giovedì 28 Marzo 2024

Le “sfide globali” delle élite emerse al World Economic Forum 2022

Anche quest’anno si è svolto il consueto Forum economico mondiale: dal 17 al 21 gennaio i più influenti capi di governo hanno incontrato il gotha della finanza internazionale, delle multinazionali, delle grandi società high tech e del mondo scientifico nella consueta cornice di Davos, nelle Alpi svizzere. Fondato dall’ingegnere ed economista tedesco Klaus Schwab nel 1971, il World Economic Forum (WEF) è noto per il suo potere di influenza sulle politiche e i processi decisionali dei singoli Stati, in un modo spesso interpretato – non senza ragioni – come una interferenza illegittima nel processo democratico e costituzionale.

Tenutosi per il secondo anno consecutivo in modalità virtuale a causa della situazione epidemiologica, sono stati molti anche quest’anno i leader, i ministri, gli imprenditori e gli scienziati che sono intervenuti: tra gli altri, il Presidente cinese Xi Jinping, il primo ministro indiano Narendra Modi, quello giapponese Kishida Fumio, il segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres, ma anche Scott Morrison, primo ministro dell’Australia, Joko Widodo, presidente dell’Indonesia, Naftali Bennett, primo ministro di Israele, Janet L. Yellen, segretario del Tesoro degli Stati Uniti, Yemi Osinbajo, vicepresidente della Nigeria e la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Non sono mancate personalità influenti del mondo istituzionale, dell’economia e della scienza, tra cui Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases degli USA, Christine Lagarde, presidente della BCE, John Kerry, inviato speciale per il clima degli Stati Uniti, Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms e l’onnipresente “filantropo” Bill Gates.

Un elemento preciso ha accumunato le dichiarazioni dei leader che hanno preso parte all’evento: la convinzione granitica che il mondo si debba preparare ad affrontare una serie di “sfide globali” che necessitano di un nuovo modello di “governance globale”. Queste sfide globali costituiscono i cardini e i principali temi di discussione dell’Agenda di Davos e riguardano la cooperazione tecnologica nella quarta rivoluzione industriale (4RI), l’“equità vaccinale” per mezzo di COVAX, la struttura per la condivisione dei vaccini, il futuro della pandemia di Covid-19 nel 2022, la transizione ecologica e la questione della conquista dello spazio.

Se la comunità internazionale vuole uscire dall’incertezza e dall’emergenza – questa la tesi principale emersa – deve pensare a nuovi modelli di governabilità globale, con la consapevolezza che il mondo non tornerà ad essere com’era prima. Lo stesso Klaus Schwab ha aperto l’incontro sottolineando che «Tutti sperano che nel 2022 la pandemia di Covid-19, e le crisi che l’hanno accompagnata, inizino finalmente a recedere. Ma ci aspettano grandi sfide globali, dal clima al cambiamento per ricostruire la fiducia e la coesione sociale. Per affrontarli, i leader dovranno adottare nuovi modelli, guardare a lungo termine, rinnovare la cooperazione e agire in modo sistematico». Si procede, dunque, spediti verso quella “nuova normalità” – sintetizzata dallo stesso Schwab nel discusso libro The Great Reset – che era stata annunciata fin dall’inizio della pandemia e che prevede una nuova dimensione antropologica, economica, sociopolitica e culturale, all’insegna dell’egemonia ipertecnologica. Anche il Presidente cinese Xi Jinping nel suo discorso di apertura al Forum ha sostenuto che: «Il mondo di oggi sta subendo grandi cambiamenti mai visti in un secolo e che è necessaria una cooperazione mondiale per costruire il mondo post-Covid».

Klaus Schwab, fondatore del WEF.

