lunedì 29 Dicembre 2025
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Thailandia-Cambogia: via ai dialoghi per una tregua

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Oggi, 24 dicembre, i funzionari militari di Thailandia e Cambogia hanno iniziato i colloqui per una ripresa del cessate il fuoco. I colloqui arrivano due giorni dopo un incontro avvenuto a Kuala Lumpur, capitale della Malesia, mediato dall’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico e da Trump. Il dialogo avviato oggi durerà tre giorni. L’incontro rappresenta il passo più significativo da quando sono riesplosi i combattimenti e arriva sullo sfondo di scontri non ancora terminati, che finora hanno portato alla morte di almeno 86 persone.

Liquirizia: come riconoscere quella buona (e scartare il marketing)

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La liquirizia è una sostanza alimentare vittima di molti pregiudizi, che sono in genere frutto di scarsa o cattiva divulgazione e informazione. Si sente per esempio spesso dire che la liquirizia «aiuta a smettere di fumare», «fa alzare la pressione sanguigna», «macchia i denti», ma è veramente così? In realtà, la radice di liquirizia è un alimento ricco di proprietà salutari, ma i prodotti a base di questa sostanza disponibili in commercio che siano veramente validi sono molto pochi.

Proprietà nutritive e salutistiche

Un fiore di un cespuglio di liquirizia (Glycyrrhiza glabra)

La liquirizia è una pianta originaria dell’area mediterranea e mediorientale, e il suo nome botanico (Glycyrrhiza glabra) significa “radice dolce”. Molti ricorderanno da piccoli le caramelle gommose di liquirizia a forma di bobine, da srotolare e mangiare. Altri la conosceranno per l’uso in liquori, tisane o decotti. Tutti questi prodotti si ottengono dalla lavorazione della radice di questa pianta, il cui principio attivo caratterizzante è chiamato glicirrizina.

La liquirizia ha soprattutto delle ottime proprietà a beneficio del tratto digestivo, quindi stomaco e intestino, in particolare offre un aiuto naturale ed efficace in caso di acidità di stomaco, reflusso, gastrite, ulcera gastrica o stitichezza. Questo perché si tratta di un ottimo lenitivo, cioè una sostanza che lenisce (calma) i tessuti nel caso vi sia infiammazione dello stomaco o dell’intestino come in caso di gastrite o colite. 

L’emergenza dovuta al COVID-19 ha spinto diversi gruppi di ricerca ad analizzare quante più sostanze naturali possibili in grado di contrastare attivamente il virus, coadiuvando (e non sostituendo) le terapie farmacologiche con lo scopo di procurare un miglioramento delle condizioni senza portare all’insorgenza di ulteriori effetti collaterali sgraditi. Tra le molteplici sostanze testate, è stato dimostrato che la glicirrizina sia in grado di bloccare direttamente la replicazione del SARS-CoV-2 attraverso l’inibizione della relativa proteasi virale Mpro. Attraverso questi dati, pubblicati su un’importante rivista scientifica, i ricercatori ipotizzano che il consumo di prodotti contenenti glicirrizina, e quindi liquirizia nelle sue varie forme, possa portare un beneficio (anche se minimo, comunque non controindicato) ai pazienti affetti da COVID-19.

Prodotti di liquirizia in commercio

Foto di Gian Paolo Usai

A questo punto però occorre comprendere bene che come tante altre sostanze in commercio, ciò che ha effetti terapeutici e salutari degni di nota è soltanto la liquirizia preparata con metodo erboristico o comunque anche industriale ma prodotta seguendo determinati criteri di qualità, come vederemo tra un attimo. Questo va detto affinché i nostri lettori captino subito il messaggio di base: persino al supermercato troverete decine di caramelle e prodotti che sono definiti sulla confezione come “alla liquirizia” o “a base di liquirizia”, ma la realtà è che si tratta quasi sempre di caramelle con il 90% di zucchero, contenenti anche grasso di palma, aromi e colorante (per sopperire alla scarsa presenza di vera liquirizia) e infine c’è pure qualche traccia di liquirizia. Ed è inutile ribadire che questi prodotti è meglio non acquistarli perché la loro efficacia dal punto di vista dei benefici sulla salute è certamente pari a zero, anzi si portano dietro gli svantaggi dell’assunzione di zuccheri, aromi e altri additivi come i coloranti. 

