mercoledì 24 Aprile 2024

Il balzo nel vuoto

“Zefiro torna e il bel tempo rimena, e i fiori e l’erbe, sua dolce famiglia…”. La lirica di Petrarca mi risuona in testa, a mo’ di ritornello, mentre percorro col mio cagnolino Gigio il viottolo quotidiano tra i boschi, in questa mattina che sa ancora di alba.

Qualche giorno fa il terreno pareva di pietra, un susseguirsi di larghe chiazze grigie tra erbe secche e rade: la conseguenza di un autunno senza pioggia e di un inverno senza neve. Unica eccezione, un cespo di violette pallide e minuscole, spuntate tra le foglie morte ai bordi del sentiero.

Ma son bastati due giorni di nevischio trasformatosi presto in piovasco perché la terra partorisse primavera. 

Oggi la terra è lieta, l’aria dolce. Nelle vigne sono fioriti i susini, Le siepi di biancospino si stanno ricoprendo di una filigrana di piccole gemme. Viole, crochi, erba veronica, minuscole corolle di euforbia… Nei prati fanno capolino i primi cespi di tarassaco. Dai boschi, in anticipo sulla stagione, arriva il canto dei merli, mentre nella piccola radura dove sono state poste a svernare, le api, richiamate dal tepore dell’ora, tentano il primo incerto volo intorno agli alveari.

Bellezza commovente e precaria di una primavera precoce, ancora minacciata dalle gelate di fine inverno e dalla sete dei lunghi mesi senz’acqua di stagioni impazzite.

L’orologio climatico si è rotto e non per fatalità. È la follia tutta umana di un modello di vita che, nella corsa al potere e al profitto, ha mercificato la natura e la società, immemore di limiti e di saggezza.

È il balzo nel vuoto, l’inno ad un futuro mostruoso, quello esaltato dal Marinetti agli inizi del secolo scorso, nel Manifesto del Futurismo: Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell’assoluto, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente”. Vi si glorificano la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, e il disprezzo della donna”.

E, insieme, il “progresso”, quello tutto capitalistico della rivoluzione industriale: Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l’orizzonte, le locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta…”

Un orizzonte bionico da cui, insieme alla natura, è bandita l’umana gentilezza, ogni consapevolezza del nostro essere non padroni, ma parte di un ecosistema la cui morte sarà la nostra morte.

Di quelle esaltate profezie la Terra sta morendo: guerra, violenza sulle donne, inquinamento, malattia, sfruttamento sociale e ambientale, cementificazione, devastazione attraverso le cosiddette Grandi Opere…

Non so se siamo ancora in tempo a fermare il treno che corre verso il precipizio: se la salvezza è possibile, verrà non dai palazzi del potere che di devastazione campa, ma dalle periferie, dalle vittime non rassegnate di questo sistema; e sarà insieme rivoluzione ambientale e sociale.

In ogni caso, la natura sa difendersi. I mutamenti climatici indotti dall’irresponsabilità umana sono il boomerang che ritorna, a colpire chi l’ha scagliato.

[di Nicoletta Dosio – da sempre attiva nelle lotte sociali e politiche sul territorio piemontese, è uno dei volti storici del Movimento NO TAV. Condannata ai domiciliari per aver partecipato a una manifestazione pacifica del Movimento, ma rifiutandosi di sottostarvi e divenire così “carceriera di sé stessa”, Nicoletta è stata imputata di almeno 130 evasioni, che le sono valse la condanna a oltre un anno di carcere presso il penitenziario di Torino]

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Articoli correlati

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria

Grazie per aver già letto

10 dei nostri articoli questo mese.

Chiudendo questo pop up potrai continuare la lettura.
Sappi però che abbiamo bisogno di te,
per continuare a fare un giornalismo libero e imparziale.

Clicca qui e  scopri i nostri piani di abbonamento e supporta
Un’informazione – finalmente – senza padroni.

ABBONATI / SOSTIENI