mercoledì 19 Novembre 2025
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Diretta: Accordo firmato: inizia il vertice a porte chiuse

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Ha preso il via nelle prime ore della mattina di oggi, 13 ottobre, lo scambio di ostaggi tra Israele e le sigle della resistenza palestinese. In cambio degli ultimi 20 ostaggi israeliani rimasti vivi nella Striscia di Gaza e dei corpi dei deceduti, verranno infatti rilasciati circa 2000 palestinesi prigionieri nelle carceri israeliane, tra i quali membri di Hamas, del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e della Jihad Islamica. I primi sette ostaggi israeliani sono stati consegnati nelle mani della Croce Rossa questa mattina e sono rientrati in Israele. Degli ostaggi palestinesi, 1700 circa provengono da Gaza, mentre 250 stavano scontando sentenze a vita: di questi ultimi, un centinaio dovrebbero essere trasferiti in Cisgiordania, 15 a Gerusalemme Est e i restanti a Gaza. Una grande folla si è radunata a Ramallah, in Cisgiordania, e Khan Younis, presso l’ospedale Nasser (nel sud della Striscia), per accogliere i propri cari di ritorno dalle carceri israeliane. Nel frattempo, il presidente statunitense Donald Trump è atterrato all’aeroporto di Ben Gurion, a Tel Aviv.


Nel suo intervento davanti ai giornalisti, il presidente egiziano al Sisi ha affermato di «sognare un Medio Oriente senza armi» e ha consegnato a Trump L’Ordine del Nilo, la più grande onorificenza del Paese. Ha poi preso la parola Trump, che ha affermato che Hamas manterrà il proprio ruolo come forza di polizia a Gaza per un «certo tempo» senza fornire confini temporali precisi.


L’Emiro del Qatar, Erdogan, Trump e il presidente egiziano Al Sisi hanno firmato il documento dell’accordo. Dopo la firma, Trump ha tenuto un discorso ringraziando tutti i presenti. Terminato il discorso, è iniziata una riunione a porte chiuse tra tutti i leader presenti.


Il vertice di Sharm el Sheikh per l’accordo è iniziato. Presenti in sala rappresentanti da Stati Uniti ed Egitto, che presiederanno l’incontro, Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito, Paesi Bassi, Grecia, Norvegia, Ungheria, Cipro, Turchia, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Autorità Nazionale Palestinese, Giordania, Bahrein, Iraq, Kuwait, Oman, Armenia, Azerbaigian, Canada, Giappone, India, Indonesia e Pakistan. Tra i nomi noti, anche l’ex premier britannico Tony Blair.


Il presidente egiziano al Sisi ha dichiarato che a novembre l’Egitto ospiterà un vertice per la ricostruzione della Striscia, a cui ha invitato tutti i partecipanti al summit previsto per oggi. L’annuncio di al Sisi è arrivato in seno all’incontro a due che sta tenendo con Trump davanti ai giornalisti.


“La fase due dell’accordo a Gaza è già iniziata”. Sono queste le parole utilizzate da Donald Trump nella conferenza stampa che precede l’incontro di Sharm el-Sheikh. Non è chiaro esattamente cosa intenda Trump con questa affermazione. Il suo piano prevede un percorso a 20 punti per raggiungere la pace nella Striscia; la seconda fase prevedrebbe l’istituzione di un corpo internazionale per gestire Gaza e i negoziati per il disarmo della Striscia e di Hamas.


Le brigate di Al Qassam, braccio armato di Hamas, hanno annunciato che oggi rilasceranno i corpi di 4 dei 28 ostaggi defunti a Israele. La notizia non è stata accolta con favore dai ministri estremisti israeliani, che volevano la consegna di tutti i corpi entro il tramonto. Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha parlato di una “violazione degli accordi”, e affermato che la mancata consegna di tutti i corpi sarà trattata come un mancato rispetto dei patti.


L’aereo di Trump è arrivato all’aeroporto di Sharm el-Sheikh, dove è stato accolto dal presidente egiziano Al Sisi. Meloni, Macron, Starmer ed Erdogan e i rappresentanti qatarioti sono già arrivati in Egitto.