Invece il discorso cambia quando ci troviamo di fronte – anche al supermercato e in alcune catene in particolare – a dei prodotti di reale qualità, dove l’unico ingrediente è la liquirizia. In questo caso tutti i principi attivi sono realmente concentrati e possiamo contare su una vera efficacia dal punto di vista nutrizionale e nutraceutico. Si possono trovare varie preparazioni da masticare come mentine, gessetti, tronchetti. E addirittura vi sono prodotti che sono fatti con una delle liquirizie più pregiate al mondo, quella della Calabria, in particolare quella prodotta sulla costa del Mar Ionio. 

Prodotto di qualità al supermercato, confetti di liquirizia pura e biologica di Calabria DOP. Foto di Gianpaolo Usai

In definitiva questa pianta spontanea – il cui nome scientifico Glycyrrhiza Glabra significa proprio “radice dolce” – è conosciuta e utilizzata da oltre tre millenni per le sue proprietà salutari: antinfiammatorie, cicatrizzanti, lassative, fluidificanti. 

La liquirizia fa alzare la pressione?

L’estratto di questa pianta lavorato poi in caramelle, confetti o liquore, può far alzare la pressione sanguigna solo se assunta in determinati quantitativi, e per alcune persone potrebbe essere addirittura un vantaggio! In realtà il problema di un innalzamento della pressione del sangue riguarda soprattutto i forti consumatori: uno studio recente dell’Anses, l’Agenzia nazionale francese per la sicurezza alimentare, basato sui 64 casi di intossicazione riportati tra il 2012 e il 2021, – la metà delle quali con gravi conseguenze – ha mostrato che le intossicazioni erano dovute però all’ingestione di forti quantità di bevande a base di liquirizia o di caramelle (una scatola o più al giorno), integratori assunti in dose maggiore rispetto alla prescrizione. Sulle confezioni destinate agli Stati Uniti la Food and Drug Administration (FDA) ha chiesto di indicare che chi soffre di ipertensione non deve consumare più di 3/4 pezzetti al giorno della classica liquirizia spezzata o 5/6 del formato più piccolo. 

In conclusione un consumo moderato e anche regolare di prodotti di alta qualità può offrire dei benefici per la salute, ma attenzione ai prodotti da supermercato iperzuccherati con aromi e coloranti (diffidare anche delle famose marche “alpine” che hanno nomi molti famosi, e leggere la lista ingredienti). Possibilmente rivolgersi sempre in Erboristeria per essere sicuri di acquistare un prodotto di qualità erboristica con caratteristiche di pregio e privo di ingredienti e additivi inutili come lo zucchero e gli aromi. 

Attentato a Mosca: morti 2 agenti e l’attentatore

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Stamattina in via Yeletskaya, nell’area meridionale di Mosca, si è verificato un attentato che ha ucciso 2 membri delle forze dell’ordine. L’attentato è stato effettuato vicino al luogo dove lo scorso 22 dicembre è stato ucciso il capo di stato maggiore russo Sarvarov. Da quanto comunica l’agenzia di stampa ufficiale russa Tass, gli agenti avrebbero visto una «persona sospetta» vicino alla loro auto di pattuglia, e si sarebbero avvicinati per trattenerlo; proprio in quel momento, è esplosa l’autobomba, uccidendo tanto i poliziotti quanto l’attentatore. Sono ancora in corso le indagini sull’accaduto.

Caccia, in Manovra la misura di FdI e Lega che introduce il “ritorno alle riserve”

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Tra emendamenti sulle armi e aumenti di pensione, nella legge di bilancio non poteva mancare anche un riferimento alle attività venatorie. Sono infatti due gli emendamenti – a firma De Carlo e Garavaglia, rispettivamente Fratelli d’Italia e Lega – presenti nella manovra che riguardano la caccia: con essi, la maggioranza intende permettere alle «aziende faunistico-venatorie» presenti nel nostro Paese di organizzarsi «in forma di impresa individuale o collettiva soggette a tassa di concessione regionale», riaprendo al lucro nelle attività di caccia dopo quasi 50 anni. A lanciare l’allarme è Lega per l’Abolizione della Caccia (LAC), che parla di «ritorno delle riserve di caccia a pagamento». Le misure, così come la legge di bilancio, sono state approvata ieri – 23 dicembre – dal Senato, e ora passeranno alla Camera.

