mercoledì 11 Dicembre 2024

Sentenza storica: la Solvay dovrà risarcire un operaio per danni da amianto

La Solvay, multinazionale nota per la produzione di carbonato di sodio, dovrà risarcire i danni da amianto causati a un operaio dello stabilimento di Rosignano Solvay, in provincia di Livorno. È quanto stabilito dalla Corte di Cassazione che, con una sentenza che potremmo definire storica perché non può più essere modificata, ha confermato la decisione della Corte di Appello di Firenze di “rigettare il ricorso della Solvay Chimica Italia che ha contestato ben due sentenze a favore di un operaio che ha contratto placche pleuriche e ispessimenti da amianto, per meno di 3.000 euro di risarcimento”, a cui ora si aggiungono tutte le spese legali, come specificato dall’Osservatorio Nazionale Amianto.

V.S., l’uomo coinvolto nella controversia e assistito dall’associazione, ha 71 anni, 32 anni dei quali passati a lavorare come operaio in officina meccanica e in officina calderai nello stabilimento di Rosignano. Nel 2007 si ammala di una patologia asbesto correlata, causata dall’esposizione ad amianto. E riesce a dimostrarlo già nel procedimento di primo grado. “Entrambi gli ambienti lavorativi – l’officina meccanica “calderai” dove V.S. ha svolto il ruolo di montatore e tubista dal 1974 al 1983 e il reparto sodiera dove è stato dal 1983 al 2005 – erano privi di separazione degli ambienti e quindi vi fu una esposizione diretta, indiretta e per contaminazione dell’ambiente lavorativo”, ribadisce l’associazione. Soprattutto, per i calderai/tubisti, i livelli espositivi erano elevati anche quando questi operai si recavano in altri reparti. In questo contesto lavorativo, in tempi anche vicini al pensionamento, le attività lavorative furono svolte in assenza di informazione sulle condizioni di rischio e di dotazione di maschere con il grado P3.

Questa sentenza è storica per diversi motivi, oltre a quello già citato. L’avvocato Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e legale dell’operaio, dice che fino ad ora «la Solvay, non solo ha sempre negato l’uso dell’amianto e che ci possano essere stati dei danni per la salute per i suoi dipendenti, ma ha continuato a negare i diritti di quelli esposti che hanno contratto patologie absesto correlate». Tesi sbugiardate dalla sentenza della Cassazione. «Il fatto che Solvay abbia utilizzato amianto è un dato oggettivo e non contestabile, anche in ragione di decine e decine di operai che sono deceduti tra coloro che hanno lavorato nello stabilimento». Morti di cui lo Stato si è reso in un certo modo complice, destinando per anni alla Solvay ingenti quantità di denaro pubblico.

Infatti, oltre ai 30 milioni di euro stanziati nel luglio 2003 a seguito di un accordo tra la Solvay e gli enti territoriali coinvolti, l’anno successivo la multinazionale ha ricevuto ulteriori 13 milioni di euro di risorse pubbliche provenienti dal Ministero dell’Ambiente in collaborazione con la Regione Toscana, la Provincia, il Comune e ARPAT e finalizzate al miglioramento delle condizioni ambientali dello stabilimento di Rosignano. Ai finanziamenti pubblici già visti sopra (e altri di cui abbiamo parlato ampiamente qui) si sono aggiunti anche i 108 milioni di euro concessi dal MISE (Governo Renzi) e dalla Regione Toscana il 1 dicembre 2016, senza alcuna contropartita, sia occupazionale che ambientale da parte di Solvay.

Com’è potuto accadere visto che i danni causati dal Gruppo Solvay sono conosciuti ormai da anni e sono sotto gli occhi di tutti? La multinazionale, fondata nel 1863 in Belgio da Ernest Solvay e che ad oggi opera nel settore chimico e delle materie plastiche in 64 diversi Paesi, sul nostro territorio nel corso degli anni si è resa, tra le altre cose, protagonista di episodi di sversamento ingente di sostanze tossiche nel tratto di costa prospiciente l’impianto Solvay di Rosignano Marittimo.

Nella relazione ARPAT Toscana del 7 giugno 2017 (doc. 2049/1/9), citata nella Relazione Territoriale sulla Regione Toscana, viene elencato, tra i siti oggetto di attività di bonifica, quello di Solvay, avente un’estensione di oltre 220 ettari, che presenta una contaminazione dei terreni, nonché delle acque sotterranee (falda superficiale e falda profonda) da arsenico, mercurio, composti organoclorurati e PCB [policlorobifenili]. La contaminazione è dovuta alle lavorazioni che sono state effettuate nel corso degli anni nello stabilimento Solvay e ai rinterri di scarti delle lavorazioni avvenuti nel passato. “I bersagli della contaminazione delle acque sotterranee sono: i lavoratori esposti ai vapori indoor/outdoor; i pozzi ad uso irriguo delle abitazioni ubicate nelle immediate vicinanze del sito; e acque superficiali del fiume Fine; le acque superficiali del Mar Ligure (spiagge bianche di Rosignano e Vada)”. E la salute dei cittadini. In tutta la Bassa Val di Cecina si sono osservati valori significativamente elevati per i tassi standardizzati di mortalità dovuti a mesotelioma, cardiopatie ischemiche, malattie cerebrovascolari, Alzheimer e altre malattie degenerative del sistema nervoso. Nel comune di Rosignano è stato confermato un eccesso significativo di mortalità per tutte le patologie di questo gruppo.

[di Gloria Ferrari]

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