L’aereo presidenziale statunitense è partito verso Sharm el-Sheikh, dove oggi si terrà la firma dell’accordo di pace tra i mediatori. Tra i presenti, Donald Trump e il presidente egiziano al Sisi, che presiederanno l’incontro. Con loro, tra gli altri, rappresentanti qatarioti, il presidente turco Erdogan, il Segretario Generale della NATO Guterres, il presidente francese Macron, il primo ministro del Regno Unito Starmer, e gli omologhi di Spagna e Italia Sanchez e Meloni.

Dopo la ratifica dei mediatori è previsto un altro incontro tra Trump, al Sisi e leader e rappresentanti di decine di Paesi arabi e islamici.


I pullman pieni di ostaggi palestinesi entrati a Khan Younis sono arrivati all’ospedale di Nasser, situato nel medesimo Governatorato. Dalle informazioni disponibili non è ancora chiaro quante persone siano arrivate nella Striscia, ma le immagini mostrano almeno 4 bus pieni di persone.


Gli ostaggi palestinesi iniziano ad arrivare nella Striscia. Secondo quanto comunica il gruppo di sostegno ai detenuti palestinesi Samidoun i primi pullman di ostaggi hanno attraversato il valico di Kerem Shalom (tra Israele, Gaza ed Egitto) attorno alle 14:15. Verso le 14:40, riporta Quds News, i bus sono giunti a Khan Younis, il secondo Governatorato più a sud della Striscia.


Durante il discorso di Trump, i deputati del partito Hadash Ayman Odeh e Ofer Cassif sono stati allontanati per avere esposto un cartello con la scritta “genocidio”. Odeh e Cassif hanno iniziato a esporre il cartello mentre gli altri deputati hanno rumoreggiato e battuto le mani sui banchi, creando una situazione di confusione nell’aula, che ha interrotto brevemente il discorso del presidente. Hadash è un partito di sinistra che si definisce “non-sionista”, a favore dei diritti del popolo palestinese. In passato, Odeh e Cassif sono già finiti in mezzo alla bufera mediatica per avere contestato il governo Netanyahu e il genocidio in Palestina, venendo anche rimossi temporaneamente dal loro incarico.


l presidente Trump ha concluso il suo discorso al parlamento israeliano augurandosi che il futuro “sia degno della nostra eredità”.


Il presidente USA Donald Trump ha iniziato il suo discorso al parlamento israeliano, definendo la giornata odierna “una storica alba per il Medioriente”. Il presidente ha ringraziato il mondo arabo che ha contribuito “per fare pressione su Hamas e liberare gli ostaggi”, definendo l’operazione “una storica vittoria per Israele”. Durante il discorso Ayman Odeh, membro del parlamento, ha interrotto Trump brevemente per chiedere il riconoscimento dello Stato di Palestina. “Solo la fine dell’occupazione e il riconoscimento dello Stato di Palestina accanto a Israele porteranno giustizia, pace e sicurezza a tutti” aveva scritto Odeh sul proprio account X.


Il quotidiano israeliano Times of Israel riporta che tutti i 2000 palestinesi detenuti nelle carceri israeliane la cui liberazione era prevista nell’ambito degli accordi di cessate il fuoco sono stati rilasciati: tra questi vi sono i 250 condannati all’ergastolo e altri 1718 arrestati nel corso dell’offensiva militare israeliana contro Gaza.


I primi pullman con a bordo alcuni degli ostaggi palestinesi sono giunti a Ramallah, in Cisgiordania, mentre alcuni pullman sono in viaggio dalla prigione di Negev, nel sud di Israele. Al loro arrivo, sono stati accolti da migliaia di persone in festa.


Associated Press riporta che nei pressi della prigione di Ofer, in Cisgiordania, un veicolo corazzato dell’esercito israeliano ha sparato gas lacrimogeni e proiettili di gomma contro i palestinesi in attesa del ritorno dei prigionieri, mentre alcuni droni volavano sulle loro teste. Subito dopo, sono stati diffusi volantini nei quali veniva riportato che chiunque appoggiasse quelle che vengono definite da Israele “organizzazioni terroristiche” palestinesi sarebbe stato arrestato. “Siete stati avvisati” riporta il volantino, che AP riferisce di aver visionato.


