giovedì 10 Ottobre 2024

(Monthly report n.12) La globalizzazione si è rotta: verso un nuovo ordine mondiale

È uscito il dodicesimo numero del Monthly Report: la rivista de L’Indipendente che ogni mese fa luce su un tema che reputiamo di particolare rilevanza e non sufficientemente trattato sul mainstream. La globalizzazione si è rotta, il mondo a un punto di svolta verso un nuovo ordine mondiale: questo il titolo del nuovo numero che attraverso 40 pagine fitte di inchieste, approfondimenti e interviste ci porta a conoscere un tema di rilevanza assoluta, acuito dallo scoppio del conflitto ucraino. Il numero oltreché in formato digitale è disponibile anche in formato cartaceo spedito in abbonamento (tutte le info su come riceverlo a questo link).

L’editoriale del nuovo numero: Da Genova a Kiev, e ritorno

A Genova, nel 2001, in centinaia di migliaia provarono a farlo capire a tutti: questa globalizzazione provocherà disastri. Perdita di sovranità alimentare e migrazioni forzate nei paesi poveri, impoverimento e abbattimento delle tutele in quelli ricchi, invasione di prodotti da ogni parte del mondo, devastazione ecologica, nuove guerre per il possesso delle risorse. Il movimento no global venne brutalmente caricato, infiltrato, pestato, gassato, colpito a sassate e persino a colpi di pistola, da migliaia di uomini in divisa che avevano ricevuto l’ordine politico di non avere pietà. Più in alto, nelle stanze dei bottoni del potere politico e mediatico, si lavorò di pura propaganda per mesi terrorizzando i cittadini-telespettatori con le storie sui manifestanti violenti, le finte molotov e i terribili black bloc in realtà pieni di agitatori infiltrati dallo stato. Un ragazzo di nome Carlo con un estintore vuoto in mano a sette metri di distanza da una camionetta dei carabinieri fornì l’alibi finale. Nelle strade italiane gli apparati dello stato tornarono ad uccidere, e i media riuscirono a convincere la maggioranza che fu per legittima difesa.

Chi era in piazza ventuno anni fa aveva ragione. La storia lo ha dimostrato e una sempre crescente maggioranza di cittadini se ne è resa conto. Non è sensato un sistema dove una guerra in Ucraina porta ad una carestia in Africa, dove un manipolo di aziende multinazionali sono diventate talmente potenti da dominare gli Stati, dove milioni di persone devono emigrare per sognare una vita dignitosa, dove per contrastare la concorrenza della verdura proveniente dall’estero bisogna riempire di schiavi sottopagati le campagne italiane. Non è sensato e infatti sta smettendo di funzionare. O i suoi architetti politici, ovvero Stati Uniti ed Europa, accetteranno di discuterne con le buone oppure saranno costretti a farlo con le cattive. È questione di tempo. Cina, Russia, India, Iran, Venezuela, Argentina, Sudafrica, sempre più Paesi pretendono di sedersi al tavolo dove andranno ridiscusse le regole.

Ma la partita non sarà solo tra gli interessi contrapposti di Stati sempre più in clima da terza guerra mondiale. La recenti rivolte indigene in Ecuador, la nuova avanzata dei movimenti socialisti in America Latina e le proteste oceaniche dei contadini indiani dimostrano che molti popoli nel mondo stanno lottando e segnando importanti vittorie per riportare l’interesse dei tanti a soppiantare quello dei pochissimi. “Voi G8, noi sei miliardi”, era uno degli slogan dei no global che ventuno anni fa si fecero massacrare cercando di difendere le ragioni di tutti, inclusi quei tanti che travolti dalla propaganda mediatica tifarono per la repressione. Ancor di più oggi la vera partita non è tra Usa e Cina o tra Europa e Russia. La vera partita è sempre la stessa: la difesa collettiva del genere umano contro un’esigua minoranza di carnefici transnazionali.

L’indice del nuovo numero:

  • Sviluppo e declino della globalizzazione neoliberista
  • Il cosmo e il sapere
  • Le organizzazioni della globalizzazione neoliberista
  • Il mondo unipolare a guida americana è già un ricordo
  • La controglobalizzazione cinese che sfida l’ordine neoliberale
  • Il filo rosso che lega neoliberismo, guerre e pandemie: intervista a Vittorio Agnoletto
  • I popoli indigeni non hanno alcuna intenzione di arrendersi al capitalismo globale
  • Il paradosso della sostenibilità in un mondo globalizzato
  • L’Unione Europea dovrà faticare per raggiungere la sovranità digitale
  • Esperanto, la lingua che sognava di prevenire l’omologazione globale
  • L’economia della felicità, al lavoro per un altro mondo possibile

Il mensile, in formato PDF, può essere scaricato dagli abbonati a questo link: lindipendente.online/monthly-report/

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