Un nuovo modello di governance globale

Le crisi ricorrenti che hanno investito il mondo negli ultimi decenni – dalla crisi finanziaria a quella climatica, passando per l’emergenza sanitaria – appaiono come il grimaldello che ha reso più rapido introdurre un nuovo paradigma di governo mondiale, designato con l’espressione “governance globale”, che punta a privare gli stati di ulteriore potere decisionale ed esecutivo da delegare a istituzioni sovranazionali sotto la supervisione dei circoli privati delle élite “globaliste”. La sovranità degli Stati nel mondo globalizzato appare già da tempo obsoleta e lo stesso WEF avverte che “sia le nostre istituzioni che i nostri leader non sono più adatti al loro scopo”. È presente, infatti, una crisi di fiducia strutturale da parte dei cittadini nei confronti dei loro governi che richiede una cooperazione e un programma politico comunitario che compensi la perdita di credibilità delle istituzioni nazionali. Per questo, come si legge sul sito di Davos, i leader “devono diventare pionieri di una nuova era di governance”, definita anche Governance 4.0, che si differenzia dalle precedenti sia perché non si fonda più sull’idea di un uomo forte al governo (Governance 1.0), sia perché sostituisce al cosiddetto “capitalismo degli azionisti” (Governance 2.0), elaborato dall’economista Milton Friedman, il “capitalismo degli stakeholders”, in cui si pretende di redistribuire il profitto tra tutti i “portatori di interesse” e non solo tra gli azionisti. Inoltre, essa prevede un pensiero strategico a lungo termine nella gestione delle crisi e, in questo contesto, “il governo non può più agire come se solo avesse tutte le risposte”, specifica il documento. È prevista, infatti, una verticalizzazione e una concentrazione dei processi decisionali che si pone al di fuori del perimetro delle istituzioni democratiche nazionali, sgretolando di fatto il principio della sovranità popolare.

Il presidente cinese Xi Jinping nel suo discorso di apertura ha illustrato piuttosto bene questo nuovo “metodo di governo planetario”, asserendo che: «Nessun problema globale può essere risolto da un solo Paese. Ci deve essere un’azione globale, una risposta globale e una cooperazione globale». E lo strumento principale per perseguire questo modello di governance è il multilateralismo: «La via d’uscita è sostenere il multilateralismo e costruire una comunità con un futuro condiviso per l’umanità». In questa prospettiva, gli enti sovranazionali giocano un ruolo di primo piano: «Le istituzioni economiche e finanziarie internazionali dovrebbero svolgere il loro ruolo costruttivo per riunire il consenso globale, rafforzare le sinergie politiche e prevenire i rischi sistemici»

Cooperazione tecnologica nella Quarta rivoluzione industriale

Una delle sfide fondamentali all’interno dell’Agenda globale di Davos riguarda il compimento della Quarta rivoluzione industriale (4RI) che prevede un’automazione quasi totale del lavoro per mezzo delle nuove tecnologie, quali l’Intelligenza artificiale (IA), l’Internet of Things (IoT), le nanotecnologie, la stampa 3D e la robotica. Klaus Schwab ne è un fervente sostenitore, tanto da avere dedicato un suo libro – “La quarta rivoluzione industriale” – proprio a questo tema, spiegando che presto molte professioni potrebbero essere svolte dai droni e dall’IA che sostituiranno, dunque, le persone fisiche. Naturalmente, tutto questo non può realizzarsi senza una connessione internet universale e capillare che punta non solo a dare vita alla nuova realtà digitale, plasmando un mondo sempre più “virtuale” e sempre meno reale e “umano”, ma anche ad un controllo pervasivo sulla popolazione mondiale che potrebbe presto essere dotata di un’identità digitale.

Proprio alla luce di questi obiettivi, la connettività è considerata un elemento imprescindibile del mondo globale: per questo, il WEF ha lanciato già nel 2021 EDISON Alliance, la prima piattaforma nel suo genere ad accelerare e promuovere l’“inclusione digitale”,per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile”. Così, nell’evento virtuale di quest’anno, il presidente di EDISON Alliance, Hans Vestberg, ha ribadito con convinzione che “essere connessi è un diritto umano”. Se si pensa che esistono ancora oggi alcune zone del mondo in cui la popolazione non ha accesso all’acqua potabile o ai servizi di prima necessità per la cura e il benessere della persona, questa attenzione alla connessione internet diventa sospetta. E difatti, è bene sottolineare che nel sistema capitalista, la tecnologia è sempre collegata al profitto e alla produzione più che al bene collettivo. Basti pensare che il “nuovo mondo” digitale che si intende costruire potrebbe comportare la perdita di migliaia di posti di lavoro, oltreché una prospettiva in cui l’uomo, da “animale sociale” di aristotelica memoria, è destinato a diventare un “animale virtuale” che si muove sempre di più nella direzione del “metaverso”.

