mercoledì 12 Novembre 2025
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La scoperta degli scienziati: la vita potrebbe essere possibile anche sui pianeti senz’acqua

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Per decenni, la comunità scientifica ha associato l’idea di abitabilità planetaria alla presenza di acqua liquida, in quanto senza di essa la vita come la conosciamo non poteva esistere. Tuttavia, esiste un altro tipo di fluido, detto “liquido ionico”, che potrebbe formarsi anche sulla superficie di pianeti rocciosi e fungere da ambiente adatto allo sviluppo di processi vitali: è quanto dettagliato in un nuovo studio condotto da ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT), sottoposto a revisione paritaria e pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences. Il tutto, spiegano gli autori, è stato scoperto inaspettatamente: gli scienziati stavano studiando particolari reazioni chimiche che riprodurrebbero alcuni meccanismi delle nubi di Venere, quando hanno scoperto che alcune composizioni produrrebbero proprio tale liquido, compatibile con alcuni processi vitali. «Consideriamo l’acqua necessaria per la vita perché è ciò di cui abbiamo bisogno sulla Terra», spiega la coautrice Rachana Agrawal, aggiungendo che «se includiamo il liquido ionico come possibilità, questo può aumentare drasticamente la zona di abitabilità per tutti i mondi rocciosi».

La ricerca, spiegano gli autori, si inserisce in un contesto in rapido sviluppo: con l’avvento di telescopi sempre più potenti, il numero di esopianeti noti è cresciuto a migliaia, ma gran parte di essi si trova in condizioni ritenute inospitali per l’acqua liquida. Finora, infatti, la definizione classica di abitabilità si è basata quasi esclusivamente su pianeti simili alla Terra – con oceani stabili e un’atmosfera protettiva – anche se, tuttavia, altri scenari presenti nel nostro stesso Sistema solare mostrano che i liquidi possono assumere forme diverse: lune ghiacciate come Europa sembrano custodire oceani sotterranei di acqua salata, mentre su Titano si osservano laghi di metano ed etano. Anche Venere offre un esempio inedito, con dense nubi di acido solforico che hanno spinto diversi ricercatori a ipotizzare forme di vita nelle sue atmosfere più temperate. In questo quadro, quindi, i liquidi ionici – che rimangono allo stato liquido a temperature e pressioni dove l’acqua non può esistere – aprirebbero una nuova strada. Proprio per le loro proprietà, tali sostanze risultano candidati ideali a ospitare reazioni biochimiche – ossia l’insieme di processi chimici su cui si fonda la vita – in ambienti fino a oggi esclusi dalle mappe dell’abitabilità.

Il liquido ionico si forma solo dove è presente glicina dopo l’esposizione all’acido solforico e il riscaldamento a bassa pressione. A sinistra: glicina aggiunta; a destra: nessuna. (a) Polvere di glicina applicata. (b) Acido solforico caldo aggiunto. (c) Dopo 24 ore, il liquido rimane solo sul lato della glicina: l’acido evapora completamente a destra. Credito: Rachana Agrawal

In particolare, il lavoro del MIT è nato nello studio delle nubi di Venere e dei metodi per analizzarne la composizione, ma ha portato a una scoperta inattesa: gli scienziati hanno osservato che, quando l’acido solforico interagisce con molecole organiche contenenti azoto, come l’amminoacido glicina, si formano stabilmente gocce di liquido ionico, persistenti anche in condizioni di calore e bassa pressione. Ulteriori esperimenti hanno poi mostrato che la reazione si verifica non solo con la glicina, ma con decine di composti differenti, inclusi frammenti di DNA e zuccheri, e che può avvenire persino su superfici rocciose simili al basalto. I risultati, quindi, indicano che questi liquidi si formano in un ampio intervallo di temperature, fino a circa 180 gradi Celsius, e in pressioni molto più basse di quelle terrestri. «Eravamo semplicemente stupiti che il liquido ionico si formasse in così tante condizioni diverse», commentano i coautori, sottolineando che persino piccoli depositi di materiale organico potrebbero dare origine a minuscole sacche liquide su mondi privi d’acqua. Tali oasi, spiegano i ricercatori, potrebbero resistere per anni o millenni e offrire un ambiente stabile a biomolecole come le proteine, anche se il passo successivo sarà testare se e quali ingredienti essenziali per la vita possano effettivamente sopravvivere e prosperare in questi fluidi. «Abbiamo appena scoperchiato il vaso di Pandora di nuove ricerche», afferma la coautrice Sara Seager, aggiungendo che se confermata, questa ipotesi allargherebbe in modo decisivo la definizione di mondo abitabile, spostando la frontiera della vita possibile ben oltre il confine dell’acqua.

