martedì 16 Aprile 2024

Facebook ostacola apertamente il mondo accademico

Facebook Inc., azienda sotto il cui ombrello rientrano alcuni dei social media più popolari della Rete, è stata accusata per anni di adottare comportamenti che, più o meno direttamente, hanno intorpidito il naturale dibattito pubblico. Per capire quanto ci sia di vero nelle accuse, Governi e studiosi di tutto il mondo stanno premendo perché i portali coinvolti rendano consultabili gli algoritmi su cui appoggiano le proprie fondamenta.

A causa della diffusione massiva della disinformazione vaccinale, queste pressioni sono divenute sempre più marcate e i ricercatori di tutto il mondo hanno intensificato i loro sforzi nel decifrare la situazione con quei pochi dati che venivano messi a loro disposizione. Un esercizio che in molti casi si sta mostrando vano, visto che l’impresa guidata da Mark Zuckerberg sta progressivamente emarginando i principali esponenti del mondo accademico.

Le prima vittima d’alto profilo di questo oscurantismo è stata a inizio agosto l’Università di New York, la quale faceva riferimento a un gruppo di ricerca il cui scopo era quello di decifrare il funzionamento delle inserzioni politiche su Facebook e omologhi, un fenomeno che si è dimostrato essenziale nella diffusione delle bufale, visto che gli amministratori non controllano la veridicità delle informazioni pubblicate sotto forma di pubblicità.

Pochi giorni dopo è stato il turno della berlinese AlgorithmWatch, gruppo che cercava di decifrare i canoni utilizzati da Instagram per raccomandare contenuti i contenuti fotografici e i video. Stando a quanto riportato dai ricercatori, Facebook Inc. li avrebbe contattati direttamente per minacciare cause legali, accuandoli di aver violato i termini di servizio del portale. Gli accademici si dicono certi di non aver compiuto nessun passo falso, tuttavia non se la sono sentita di farsi trascinare in tribunale da una multinazionale dalle risorse pressoché infinite.

L’ostracismo della Big Tech nei confronti dei ricercatori indipendenti non è certamente cosa nuova, tuttavia sembra che ora la portata censoria dell’azienda sia divenuta più audace e severa. Un problema non da poco, se si considera che Facebook Inc. sia solita farsi scudo con un’interpretazione delle policy tanto faziosa che lo stesso Governo USA si è sentita in obbligo di definirla come «inesatta».

In questi giorni, reduce da una reazione di sdegno generale, l’azienda si sta impegnando massimamente a manipolare la narrazione dei quotidiani, così da assicurarsi che l’attenzione del pubblico venga immediatamente distolta altrove e che lo scandalo vada a sfumare in un nulla di fatto.

Ecco dunque che sbucano sul suo blog storie che sembrano confezionate appositamente per creare titoli accattivanti quali “cosa le persone guardano su Facebook” o “cosa stiamo facendo per combattere i grandi diffusori di disinformazione”, elementi utili a far dimenticare che Mark Zuckerberg si stia assicurando che studiosi e Governi non possano mai venire a capo di cosa succeda nei dietro le quinte della sua impresa.

[di Walter Ferri]

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