Gli emendamenti alla legge di bilancio a firma De Carlo e Garavaglia sono rispettivamente il numero 6.0.8 e il numero 6.0.7; essi, dal contenuto pressoché identico, vogliono «autorizzare, regolamentandola, l’istituzione di aziende faunistico-venatorie, organizzate in forma di impresa individuale o collettiva soggette a tassa di concessione regionale»; permettono, insomma, alle attuali aziende faunistico-venatorie, istituti privati senza scopo di lucro con finalità naturalistiche, di organizzarsi e operare sotto forma di impresa, e, dunque, di guadagnare per la loro attività. «Le concessioni», continuano gli emendamenti «sono corredate di programmi di conservazione e di ripristino ambientale al fine di garantire l’obiettivo naturalistico e faunistico, conservando, ripristinando e migliorando l’ambiente naturale e la sua biodiversità. In tali aziende la caccia è consentita nelle forme e nei tempi indicati dal calendario venatorio secondo i piani di abbattimento». La caccia, dunque, resta una attività gestita dagli enti pubblici.

Abolendo il divieto di lucro, denuncia la LAP, gli emendamenti di FdI e Lega compiono un importante passo avanti per il sostanziale ripristino delle riserve di caccia, scomparse con la legge n. 968 del 1977. Essa stabiliva che «la fauna selvatica italiana costituisce patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale», introducendo la regolamentazione delle attività venatorie da parte dello Stato e il passaggio dal diritto soggettivo di cacciare alla caccia controllata; la legge sarà poi sostituita dalla legge n. 156 del 1992, che passa dalla caccia controllata a quella programmata. 

Non solo salute: la terapia forestale può alleggerire la spesa pubblica

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terapia forestale risparmio

Camminare in un bosco è una medicina per il corpo e per l’anima. Farlo seguendo i consigli di uno psicoterapeuta, affinando vista e olfatto, con il silenzio in sottofondo, e dimenticandosi di cellulare e interferenze varie, è una vera e propria terapia, chiamata appunto terapia forestale, con risultati clinici riconosciuti.
In Asia, e in particolare in Giappone, la terapia forestale non è una novità: pratiche come lo Shinrin-yoku – i celebri “bagni di foresta” – sono diffuse da decenni e riconosciute come strumenti utili per la salute pubblica, tanto da essere integrate in programmi ufficiali ...

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Perso il contatto con il jet del capo dell’esercito libico

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Turchia e Libia hanno perso i contatti con un jet in cui si trovava Mohamed Ali Ahmed Al-Haddad, capo dell’esercito libico. L’aereo era partito dall’aeroporto Esenboga di Ankara, Turchia, ed è scomparso dai radar poco dopo la partenza. Il ministro degli Interni turco ha dichiarato che prima di sparire dai sistemi di tracciamento l’aereo ha inviato un segnale di atterraggio di emergenza nei pressi di Haymana. A bordo, oltre al capo dell’esercito libico, sono presenti altre 5 persone. Le autorità si sono mobilitate per cercare l’aereo. Alcuni media riportano che il jet si sarebbe schiantato portando a supporto il video di una telecamera urbana; non è attualmente possibile confermare tale versione.