India, da oggi in vigore i dazi del 50% sull’export negli USA

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Scatta oggi, 27 agosto 2025, il raddoppio dei dazi USA sulle esportazioni indiane: dal 25% al 50%. Motivata dagli acquisti di petrolio russo da parte di Nuova Delhi, la misura — formalizzata dal Dipartimento della Sicurezza Interna — prevede una tassa base del 25% più una sovrattassa punitiva uguale. Colpisce settori tradizionali dell’export indiano come tessuti, gioielleria, calzature, mobili, chimica, pelletteria, meccanica e prodotti ittici. Restano però esclusi comparti strategici quali elettronica e semiconduttori, farmaci, auto passeggeri, acciaio, alluminio e rame, per non intaccare filiere vitali per l’industria americana.

Global Sumud Flotilla: in partenza dall’Italia la flotta che vuole rompere l’assedio a Gaza

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La Global Sumud Flotilla è pronta a salpare dall’Europa verso la Striscia di Gaza. Decine di imbarcazioni, con a bordo «persone comuni (organizzatori, operatori umanitari, medici, artisti, sacerdoti, avvocati e marinai) che credono nella dignità umana e nel potere dell’azione non violenta», tenteranno di rompere l’assedio israeliano su Gaza via mare. Aprire un corridoio umanitario e porre fine al genocidio in corso del popolo palestinese sono le bussole di questa missione internazionale, che dall’Italia partirà ufficialmente il 31 agosto, dal porto di Genova. Nelle stesse ore salperanno altre imbarcazioni cariche di aiuti umanitari da Barcellona, cui si uniranno il 4 settembre rinforzi provenienti dalla Sicilia e dalla Tunisia. In queste ore tante voci provenienti dal mondo della cultura e dello spettacolo hanno dato risalto all’iniziativa, che riempie un vuoto istituzionale e ribadisce ancora una volta il sentimento del popolo italiano di fronte al massacro dei palestinesi.

«Il conto alla rovescia è cominciato. Molte barche partiranno dalla Sicilia il 4 settembre, mentre il 31 agosto barche cariche di aiuti umanitari partiranno da Genova. Questo è un movimento dal basso — dichiara Maria Elena Delia, del Consiglio Direttivo della Global Sumud Flotilla —, l’idea nasce da donne e uomini della società civile. Consapevoli che si tratta soltanto di una goccia in un oceano di bisogni, questo atto dimostra l’insofferenza e la determinazione di chi non accetta la paralisi del sistema internazionale e la complicità del nostro governo ed è pronto a intervenire per spezzare l’assedio e gettare una luce sui crimini di Israele», che proprio in queste ore sta preparando l’occupazione di Gaza City, dove attualmente vivono più di un milione di sfollati palestinesi. La Global Sumud Flotilla mette insieme le forze di tre iniziative a sostegno della Palestina: Freedom Flotilla, Global March to Gaza e Sumud Convoy, che già a inizio giugno hanno provato a rompere l’assedio israeliano sulla Striscia di Gaza, contando su migliaia di attivisti e volontari. La Freedom Flotilla ha tentato la strada marittima, mentre la Global March to Gaza e il Sumud Convoy quella terrestre. Tutte e tre hanno però trovato la repressione. Nel primo caso, l’esercito israeliano ha sequestrato l’equipaggio che portava aiuti a Gaza, rimpatriandolo dopo diversi giorni di carcere. Per quanto riguarda le iniziative via terra, a fare il lavoro sporco per Israele sono state rispettivamente le autorità egiziane e quelle libiche, che hanno bloccato migliaia di persone sul proprio territorio.

