giovedì 25 Aprile 2024

Borrell ammette: a forza di inviarle all’Ucraina, l’Europa è rimasta senza armi

L’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue Josep Borrell ha ammesso che, per via dell’ingente invio di armi all’Ucraina da parte degli Stati dell’Unione, le scorte europee sono rimaste a secco: «Abbiamo fornito armi all’Ucraina, ma così facendo ci siamo resi conto che le nostre scorte militari si sono esaurite». Per questo, sostiene Borrell, l’Europa deve ripensare la propria strategia, aumentando la propria spesa e la capacità di difesa. «Le minacce che dobbiamo affrontare sono reali, vicine e probabilmente destinate a peggiorare» dichiara il vicepresidente della Commissione Ue: per tale motivo «dobbiamo spendere di più» e «meglio».

L’invio di armi a Kiev ha infatti lasciato l’Europa sprovvista delle «capacità di difesa fondamentali per poterci proteggere da un livello più elevato di minacce nel continente stesso». Nonostante i dati dell’Agenzia europea per la difesa (EDA, l’organo che supporta gli Stati membri dell’Unione nello sviluppare le loro capacità militari in modo coordinato e che sostiene la ricerca e l’industria nel campo della difesa) riportino un costante aumento della spesa militare degli Stati membri dal 2006 – con un aumento di ben il 6% nel 2021 rispetto al 2020, corrispondente a 214 miliardi di euro – «siamo ancora lontani dal 2% della NATO». Il riferimento è all’obiettivo di spesa che gli Stati membri dell’Alleanza Atlantica sarebbero tenuti a rispettare, ovvero investire il 2% del PIL nazionale nella difesa (considerato sempre più come un «punto di partenza» più che un «tetto», secondo quanto riferito dal segretario generale Stoltenberg).

Confronto tra la spesa europea per la difesa dal 2006 e il 2% del PIL di riferimento – Fonte: EDA

La soluzione sarebbe quindi una: comprare più armi. E farlo in modo coordinato a livello europeo. «Per aiutare l’industria europea della difesa a incrementare la propria capacità produttiva, la Commissione ha anche proposto un nuovo strumento dell’UE – EDIPRA – per facilitare e incentivare gli acquisti congiunti con 500 milioni di euro per il 2022-24». In questo modo, le «intenzioni concrete» degli Stati membri di fare acquisti congiunti sarebbero più rapidamente tradotte in «ordini d’acquisto». Se tutti gli aumenti di spesa necessari verranno realizzati, la spesa complessiva degli Stati dell’Unione aumenterà di ulteriori 70 miliardi entro il 2025.

Che quello della spesa militare sia sempre più un comparto di assoluta priorità per l’Europa non è una novità: un rapporto di Statewatch e Transnational Institute aveva infatti già riscontrato come entro il 2027 l’UE avesse previsto un aumento di budget nel settore del 123% rispetto al piano di spesa precedente (pianificato fino al 2021), corrispondente a 43,9 miliardi di euro. L’invio indiscriminato di armi all’Ucraina costituisce quindi, in questo frangente, un’ottima motivazione per portare le cifre a livelli ancora più alti. Il tutto a scapito di investimenti in campi quali la giustizia e i diritti dei cittadini, per i quali la spesa prevista è di 30 volte inferiore.

[di Valeria Casolaro]

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