Israele ha approvato 19 nuove colonie illegali in Cisgiordania

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JENIN, CISGIORDANIA OCCUPATA – Il governo israeliano ha dato il via libera ufficiale alla creazione di 11 nuove colonie e ha legalizzato 8 avamposti illegali in Cisgiordania occupata. Salgono così a 69 gli insediamenti – illegali secondo il diritto internazionale – che il governo di Netanyahu ha approvato negli ultimi tre anni. Prima di allora, dalla fine degli anni ‘90, non erano quasi state approvate nuove colonie né legalizzati avamposti. Secondo l’organizzazione israeliana Peace Now, la recente approvazione aumenta il numero di colonie in Cisgiordania di quasi il 50% dall’insediamento dell’attuale governo, ossia da 141 insediamenti nel 2022 ai 210 odierni. Senza contare gli outpost, le occupazioni di terre illegali anche secondo la legge israeliana, che segnano l’inizio di una nuova, futura colonia, i cui numeri sono esplosi dal 7 di ottobre ad oggi. “Stiamo impedendo la creazione di uno Stato terrorista palestinese sul territorio. Continueremo a sviluppare, costruire e insediarci nella terra dei nostri antenati”, ha affermato il ministro di estrema destra Smotrich, uno dei leader del movimento per la colonizzazione della Cisgiordania.

Circa la metà degli avamposti si trova nell’entroterra della Cisgiordania, mentre gli altri sono distribuiti in modo più o meno uniforme lungo la Linea Verde che separa il territorio da Israele. Due degli insediamenti – Ganim e Kadim – erano stati evacuati in base ai termini dell’accordo di disimpegno del 2005, con cui Israele si era ritirato unilateralmente da Gaza e da quattro avamposti illegali in Cisgiordania. Gli altri due, Homesh e Sa Nur, sono stati formalmente ricostituiti nel maggio di quest’anno. Per Smotrich, “dopo vent’anni, stiamo riparando a una dolorosa ingiustizia e riportando Ganim e Kadim sulla mappa degli insediamenti”. Un altro gesto che mostra i passi indietro di Israele rispetto a quello che le dichiarazioni delle Nazioni Unite continuano a chiedere allo Stato sionista, ossia di smantellare le colonie e ritirarsi dalla Cisgiordania.

Continua a una velocità sorprendente il piano di colonizzazione e frammentazione della Palestina occupata dal 1967; i coloni e l’esercito continuano a sgomberare comunità palestinesi, demolendo abitazioni e distruggendo i mezzi di sussistenza di migliaia di famiglie, mentre avanzano le costruzioni di nuovi insediamenti illegali e la loro legalizzazione da parte di Tel Aviv. Il tutto promosso e finanziato esplicitamente del governo di Netanyahu, che la settimana scorsa ha approvato il bilancio dello Stato includendo un piano di spesa di circa 720 milioni di euro per l’espansione degli insediamenti e la legalizzazione degli avamposti costruiti senza autorizzazione governativa.
Secondo un recente rapporto del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, l’espansione degli insediamenti in Cisgiordania è al suo tasso più alto almeno dal 2017, quando le Nazioni Unite hanno iniziato a monitorare tali dati. Nel rapporto si legge anche come continuano ad aumentare esponenzialmente le unità abitative avanzate, approvate o messe in gara d’appalto; solo nel 2025, sono 47.390, rispetto alle circa 26.170 del 2024. “Queste cifre rappresentano un forte aumento rispetto agli anni precedenti”, ha aggiunto, sottolineando che tra il 2017 e il 2022 sono state aggiunte in media 12.815 unità abitative all’anno. Guterres ha condannato l’espansione “incessante”, affermando che “continua ad alimentare le tensioni, impedisce ai palestinesi di accedere alla loro terra e minaccia la fattibilità di uno Stato palestinese pienamente indipendente, democratico, contiguo e sovrano”.

Intanto, a Gaza, le nuove regole israeliane sulle ONG rischiano di privare ulteriormente centinaia di migliaia di persone di cure mediche. È la denuncia di Medici Senza Frontiere, una delle più grandi organizzazioni mediche che opera nella Striscia, che rischia di essere buttata fuori dal territorio a partire dal 1 gennaio 2026 a causa delle nuove misure introdotte dal governo di Tel Aviv per la registrazione delle organizzazioni non governative internazionali. “Il sistema sanitario di Gaza è ormai distrutto, e se le organizzazioni umanitarie indipendenti ed esperte perdessero la possibilità di operare, ne conseguirebbe un disastro per i palestinesi. Chiediamo alle autorità israeliane di garantire che le ONG internazionali possano continuare a operare in modo imparziale e indipendente a Gaza. La risposta umanitaria, già limitata, non può essere ulteriormente ridotta,” denuncia l’organizzazione, che opera dal 1989 sul territorio.