Gli attivisti provenienti da tutto il mondo hanno deciso di rispondere alla violenza e alla repressione alzando il tiro dell’organizzazione. Non più una sola imbarcazione ma un’intera flotta nonviolenta, composta da decine di imbarcazioni con a bordo centinaia di persone. Per chi resta a terra il compito di vegliare sulla missione, tenendo alta l’attenzione mediatica a suon di condivisioni, manifestazioni, scioperi. Il sito web e le pagine social della Global Sumud Flotilla sono in continuo aggiornamento (al momento risulta ancora possibile unirsi alla spedizione) e continueranno ad esserlo nel corso dei prossimi giorni. Nel nostro Paese l’iniziativa sta macinando visibilità e consensi, anche grazie ai tanti volti della cultura, dell’informazione e dello spettacolo — da Fiorella Mannoia ad Alessandro Barbero e Zerocalcare — che hanno deciso di non rimanere in silenzio.

Fino a venerdì 29 agosto, a Genova, il Global Movement to Gaza (la delegazione italiana della Global Sumud Flotilla, ndr), Music for Peace e il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (CALP) cureranno una mobilitazione generale per la raccolta di 45 tonnellate di generi alimentari da caricare sulle barche in partenza per Gaza, in un invito all’intera cittadinanza. Non è un caso che il ramo italiano della missione umanitaria parta da Genova. La città è diventata negli ultimi tempi simbolo dell’attivismo e della solidarietà verso il popolo palestinese sotto assedio. Poche settimane fa lo sciopero dei portuali ha ad esempio impedito a tre container contenenti materiale bellico diretto a Israele di sbarcare a Genova e La Spezia. Un copione già visto a giugno, quando la collaborazione tra i lavoratori di Marsiglia, Genova e Salerno aveva boicottato un altro carico di armi destinato a Israele, che in due anni di genocidio a Gaza ha ucciso più di 60mila persone, rendendo un inferno la vita umana a suon di crimini di guerra e contro l’umanità, tra cui l’uso della fame come arma e i bombardamenti degli ospedali. L’ultimo a essere colpito è stato il complesso medico Nasser, in un attacco che ha causato almeno venti vittime, tra cui 5 giornalisti. Chi racconta il genocidio è un obiettivo costante del regime israeliano, che in due anni ha ucciso più di 200 reporter — numeri mai registrati neanche nei due conflitti mondiali.

Il Venezuela dispiega navi militari sulle coste del Paese

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Il ministro della Difesa venezuelano, Vladimir Padrino López, ha annunciato che il Paese dispiegherà navi e droni militari per pattugliare le coste del Paese. L’annuncio arriva dopo che i media statunitensi e internazionali hanno riportato che gli Stati Uniti avrebbero inviato verso il Venezuela uno squadrone anfibio composto da tre navi da guerra, un incrociatore lanciamissili, un sottomarino d’attacco rapido e un totale di 4.500 soldati per combattere il narcotraffico. Padrino López ha parlato di un «significativo» dispiegamento di forze lungo la costa caraibica, e di navi «più a nord nelle nostre acque territoriali». Il Paese invierà inoltre 15.000 soldati al confine con la Colombia per combattere i gruppi del narcotraffico.

La Danimarca elimina l’imposta sui libri per incentivare la lettura

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In Danimarca, un libro costa più che altrove. Non per la carta, non per l’inchiostro, ma per una tassa: l’IVA al 25%, la più alta al mondo applicata al settore editoriale. Ora il governo ha deciso di eliminarla, con l’obiettivo dichiarato di invertire una tendenza piuttosto preoccupante: sempre meno giovani leggono, e l’alfabetizzazione scende.
L’annuncio è arrivato dal ministro della Cultura Jakob Engel-Schmidt, che ha dichiarato l’intenzione di proporre l’abolizione dell’IVA sui libri nel prossimo disegno di legge di bilancio. Il costo stimato dell’operazione è di circa 38 milioni di sterlin...

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L’agricoltura della Costiera Amalfitana diventa patrimonio dell’umanità

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I terrazzamenti agricoli della Costiera Amalfitana, modellati nei secoli con la tecnica della pietra a secco e coltivati con limoni, ulivi e viti, sono entrati nel patrimonio mondiale dell’agricoltura. Il riconoscimento, attribuito dal comitato scientifico della FAO nell’ambito del programma GIAHS, porta a 102 i siti globali tutelati, con l’Italia che raggiunge quota tre insieme agli ulivi di Assisi-Spoleto e ai vitigni del Soave. La candidatura, promossa dal Comune di Amalfi, mira a valorizzare un paesaggio unico e a estendere la tutela a tutta la Costiera, rafforzando sostenibilità e difesa idrogeologica.