Il futuro della pandemia e dei vaccini nel 2022

L’elemento che ha accelerato in modo determinante lo sviluppo digitale in direzione della 4RI è stata certamente la pandemia di Sars Cov-2, la quale – a detta dell’immunologo Anthony Fauci – si potrà ridimensionare, ma continuerà a restare una delle sfide del mondo globale. Fauci durante il WEF ha affermato che il Covid «sarà eliminato, ma non eradicato» e ha altresì lasciato intendere che in futuro potrebbero esserci altre pandemie: «Nella nuova normalità dovrà esserci la consapevolezza di quelli che possono essere gli effetti di una pandemia, dovrà esserci la capacità di rispondere a una pandemia» e, dunque, «servirà una risposta molto più coordinata». Dal canto suo, il segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, chiede di «vaccinare tutto il mondo», mentre “Gavi, the Vaccine Alliance”, ha annunciato che COVAX, il programma internazionale per l’accesso equo ai vaccini, ha fornito il suo primo miliardo di dosi a ben 144 paesi nel mondo. 

Le strategie globali sul clima

L’emergenza sanitaria si affianca a quella climatica, la quale però viene considerata un pericolo peggiore della pandemia dal Global Risk Report 2022, un rapporto pubblicato in vista dell’incontro di Davos. Quello del cambiamento climatico è uno dei cavalli di battaglia dei “circoli globalisti” (in questo approfondimento intitolato “L’emergenza climatica nel disegno delle élite globali” avevamo già spiegato come la reale emergenza climatica venga vista dalle élite come grimaldello per produrre cambiamenti redditizi) e anche quest’anno i leader europei e mondiali presenti al Forum virtuale non hanno perso occasione per esporre i loro programmi di “neutralità climatica”. Programmi che incidono fortemente non solo sulle politiche industriali ed economiche del Vecchio Continente, ma anche sull’aumento dei costi dell’energia cui abbiamo assistito recentemente. Così, il successore di Angela Merkel, Olaf Scholz – attesissimo per il suo primo intervento a Davos – ha dichiarato che: «la Germania vuole raggiungere le zero emissioni entro il 2045, cinque anni prima dell’obiettivo globale. Per questo, la Germania lancia un club internazionale per il clima, che raduna tutti quei Paesi che vogliono davvero cooperare». Sulla stessa linea, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha reso noto che «l‘Europa dovrà investire 360 miliardi di euro ogni anno per trasformare il proprio sistema energetico, una cifra sbalorditiva, ma alla nostra portata»

Dall’ecologismo alla conquista dello spazio

Le crisi globali appaiono sempre più come l’espediente per portare avanti progetti di dominio globale, accelerando i processi di accentramento del potere, tramite piani e agende che esulano dagli ambiti nazionali, come l’Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030. Quest’ultima scaturisce dall’ossessione ecologica, ma soprattutto dalla preoccupazione costante di un presunto sovraffollamento demografico del pianeta. È singolare, del resto, che tali preoccupazioni derivino proprio da quella classe tecno-capitalista che ha fatto dello sfruttamento del pianeta e delle risorse la base su cui costruire imperi economici sconfinati e che ha sostenuto e sostiene fermamente la globalizzazione, ossia una delle principali cause dell’inquinamento del pianeta. È lecito, dunque, chiedersi se queste emergenze “permanenti” – che sembrano non avere mai fine e di cui personaggi come Bill Gates si sono tramutati in profeti – non siano in realtà strumentali per dare vita a una sorta di Leviatano globale, nel quale il futuro dell’umanità dipenderà da una cerchia ristretta di personaggi influenti, propugnatori di ideologie come quella transumanista. Rientra a pieno titolo in questa dottrina l’interesse per la conquista dello spazio e per le tecnologie spaziali, coltivato dai maggiori esponenti di tale fenomeno “culturale”: da Jeff Bezos, a Elon Musk allo stesso Schwab. Non stupisce quindi che l’esplorazione spaziale sia stato uno dei temi discussi a Davos, col pretesto che possa migliorare la vita sulla Terra. Come ha spiegato l’ex Vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore, la tecnologia spaziale può aiutare con l’azione per il clima monitorando le emissioni.

