondo la quale la Russia sarebbe senza risorse (e ora senza armi né munizioni), incapace di continuare a sostenere il conflitto.

A ripeterlo è ancora oggi Ukrinform che, citando il capo dell’intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov si dice convinto che «l’esercito russo fallirà nei suoi obiettivi questa primavera, esaurirà i suoi strumenti di guerra». Ma questa litania viene promossa e ripetuta dagli organi di stampa, da un anno esatto e, soprattutto, è stata smentita nei mesi, dai fatti.

Il 4 marzo del 2022, già La Stampa sosteneva questa versione: secondo l’economista Vladimir Mirov – collaboratore di Navalny – Putin aveva finito le risorse e la guerra in Ucraina si sarebbe fermata entro 2-3 settimane al massimo: «Non hanno ancora capito che la Russia è piombata in una crisi economica che sarà peggio di quella del 1991. Diamogli altre due-tre settimane per comprendere la realtà: non ha le risorse per proseguire la guerra». 

L’intervista era stata ripresa da Open e altri colleghi, con scarse doti di lungimiranza. 

A prefigurare l’imminente collasso del Cremlino era anche il Wall Street Journal che, sempre a marzo di un anno fa, sosteneva che “Putin potrebbe temere più il default che la sconfitta in Ucraina”.

[La versione del WSJ sul conflitto Ucraino prima (a sinistra) e dopo (a destra).]
Oggi il WSJ, invece, scrive che la lotta mortale minaccia la capacità di Kiev di organizzare un’offensiva: le migliori brigate ucraine sarebbero morte in una feroce battaglia con i mercenari della Wagner, durante la battaglia per Bakhmut. Eppure, esattamente un anno fa, il quotidiano sosteneva che il conflitto sarebbe durato al massimo due settimane.

[di Enrica Perucchietti]

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