Turchia, non si ferma la repressione: centinaia di arresti tra gli oppositori di Erdogan

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Nel silenzio stampa del mondo, gli episodi di repressione delle opposizioni in Turchia non si stanno fermando. Dopo l’avvio dell’ondata di arresti dello scorso marzo, inaugurata con l’incarcerazione del principale leader dell’opposizione, Ekrem İmamoğlu, le autorità turche hanno infatti continuato ad arrestare sindaci, politici e avvocati vicini alla maggiore forza di opposizione del Paese, il Partito Popolare Repubblicano (CHP). L’ultimo episodio risale proprio a oggi, martedì 26 agosto, con l’arresto di uno dei due legali di İmamoğlu. Erdoğan descrive la propria stretta repressiva come un’operazione di epurazione della corruzione dal Paese, per combattere «la piovra con tentacoli in tutta la Turchia e all’estero». Nel frattempo, il governo sta stringendo la morsa anche attorno ai gulenisti, i seguaci del movimento dell’ex alleato Fethullah Gülen, accusato di aver orchestrato il fallito colpo di Stato contro Erdoğan nel 2016.

L’ultimo episodio di repressione che ha coinvolto un esponente del CHP risale alla scorsa settimana. Ad essere arrestato è stato il sindaco di Beyoğlu, distretto di Istanbul, İnan Güney, assieme ad altre 44 persone; di queste, 27 sono state rilasciate sotto controllo giudiziario. Le accuse mosse a Güney sono le stesse rivolte agli altri esponenti del CHP, e lo ritraggono coinvolto in una fitta rete di frode e corruzione che affonderebbe le radici in tutto il Paese. L’arresto di Güney ha scatenato un’ondata di proteste da parte del CHP, che si è scagliato contro il presidente Erdoğan. In generale, la stretta repressiva dell’AKP (il partito del presidente) ha fatto esplodere un duro scontro con il principale partito di opposizione che, utilizzando la stessa metafora di Erdoğan, sostiene che la vera “piovra” sarebbe proprio l’AKP, «una struttura tentacolare di corruzione con molte armi, protetta dal silenzio e dall’impunità».

Prima di Güney, a luglio, le forze dell’ordine hanno portato avanti una massiccia operazione anticorruzione, che aveva portato all’arresto dei sindaci di Adana, Adalia e Adıyaman, anch’essi esponenti del CHP. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Reuters, da gennaio a luglio le autorità turche hanno arrestato oltre 500 esponenti dell’opposizione, e di questi almeno 220 sono stati incarcerati. I sindaci arrestati sono almeno 18. Secondo il New York Times, invece, dalla stretta repressiva inaugurata a marzo con l’arresto di İmamoğlu fino a metà agosto le autorità turche hanno arrestato 390 esponenti dell’opposizione. «Eppure la posizione geopolitica di Erdoğan», fa notare il NYT, «appare solida». Il quotidiano rileva come, nonostante l’aumento di arresti e l’uso della violenza nelle manifestazioni, media e governi occidentali non dicano una parola sulla condotta dell’AKP, attribuendo tale silenzio alla posizione privilegiata che il Paese ricopre nei dialoghi con la Siria e la Russia. Qualunque sia il motivo dietro l’assenza di condanne da parte dei governi occidentali, l’unica iniziativa a sostegno del CHP emersa è stata organizzata da alcuni sindaci ed ex sindaci europei (tra cui figura l’ex sindaco di Firenze, Dario Nardella), che hanno annunciato che visiteranno Istanbul per mostrare solidarietà a İmamoğlu.