Secondo la nuova misura introdotta a partire dal 2026 le richieste di registrazione verrebbero respinte da Israele per quelle “organizzazioni coinvolte nel terrorismo, nell’antisemitismo, nella delegittimazione di Israele, nella negazione dell’Olocausto, nella negazione dei crimini del 7 ottobre”. Ma come ha spiegato all’AFP Yotam Ben-Hillel, un avvocato israeliano che sta sostenendo diverse ONG, nelle sfumature della “delegittimazione di Israele” potrebbe rientrare “ogni piccola critica” fatta all’operato dello Stato sionista. “Non sappiamo nemmeno cosa significhi realmente delegittimazione. Ogni organizzazione che opera a Gaza e in Cisgiordania e vede cosa succede e ne riferisce potrebbe essere dichiarata illegale, perché si limita a riferire ciò che vede”.

Il Ministero israeliano per gli Affari della Diaspora e la Lotta all’Antisemitismo ha dichiarato che finora sono state respinte quattordici delle circa 100 domande presentate, 21 sono state approvate e le restanti sono ancora in fase di esame. Tra le ONG escluse dalle nuove regole figurano Save the Children, una delle più note e longeve a Gaza, dove aiuta 120.000 bambini, e l’American Friends Service Committee (AFSC). A queste organizzazioni sono stati concessi 60 giorni per ritirare tutto il loro personale internazionale dalla Striscia di Gaza, dalla Cisgiordania occupata e da Israele, e non potranno più inviare aiuti umanitari attraverso il confine con Gaza.

Il forum che riunisce le agenzie delle Nazioni Unite e le ONG che operano nella zona ha rilasciato giovedì una dichiarazione in cui esorta Israele a “rimuovere tutti gli ostacoli”, compresa la nuova procedura di registrazione, che “rischiano di compromettere la risposta umanitaria”.

MSF supporta attualmente sei ospedali pubblici e ne gestisce due da campo, oltre a sostenere quattro centri sanitari e a gestire un centro di alimentazione per persone affette da malnutrizione. Le attività dell’ONG aiutano quasi mezzo milione di persone a Gaza. Il bando dell’ONG, così come di altre organizzazioni internazionali che lavorano nella Striscia, rischia di togliere l’accesso alle cure mediche essenziali gran parte della popolazione di Gaza, dando il colpo finale alla già catastrofica condizione umanitaria nell’area.

Yemen, scambio di 2900 prigionieri tra Houthi e governo

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L’inviato speciale delle Nazioni Unite nello Yemen, Hans Grundberg, ha annunciato che il gruppo yemenita Ansar Allah, meglio noto con il nome di Houthi, e il governo riconosciuto internazionalmente hanno concordato uno scambio di 2.900 prigionieri. Di preciso, Ansar Allah consegnerà circa 1.700 prigionieri, mentre il governo ne consegnerà 1.200. L’accordo è stato mediato dall’Oman e sarà facilitato dalla Croce Rossa Internazionale. Esso arriva in un contesto di tensioni tra il governo riconosciuto e il gruppo separatista del Consiglio di Transizione Meridionale, supportato dagli Emirati Arabi, che dopo avere lanciato una offensiva contro il governo centrale è arrivato a conquistare circa il 50% del Paese.

Scuola, il Consiglio d’Europa boccia l’Italia sul sostegno: docenti precari e senza formazione

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Il sistema italiano di inclusione scolastica è stato preso di mira dal Consiglio d’Europa. Il Comitato europeo dei diritti sociali ha infatti stabilito all’unanimità che l’Italia viola il diritto degli insegnanti di sostegno «a guadagnarsi la vita con un lavoro liberamente intrapreso» a causa del ricorso massiccio a contratti precari e perché circa il 30% dei docenti non possiede la formazione specializzata necessaria. Il medesimo verdetto afferma che questa situazione compromette il «diritto ad un’istruzione inclusiva degli alunni con disabilità», ostacolato dalla precarietà e dalle carenze formative del personale. La decisione, giunta a seguito di un ricorso presentato dall’Associazione Professionale e Sindacale (Anief) nel 2021, analizza la situazione fino al marzo 2025.

