giovedì 28 Marzo 2024

Dopo 13 anni l’Italia prova a dotarsi di un nuovo piano sulle droghe

A un anno dall’inizio dei lavori è pronto il nuovo Piano Nazionale Dipendenze (Pand) 2022-2025, che verrà presentato il 12 ottobre prossimo dalla ministra per le Politiche giovanili Fabiana Dadone alla Conferenza unificata tra Stato e Regioni. Le linee guide per l’approccio alle tossicodipendenze non venivano aggiornate dal 2009: il nuovo Piano costituisce perciò un importante elemento di novità, anche per il cambio di prospettiva che intende adottare, con il superamento di un approccio repressivo e criminalizzante e la promozione di un modello di regolazione sociale piuttosto che di azione penale.

La necessità di un cambio di paradigma in materia di approccio alle tossicodipendenze era emersa già in sede della VI Conferenza Nazionale sulle Dipendenze, conclusasi a Genova il 27 e 28 dicembre 2021, nel corso della quale era stato evidenziato – sulla base dei dati relativi a consumo di droghe e spaccio – il sostanziale fallimento della prassi repressiva di gestione del fenomeno. Il nuovo Piano punta quindi al superamento dello stigma nei confronti dei tossicodipendenti e alla depenalizzazione del fenomeno, adottando un modello ispirato a quello utilizzato in altri Paesi europei quali Germania, Spagna, Francia, Paesi Bassi e Norvegia e promuovendo un approccio tra il medico e il culturale e l’implementazione di servizi fino ad oggi scarsamente presenti o del tutto assenti.

Tra questi vi è la sperimentazione, in tre città italiane, di stanze del consumo sicuro, le quali costituirebbero, secondo la ministra Dadone, «spazi attrezzati» che garantiscono «condizioni igieniche e sanitarie tali da prevenire la trasmissione di patologie e un pronto intervento in caso di overdose grazie al supporto di personale sociosanitario». In aggiunta a queste dovrebbe essere implementato un servizio di drug checking, ovvero «un servizio integrato che permette, oltre all’analisi chimica della sostanza, un counselling specifico e focalizzato sulle esigenze della persona», costituendo «un ottimo strumento di aggancio precoce per popolazioni che non entrano mai in contatto con i servizi» e di «prevenzione di intossicazioni inconsapevoli». Al fine di limitare le conseguenze negative sulla salute e sulla condizione sociale ed economica derivante dall’uso di droghe – senza doverne necessariamente ridurre il consumo – il Piano prevede il riconoscimento delle politiche di riduzione del danno, entrate dal 2017 a far parte dei Livelli essenziali di assistenza.

Tra i principali critici del Piano vi è il partito della neoeletta premier Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia. La deputata di FdI responsabile nazionale del Dipartimento dipendenze e terzo settore, Maria Teresa Bellucci, ha infatti definito «inattuabile e confusionario» l’intero lavoro, contestando in particolare la «normalizzazione delle droghe» contenuta all’interno del Pand. Secondo Bellucci sarebbe necessario, invece, riformare il Testo unico sugli stupefacenti (d.p.r. 9 ottobre 1990, n. 309), il quale contiene «un approccio assolutamente anacronistico», e solamente in seguito valutare la stesura di un Piano completamente nuovo. Data la predominanza del centrodestra nelle varie Regioni italiane, il Piano ha scarse possibilità di essere approvato: come riferito dal presidente di Forum Droghe Stefano Vecchio, infatti, «molti assessori regionali hanno già chiesto la revisione del testo in senso peggiorativo».

[di Valeria Casolaro]

 

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