Nell’ultimo mese, il ministro dell’Interno Ali Yerlikaya ha annunciato anche gli arresti di centinaia di persone accusate di far parte di reti di corruzione, gioco d’azzardo, contrabbando, droga e cybercrimini; gli annunci delle operazioni di polizia escono con un ritmo serrato almeno due o tre volte alla settimana. I bersagli, tuttavia, oltre ai membri del CHP, sono i gulenisti. Secondo lo Stockholm Centre for Freedom, ONG ritenuta vicina al movimento del defunto predicatore islamico, nelle ultime settimane le autorità turche avrebbero arrestato almeno 49 persone affiliate ai gulenisti. Fethullah Gülen era un predicatore turco dalle posizioni neo-ottomaniste; egli riteneva che l’Islam fosse conciliabile con il secolarismo e con le idee democratiche, era vicino al dialogo con Israele e, secondo alcuni, agli Stati Uniti. Nel corso degli anni, le sue idee si diffusero molto in Turchia e, nonostante i suoi seguaci si siano sempre detti disinteressati alla politica, finirono per essere sempre più influenti. Gülen è stato un vicino alleato di Erdoğan fino al 2016, anno in cui ci fu un tentativo di golpe militare che il presidente attribuì proprio ai seguaci del predicatore. Da allora, quella che l’AKP definisce Organizzazione del Terrore Gülenista (FETÖ) è stata dichiarata un’organizzazione terroristica.

La nuova ondata di repressione in Turchia è scoppiata lo scorso marzo, con l’arresto di Ekrem İmamoğlu, sindaco di Istanbul e principale leader dell’opposizione turca. İmamoğlu è stato eletto due volte sindaco di Istanbul, la prima nel 2019 e la seconda l’anno scorso. Con l’elezione del 2019, che si dovette ripetere per decisione di Erdoğan, İmamoğlu mise fine a circa 25 anni di governo dell’AKP. Con i suoi mandati da sindaco ha acquisito grande notorietà, diventando gradualmente il principale politico dell’opposizione turca. Il raid in casa sua è avvenuto solo due giorni dopo la decisione dell’Università di Istanbul di ritirare a İmamoğlu il diploma di laurea, requisito fondamentale per candidarsi alle elezioni. İmamoğlu, inoltre, è finito più volte al centro di vicende giudiziarie che l’opposizione giudica come tentativi di delegittimazione e di ostacolare una sua possibile candidatura. Il suo arresto è avvenuto poco prima della sua conferma come candidato alle prossime presidenziali, che si dovrebbero tenere nel 2028. Tuttavia, in molti ritengono che i cittadini possano essere chiamati alle urne ben prima, così da permettere la rielezione di Erdoğan, che ha esaurito il limite di mandati. Una modifica alla Costituzione turca introdotta dallo stesso Erdoğan nel 2017, infatti, prevede una sola rielezione per presidente, ma solo se il mandato arriva a scadenza naturale. Questo significa che, in caso di scioglimento del Parlamento, il presidente può ricandidarsi anche per un terzo mandato. L’arresto di İmamoğlu ha causato un forte moto di sollevamento popolare, che ha portato all’arresto di migliaia di persone.

Romagna: tempesta abbatte 265 alberi, ma i pini “a rischio” di Lido Savio rimangono in piedi

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La violenta tempesta che nel fine settimana ha colpito la riviera romagnola ha causato la caduta di 265 alberi. I pini di Lido di Savio, invece, quelli che il Comune di Ravenna vorrebbe abbattere perché ritenuti a rischio caduta, sono rimasti saldamente in piedi. A qualcuno potrebbe sembrare un paradosso, per non dire una vera e propria barzelletta: da un lato centinaia di tronchi spezzati a Milano Marittima, abbattuti da venti fino a 120 km/h, dall’altro i pini additati come pericolosi che, pur trovandosi a pochi chilometri dall’occhio del ciclone, hanno resistito alle raffiche senza muoversi di un centimetro. La contraddizione è evidente e alimenta la battaglia che da mesi porta avanti il comitato Salviamo i pini di Lido di Savio e Ravenna.

Secondo il piano approvato dall’amministrazione, finanziato con i fondi del PNRR, nel viale principale della piccola frazione balneare dovranno essere abbattuti 71 pini per lasciare spazio alla riqualificazione urbana prevista dal progetto Parco Marittimo. Un intervento da 17 milioni di euro che riguarda l’intera costa ravennate e che, secondo il Comune, non può prescindere dalla rimozione di alberi giudicati instabili. Una scelta contro cui cittadini e associazioni come Italia Nostra e WWF hanno presentato ricorsi, respinti dalla magistratura che ha condannato i ricorrenti anche al pagamento delle spese legali.