Nelle motivazioni della decisione, il Comitato di Strasburgo prende atto delle difese presentate dal governo italiano, il quale riconosce l’alto numero di assunzioni a tempo determinato ma ne sottolinea l’inevitabilità parziale, «data la difficoltà di prevedere in anticipo le esigenze specifiche a causa di numerose variabili quali il numero di alunni con disabilità e bisogni speciali che arrivano e lasciano la scuola, le richieste di trasferimento degli insegnanti, i congedi per malattia, i pensionamenti». La sentenza, tuttavia, pur riconoscendo alcuni miglioramenti legislativi e «un impegno significativo da parte del governo nel soddisfare la richiesta di sostegno», mette in luce dati allarmanti. Dall’anno scolastico 2010/2011 al 2022/2023, gli alunni con disabilità sono aumentati del 243%, passando da 139mila a 338mila. Nello stesso periodo, il numero degli insegnanti di sostegno è cresciuto del 248%, da 94.430 a 234.460. Tuttavia, ha messo nero su bianco il Comitato, «questo aumento degli insegnanti di sostegno è in gran parte dovuto a un forte incremento dei contratti a tempo determinato, passati dal 4,19% nel 2010/2011 al 46,18% nel 2023/2024».

Il Comitato osserva che per l’anno scolastico 2024/2025 è stata istituita una procedura di assunzione straordinaria per ridurre la precarietà, ma poiché «la nuova procedura non è stata ancora pienamente attuata non ha modo di valutarne l’impatto». Sul fronte cruciale della formazione, la condanna è netta: «pur riconoscendo gli sforzi compiuti dal governo per aumentare l’offerta formativa e semplificarne l’accesso, secondo i dati ufficiali dell’Istat del febbraio 2024, un insegnante di sostegno su tre non ha completato la specializzazione richiesta». Quanto sancito del Consiglio d’Europa, organo distinto dalle istituzioni dell’Unione Europea e dedicato alla tutela dei diritti umani, non comporta sanzioni dirette, ma costituisce una pesante nota di biasimo internazionale. La pronuncia fotografa infatti un sistema che, nonostante gli sforzi e gli incrementi di organico, continua a poggiare su basi fragili, lasciando nella precarietà una fetta enorme dei suoi specialisti e, di conseguenza, mettendo a rischio la qualità dell’inclusione per centinaia di migliaia di studenti con disabilità.

La precarietà, ad ogni modo, non risparmia neppure i docenti “ordinari”. Anche per loro, negli ultimi anni, i contratti a termine sono cresciuti in modo significativo. I dati ministeriali e le rilevazioni sindacali indicano che, al 24 settembre, risultavano attivi 182.641 contratti a tempo determinato tra posti comuni e di sostegno; sottraendo i circa 76.100 contratti sul sostegno si ottengono circa 106.541 contratti “non-sostegno” a termine. Inoltre, analisi comparate mostrano che il precariato docente complessivo è più che raddoppiato nell’ultimo decennio: si è passati da poco più di 100.000 contratti a termine nel 2015 a oltre 230.000 nel 2023/24, segnalando una crescita strutturale della dipendenza da supplenze.

Leonardo Maria Del Vecchio: l’ereditiere che sta cercando di costruire un impero mediatico

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Dopo il tentativo di ingresso nel gruppo Gedi, editore tra gli altri di la Repubblica e La Stampa, Leonardo Maria Del Vecchio mette ora un piede nel cuore dell’editoria italiana acquisendo il 30 per cento de Il Giornale, attraverso la sua holding di investimento LMDV. L’entrata del quartogenito del fondatore di Luxottica nel giornale fondato da Indro Montanelli nel 1974 inaugura la creazione di un impero mediatico e riattiva un copione ricorrente della storia economica italiana: il passaggio dei grandi patrimoni familiari dall’industria e dalla finanza al controllo dei luoghi in cui si forma e si orienta il discorso pubblico.