Contrariamente al “pensiero dominante” che non mette mai in discussione le istituzioni globali, è opportuno domandarsi se i piani di Davos rappresentino davvero ciò di cui l’umanità ha bisogno o se non rappresentino piuttosto ciò di cui ha bisogno l’élite capitalistica globale per realizzare i suoi progetti di dominio e potenza. Dai documenti che emergono dal WEF e che paiono sposati senza distinguo dai principali capi di stato, infatti, emerge un nuovo modello disegnato senza minimamente considerare la volontà dei popoli che – al contrario – risultano sempre più sopraffatti dalle conseguenze economiche e psico-sociali di una dimensione emergenziale che è stata eletta – ormai – non solo a nuova normalità, ma a nuovo metodo di governo. Italia e Francia rimangono i Paesi “pilota” della nuova era di governance auspicata. Nel già citato documento in cui Klaus Schwab introduce la Governance 4.0 che dovrà caratterizzare il prossimo futuro si legge infatti che “molti leader stanno già pensando e agendo come pionieri per una nuova era di governo. […] leader politici come il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro italiano Mario Draghi che abbattono i confini”.

[di Giorgia Audiello]

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9 Commenti

  1. Ottimo articolo, sul tema fondamentale della nuova “governance globale”, che non è altro che un totalitarismo globale in mano a una elite di potentissimi fanatici della tecnologia, dell’informatica, del transumanesimo.
    A chi interessato ad approfondire, suggerisco caldamente di leggere “Il capitalismo della sorveglianza” della prof. Shoshana Zuboff, Ed. Luiss 2019, libro impegnativo ma illuminante.
    A chi vuole avere un’idea generale della situazione mondiale riguardo al controllo globale tramite identità digitale, suggerisco di leggere questo inquietante ma ben documentato articolo, online a: https://thegrayzone.com/2021/10/19/health-wealth-digital-passports-surveillance-capitalism/ anche tradotto (non impeccabilmente) a: https://www.controinformazione.info/salute-pubblica-o-ricchezza-privata-come-i-passaporti-digitali-dei-vaccini-stanno-aprendo-la-strada-a-un-capitalismo-di-sorveglianza-senza-precedenti/
    Infine mi chiedo come sia possibile che un libro come come “COVID-19: The Great Reset, di Klaus Schwab, NON sia tradotto e pubblicato in italiano, mentre è pubblicato in inglese, spagnolo, francese e tedesco.
    Invito tutti i difensori della specie umana ad andare oltre la narrazione “sanitaria” che stiamo vivendo, per riconoscere il programma più ampio che ci sta dietro e pianificare un’adeguata RESISTENZA.

    • E’ stato tradotto perfino in greco !
      E’ evidente a questo punto che la mancata traduzione in italiano è una scelta politica. Così è possibile continuare a definire complottista chiunque usi il termine Great Reset.

  2. Veramente incredibile che la popolazione mondiale dorma mentre questi organizzano secondo il loro pensiero il futuro dell’umanità.

  3. Siamo alla follia. Come può il popolo, la gente comune, ribellarsi a tutto questo? Cerco risposte serie. Qualcuno che ci dia un piano di azione per combattere tutto questo schifo.

    • Gli strumenti per rispondere e scardinare i piani sono paradossalmente gli stessi che propone il WEF. Basta solo prenderne coscienza e giocare al loro sporco gioco coinvolgendo i pensatori liberi e sostituendo l’interesse comune all’interesse delle èlite.

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