Sono state raccolte oltre duemila firme per chiedere all’amministrazione di rivedere il piano, salvando i maestosi pini che da 50 anni affiancano il viale e regalano ombra con le loro folte chiome verdi. Il Comune, da parte sua, ha sempre sostenuto che la decisione di abbatterli sia dovuta all’instabilità degli alberi, ritenuti a rischio caduta e quindi da eliminare.

Eppure la tempesta sembra avere rovesciato i ruoli: mentre a Milano Marittima e Rimini sono caduti platani, ulivi e soprattutto pini domestici, quelli di Lido di Savio, tanto discussi e già sottoposti a prove di trazione per dimostrarne la fragilità, sono rimasti intatti. Una beffa per chi, come il comitato cittadino, denuncia da tempo che le analisi del Comune siano viziate da metodi discutibili e che la rimozione dell’asfalto attorno alle radici rischi di creare instabilità piuttosto che eliminarla. Lo stesso inventore delle prove di trazione, l’esperto tedesco Lothar Wessolly, ha definito «inadeguati e fuorvianti» i test condotti su quegli alberi.

Gli attivisti parlano di un caso esemplare di “capro espiatorio”: l’albero come simbolo fragile e facile da abbattere per rassicurare la popolazione, mentre la vera sfida sarebbe quella di proteggerlo e curarlo. «Sarebbe facile gioire del fatto che i pini di Lido di Savio abbiano resistito alla tempesta – scrivono – ma il punto è un altro: gli alberi sono indispensabili per la salute pubblica, per la biodiversità, per la mitigazione delle isole di calore. Non vanno tagliati per paura, vanno salvaguardati e affiancati da nuove piantumazioni».

Dei 70 pini rimasti ne restano circa 40

Gli episodi di questo fine settimana segnano un punto a favore del comitato, che però in realtà sta perdendo la sua battaglia: già nei mesi scorsi il Comune, seppur con alcune pause dovute ai ricorsi in tribunale, ha iniziato l’opera di abbattimento e ora dei 70 pini rimasti ne restano circa 40, anch’essi destinati alla stessa sorte.

Il messaggio è chiaro: se oggi si sacrificano i pini con la scusa della sicurezza, domani saranno i tetti, gli edifici e le infrastrutture a crollare di fronte alla violenza crescente degli eventi climatici estremi. La tempesta ha dunque lasciato un’eredità amara: centinaia di alberi spezzati, ma anche un paradosso che pesa come un macigno sulle scelte politiche del Comune di Ravenna.

Come il business delle corse clandestine di cavalli sta arricchendo la mafia

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Fonte foto: LAV

No, la famosa “Febbre da Cavallo” che dà il titolo al cult movie con Gigi Proietti ed Enrico Montesano non è un fenomeno che coinvolge solo orde di semplici appassionati, ma anche affari miliardari illegali che vedono al centro il ruolo della criminalità organizzata. Le corse clandestine di esemplari equini rappresentano, infatti, una delle principali aree di influenza di Cosa Nostra, della ‘Ndrangheta e della Camorra. A svelarne meccanismi, protagonisti e profitti è il rapporto della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle Zoomafie, approvato lo scorso luglio, che fotografa le corse dei ca...

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Pakistan, pericolo inondazioni: evacuate 150mila persone

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Il Pakistan ha evacuato almeno 150.000 persone nelle aree lungo tre fiumi dopo essere stata avvisata dall’India di un imminente rilascio di acqua. I due Paesi sono da giorni colpiti da intense piogge, che hanno provocato centinaia di morti e feriti. Le piogge hanno causato anche il riempimento di due dighe indiane, che Nuova Dehli vuole aprire per liberare parte dell’acqua, aumentando il rischio di inondazioni per il Paese limitrofo. Dopo un primo avviso da parte dell’India, le autorità pakistane hanno iniziato le operazioni di evacuazione. Ieri è arrivato un secondo avviso sull’imminente rilascio di acqua dalla diga di Madhpour; le operazioni di evacuazione hanno coinvolto la regione pakistana del Punjab.