In un Paese attraversato da una crisi strutturale dell’editoria, l’arrivo di un azionista “forte” non porta solo capitali, ma ridefinisce equilibri, pone interrogativi sull’indipendenza delle redazioni e riapre il tema, mai risolto, del pluralismo reale dell’informazione. Prima di virare “a destra” con l’accordo sul Giornale, Del Vecchio aveva presentato un’offerta da circa 140 milioni di euro per le testate del gruppo Gedi, rifiutata da John Elkann. Archiviata quella trattativa, l’ereditiere ha chiuso l’ingresso nel quotidiano milanese per una cifra stimata intorno ai 30 milioni, affiancando Antonio Angelucci, già proprietario di altre testate e parlamentare della Lega. Parallelamente, sono proseguono le interlocuzioni per l’acquisto della maggioranza di QN – Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione – controllata dalla famiglia Monti Riffeser. Letta nel suo insieme, la strategia appare coerente, volta a costruire una presenza trasversale nell’editoria nazionale, nonostante un comparto che non promette rendimenti elevati, ma offre prestigio, relazioni e una capacità indiretta di incidere sull’agenda pubblica e politica. Le reazioni dei media all’operazione non si sono fatte attendere: è il caso di Repubblica, che ha proposto un ritratto insolitamente severo di Del Vecchio una volta passato alla “concorrenza”, quando in passato aveva adottato per lui toni lusinghieri dalle sue stesse colonne.

Leonardo Maria Del Vecchio, già in grado di esercitare un peso significativo sulle pagine economiche dei principali quotidiani del Paese, era finito lo scorso anno al centro della cronaca giudiziaria, con l’accusa di aver fatto sorvegliare alcuni familiari, contestata dall’interessato e tuttora al vaglio della magistratura. Se la sua immagine pubblica è spesso associata a quella di un giovane ereditiere, deciso e ambizioso, un ritratto più critico emerge facendo i conti in tasca al quarto dei sei figli del fondatore di Luxottica. Negli ultimi anni, il rampollo ha adottato una strategia di espansione basata su un significativo ricorso all’indebitamento, con passivi che superano diverse centinaia di milioni di euro. Del Vecchio è capo delle strategie di EssilorLuxottica e presidente di Ray-Ban, ma gli investimenti personali passano attraverso LMDV Capital Srl, che controlla altre 17 società. Ed è proprio sulla sua holding che grava una parte consistente di questi debiti. Il bilancio 2024, approvato a fine ottobre, chiude con ricavi di 66,9 milioni di euro e il primo utile netto di appena 31.917 euro dopo le perdite di -1,855 milioni del 2023 e -1.129 euro del 2022, l’anno di avvio. Il patrimonio netto ammonta a 156,443 milioni di euro, di cui però 146,728 milioni di euro è indisponibile, accantonata a riserva di rivalutazione. I debiti della holding – saliti da 92 a 358 milioni – sono finanziati in parte con prestiti bancari e in parte tramite obbligazioni interne garantite dallo stesso Del Vecchio tramite fideiussioni personali. Il ricorso alla leva finanziaria non si limita ai soli prestiti, ma coinvolge anche garanzie personali rilasciate a favore di importanti istituti di credito, a testimonianza di una elevata esposizione individuale nel sostegno della holding. Questi debiti, sebbene coperti da asset e partecipazioni di valore, delineano un quadro in cui la liquidità “reale” e la solidità finanziaria appaiono meno scontate di quanto il patrimonio familiare possa far credere.

In questo contesto, l’ingresso in un settore poco redditizio come quello dell’editoria assume una valenza ulteriore: non solo una mossa di prestigio, ma anche un tentativo di rafforzare notorietà e relazioni in una fase in cui la struttura finanziaria personale e societaria è sotto pressione. Leonardo Maria Del Vecchio potrà anche rivendicare autonomia e buone intenzioni, ma finché l’editoria resterà terreno di conquista delle grandi famiglie, ogni promessa di rinnovamento continuerà ad assomigliare a una variazione su una storia già vista.