giovedì 28 Marzo 2024

Vaccini: milioni di dosi in scadenza, ma l’Italia continua ad accumulare scorte

In Italia sono oltre 40 milioni le dosi di vaccino contro il Covid-19 che rischiano di scadere e dover quindi essere buttate, fondamentalmente perché sono sempre meno le persone che decidono di farsi vaccinare. Sono infatti meno di 10 mila al giorno i soggetti cui è stata somministrata la quarta dose la settimana scorsa e meno di 2 mila le terze dosi. In un momento di grande confusione tra vaccini monovalenti, bivalenti, dosi booster e categorie che vi hanno diritto, la campagna vaccinale acquisisce criteri sempre meno chiari, complici anche le non poche incertezze sull’efficacia delle nuove generazioni di vaccini.

Sono 28 milioni le dosi di vaccino monovalente, ovvero di prima generazione, delle quali l’Italia dispone ancora ma che stanno per scadere, mentre in arrivo vi sono 19 milioni di dosi di vaccini bivalenti – ovvero efficaci contro il virus originario e contro Omicron 4 e 5. Numeri da capogiro rispetto alla domanda effettiva, che mostra come in Italia la corsa ai vaccini abbia subito un sostanziale rallentamento. Le Regioni hanno sottolineato l’importanza di somministrare tali dosi prima che queste scadano causando un enorme spreco. Una soluzione proposta è quella di donarle ai Paesi poveri, ma le procedure potrebbero essere più ardue del previsto. Da un lato, infatti, il direttore dell’Unità per il completamento della campagna vaccinale contro il Covid-19 Tommaso Petroni ha sostanzialmente attribuito la colpa delle mancate donazioni alle difficoltà interne dei Paesi svantaggiati, dichiarando che «Abbiamo fatto ogni possibile sforzo per donare il più possibile ma non è stato facile per questioni logistiche e per i problemi di conservazione di questi Paesi, e in particolare con l’Africa non tutto è andato, anche da parte di Covax, come si sarebbe voluto. Siamo in continuo contatto con gli organisimi preposti per donare ancora più dosi possibili». Dall’altro le problematiche potrebbero essere in realtà di tutt’altra natura: come ha difatti spiegato a L’Indipendente il dott. Vittorio Agnoletto, «siamo arrivati all’assurdo che nei contratti per i vaccini stabiliti tra multinazionali del farmaco e Stati è scritto addirittura che i governi devono attendere l’ok dell’azienda produttrice prima di poter donare ai Paesi poveri le dosi che hanno in giacenza, avendoli acquistati in sovrannumero».

Il 19 settembre scorso si è svolto un incontro tra gli assessori alla Salute e Gianni Rezza, capo della Prevenzione del ministero, dal quale è emersa una sostanziale confusione e mancanza, per il momento, di linee guida definite per lo svolgersi della campagna vaccinale autunnale. Il ministero avrebbe infatti preannunciato la possibilità per gli immunodepressi di effettuare una quinta dose – decisione che dovrà essere confermata da una circolare siglata da ministero, Aifa, Consiglio superiore della sanità e Istituto superiore della sanità -, mentre il vaccino Novavax (ovvero non a mRna) potrà essere utilizzato come terza dose. Gli under 60 sani, ovvero coloro per i quali non è prevista la quarta dose di bivalente, potranno anch’essi chiedere il booster. Per gli over 80 e i super fragili, invece, si attende di vedere cosa decideranno gli altri Paesi europei.

Insomma la confusione è tanta e di certo non contribuisce alla credibilità della campagna vaccinale, costituendo probabilmente tra i motivi per i quali sempre più persone stanno rinunciando al vaccino.

[di Valeria Casolaro]

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