sabato 14 Dicembre 2024

Il fallimento di Macron in Africa: proteste anti-francesi in tutti i Paesi visitati

L’ultimo viaggio in Africa del presidente francese, Emmanuel Macron, ha ormai confermato definitivamente il totale declino dell’egemonia francese nel Continente nero. All’ex colonia, infatti, gli Stati africani hanno esplicitamente dichiarato di preferire nuovi partenariati con Russia e Cina. Si tratta, dunque, della fine della cosiddetta Françafrique. Il capo dell’Eliseo, dal primo al cinque marzo, ha visitato quattro Stati: Gabon, Angola, Repubblica democratica del Congo (Rdc) e Congo Brazzaville e ha dovuto affrontare diverse manifestazioni e proteste contro le politiche francesi in Africa.

Mentre il suo aereo arrivava in Gabon, prima tappa del suo tour, a Kinshasa – capitale della Rdc – una folla di giovani congolesi manifestava contro di lui davanti all’Ambasciata di Francia brandendo le bandiere della Russia. Tra gli slogan scanditi dai manifestanti, “Macron assassino, Putin in soccorso”, “i congolesi dicono no alle politiche della Francia” e “Macron indesiderabile in Rdc”. L’organizzatore delle proteste, Bruno Mimbenga, ha spiegato che le bandiere russe significano «che non abbiamo più bisogno della Francia, vogliamo collaborare con partner affidabili, come la Russia o la Cina». La Repubblica Democratica del Congo (Rdc) accusa il vicino Ruanda di sostenere una ribellione attiva nell’est – confermata dagli esperti Onu nonostante le smentite di Kigali – e si aspetta una chiara condanna di questa “aggressione” da parte della comunità internazionale.

I contingenti militari francesi, già nel 2022, erano stati cacciati dal Mali e, lo scorso gennaio, dal Burkina Faso: in Mali, la Francia era presente con un contingente di migliaia di soldati con l’obiettivo dichiarato di combattere i gruppi terroristi del Sahel, ma anziché diminuire, l’attività terroristica è aumentata esponenzialmente, creando un forte malcontento popolare. Inoltre, il 21 novembre scorso il primo ministro ad interim del Mali, il colonnello Abdoulaye Maïga ha vietato tutte le attività svolte dalle ONG francesi nel territorio. Similmente, il Burkina Faso ha intimato l’uscita delle proprie truppe a seguito di imponenti manifestazioni popolari contro la presenza francese. Ora il malcontento africano in merito alla presenza francese nel Continente si è ulteriormente allargato con altre nazioni che hanno esplicitamente invitato Parigi a cambiare atteggiamento nelle relazioni con le nazioni africane.

A causa del risentimento e del clima teso che le ex colonie africane nutrono nei confronti di Parigi, l’Eliseo è stato “costretto” a rivedere le sue politiche: Macron, il 27 febbraio, durante una conferenza stampa, ha presentato quindi la nuova politica francese nel Continente nero, in vista della recente missione diplomatica. Il presidente francese ha spiegato, dunque, che la Francia vuole ridefinire il rapporto con il continente su basi diverse e con «profonda umiltà». Una visione che prevede un’importante riduzione delle forze militari francesi presenti tuttora in Africa e un nuovo modello di partenariato a livello economico. È stato questo il filo conduttore che ha legato le varie tappe del viaggio in Africa di Macron. A Libreville, capitale del Gabon, Macron ha affermato esplicitamente che «l’epoca della Francafrique è finita», aggiungendo che la nuova politica africana è quella di Parigi come «interlocutore neutrale». In generale, Parigi porrà più attenzione alle questioni ambientali e sociali e meno a quelle securitarie e militari, almeno secondo quanto dichiarato dal capo dell’Eliseo che ha detto che è necessario un nuovo rapporto «equilibrato, reciproco e responsabile».

Ciò non ha comunque impedito un confronto piuttosto duro con il presidente della Rdc, Félix Tshisekedi: i congolesi, infatti, ritengono che la Francia sia troppo vicina al Ruanda, Paese che conduce un’aggressione indiretta alla sovranità del Congo, sostenendo i ribelli del gruppo armato M23, attivi nell’area del nord Kivu. Macron è intervenuto, dunque, dicendo che ripristinare la sovranità nazionale è un compito del governo e non bisogna cercare colpevoli all’estero: «Penso che voi abbiate commesso un errore, che non ha niente di storico né di giusto in riguardo al ruolo che ha giocato la Francia e la situazione drammatica che è stata evocata in Ruanda e la seconda guerra nel vostro Paese che ha portato un milione di morti, di cui ricordo la gravità. Voi non siete stati capaci di ripristinare la sovranità. Né militare, né della sicurezza, né amministrativa del vostro Paese. Questa è una realtà. Non bisogna cercare dei colpevoli all’esterno per questo», ha asserito il presidente francese, dimenticando, tuttavia, l’importante ruolo di appoggio finanziario svolto dalla banca francese BNP Paribas nel genocidio del Rwanda del 1994. Secondo le ultime ricostruzioni, infatti, l’istituto di credito ha concesso un finanziamento utile all’acquisto di 80 tonnellate di armi da parte dei combattenti hutu, violando così l’embargo imposto dalle Nazioni Unite. Non si è fatta attendere la risposta del presidente congolese Tshisekedi: «Questo è quello che deve cambiare, la maniera di cooperare con la Francia e con l’Europa. Ci dovete guardare in un altro modo, considerandoci e rispettandoci come dei veri partner e non sempre con uno sguardo paternalista, con l’idea di sapere sempre quello che noi dobbiamo fare».

In Angola, ex colonia portoghese visitata l’ultima volta nel 2015 dal suo predecessore Francois Hollande, Macron ha concluso un accordo per rafforzare il settore agricolo angolano e diversificare la sua economia, fortemente incentrata sulla produzione di petrolio. La stessa cosa è accaduta in Congo-Brazzavile e nell’Rdc. Il presidente francese ha anche voluto sottolineare che «l’Africa non è terra di competizione», anche se in realtà la competizione francese con le nuove potenze come Russia e Cina nel continente è ben evidente e Parigi ne emerge sconfitta. Infine, l’inquilino dell’Eliseo ha detto che la Francia «sta chiudendo un ciclo segnato dalla centralità della questione militare e della sicurezza», annunciando un «nuovo modello di partenariato» che prevede un «aumento del potere degli africani». Un cambio di atteggiamento e di paradigma a cui Parigi è stata quasi costretta dall’insofferenza sempre più incontenibile dei popoli africani e che ora bisognerà aspettare per vedere se sarà seguita da fatti concreti. Nel frattempo, una cosa è certa: il declino delle potenze occidentali, e della Francia in particolare, in Africa a beneficio delle nuove potenze come Russia e Cina che si presentano con un approccio totalmente diverso da quello dei “vecchi” colonialisti europei.

[di Giorgia Audiello]

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