giovedì 9 Maggio 2024

L’Aquila, il Comune chiede i soldi indietro ai familiari di 27 vittime del terremoto

Il Comune de L’Aquila ha chiesto il risarcimento delle spese legali alle famiglie delle 27 vittime del crollo della palazzina di via Campo di Fossa avvenuto nel contesto del terremoto del 6 aprile 2009, il quale causò complessivamente la morte di 309 persone. La richiesta segue la controversa sentenza dello scorso ottobre (la n. 676 del 2022), nella quale veniva stabilita una responsabilità al 30% delle vittime per la loro morte a causa della “condotta incauta” tenuta nel decidere di rimanere a dormire dopo le due scosse lievi che precedettero l’evento sismico devastante delle 3.32.

Nel testo della sentenza si legge che “È infatti fondata l’eccezione di concorso di colpa delle vittime ai sensi dell’art. 1227, I comma c.c., costituendo obiettivamente una condotta incauta quella di trattenersi a dormire – così privandosi della possibilità di allontanarsi immediatamente dall’edificio al verificarsi della scossa nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile, concorso che, tenuto conto dell’affidamento che i soggetti poi defunti potevano riporre nella capacità dell’edificio di resistere al sisma per essere lo stesso in cemento armato e rimasto in piedi nel corso dello sciame sismico da mesi in atto, può stimarsi in misura del 30% (art. 1127 | co. c.c.), con conseguente proporzionale riduzione del credito risarcitorio degli odierni attori”. Nell’emettere la sentenza, il Tribunale Civile dell’Aquila condannò i Ministeri e gli eredi del costruttore della palazzina, imponendo loro il pagamento dei risarcimenti e delle spese di giudizio a favore dei familiari delle vittime, ma assolse il Comune da qualsiasi responsabilità. In base a ciò, il Tribunale ha imposto alle famiglie il rimborso delle “spese di lite” al Comune, per il valore di 13.430 euro a testa.

Di fatto, quindi, il Comune (guidato dal sindaco di FdI Pierluigi Biondi) gode dell’appoggio giuridico per avanzare la richiesta, ma anche della “facoltà di non farlo” trattandosi di una richiesta “inopportuna e irrispettosa”, come sottolineato con forza da Simona Giannangeli (capogruppo di L’Aquila coraggiosa) in un’interrogazione depositata in consiglio comunale. Il Comune ha inoltre presentato ricorso in Appello per quanto riguarda le spese da pagare (senza attendere il ricorso dei familiari delle vittime, che possono impugnare la sentenza dello scorso ottobre) e chiesto loro, tramite una lettera inoltrata dai propri legali, il pagamento delle spese legali nella misura di oltre 18 mila euro (18.640,40). Da un lato, l’Avvocatura del Comune de L’Aquila parla di un “atto dovuto”, in quanto “la pubblica amministrazione è obbligata a riscuotere i propri crediti”, pena l’incorrere in un “danno erariale”. Dall’altro, la fretta del Comune nel riscuotere le somme appare «ingiustificata», dichiara Maria Grazia Piccinini, avvocato e madre di una delle studentesse morte nel crollo: «Appare solo come un inutile ed inopportuno accanimento verso le famiglie delle vittime che si vuole perseguitare ancora, oltre al lutto che hanno subito e tutte le angherie che hanno dovuto sopportare in questi anni».

[di Valeria Casolaro]

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