In un messaggio diffuso sui propri social, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha definito quella odierna una “giornata storica”, affermando che la liberazione degli ostaggi israeliani è “un risultato straordinario, frutto della determinazione della diplomazia internazionale e dell’attuazione della prima fase del Piano di pace del presidente americano Donald Trump”. Ora, aggiunge Meloni, inizia una “nuova fase”, ovvero “consolidare il cessate il fuoco e dare piena attuazione all’accordo per costruire un futuro di pace e stabilità duratura”, un programma che “L’Italia continuerà a sostenere con convinzione”.


Ripetendo quanto già dichiarato a bordo del suo Air Force One, in partenza per Tel Aviv, durante la visita alla Knesset il presidente Trump ha risposto affermativamente alla domanda “La guerra è ufficialmente finita?”.


Nella Striscia di Gaza le famiglie attendono il rientro dei propri cari dalle prigioni israeliane. L’Ufficio Stampa del Governo palestinese ha riferito ai media che “circa 7 mila dipendenti del governo stanno partecipando ai preparativi per dare il benvenuto ai palestinesi detenuti che dovranno essere rilasciati nell’ambito dell’accordo di cessate il fuoco”. Nel video, una madre attende il rientro del proprio figlio a Gaza.


Il presidente Trump è arrivato alla Knesset, dove terrà un discorso. Il presidente israeliano Isaac Herzog ha ringraziato Trump “per tutto quello che ha fatto per riportare a casa i nostri ostaggi” e “per l’impegno nel costruire un futuro migliore e di pace nella nostra regione”.


Times of Israel riporta che la prigione di Ofer, in Cisgiordania, sta preparando i 250 prigionieri condannati all’ergastolo che dovranno essere liberati oggi, insieme ad altri 1718 detenuti di Gaza che verranno liberati dalla prigione di Ketziot, nel Negev. I prigionieri di Ofer, tutti detenuti perchè accusati di aver condotto attacchi mortali, dovrebbero rientrare in Cisgiordania attraverso il checkpoint di Beitunia, vicino a Ramallah. Sette prigionieri saranno scortati a Gerusalemme Est, presso le proprie abitazioni, mentre altri sette saranno espulsi all’estero. Alle famiglie dei detenuti di Gerusalemme Est, convocate questa mattina nel quarier generale della polizia, sarebbe stato intimato di non festeggiare.


Si stima che siano ancora decine di migliaia i palestinesi incarcerati nelle prigioni israeliane, tra i quali moltissimi bambini, detenuti in condizioni disumane, sottoposti a torture quotidiane e trattamenti degradanti. Il numero è incerto, ma si stima si aggiri intorno alle 10 mila persone (prima del 7 ottobre 2023 il numero stimato era di circa cinquemila). La metà si trova in detenzione amministrativa, ovvero si trova rinchiusa senza processo, senza accuse e senza la possibilità di vedere tutelato il proprio diritto a una difesa equa. Molti si trovano in carcere semplicemente per aver espresso solidarietà ai gazawi. Come raccontato da un ex detenuto palestinese a L’Indipendente, le celle sono sovraffollate, le condizioni igieniche pessime (“ho ricevuto lo shampoo sei volte in un anno”, racconta) e il cibo distribuito dai militari non è sufficiente per sfamare le persone, mentre i pestaggi e altre forme di tortura sono all’ordine del giorno.


Secondo quanto riferito da Quds Network, tutti gli ostaggi israeliani ancora vivi a Gaza sono stati consegnati alla Croce Rossa. Al momento, secondo quanto riferiscono corrispondenti di Al-Jazeera, i mezzi della ICRC si trovano a Deir el-Balah per trasportare gli ostaggi fuori dalla Striscia.


Il presidente Donald Trump è atterrato all’aeroporto di Ben Gurion e nelle prossime ore incontrerà le famiglie degli ostaggi e terrà un discorso alla Knesset.


I palestinesi a Gaza fischiano e cantano mentre i veicoli della Croce Rossa con a bordo i primi sette ostaggi lasciano la Striscia di Gaza verso Israele.


L’IDF ha fatto sapere che la Croce Rossa ha in custodia i primi sette ostaggi israeliani e li sta trasferendo verso l’esercito e le forze di sicurezza israeliane a Gaza. Gli ostaggi verranno poi caricati su elicotteri e trasferiti in Israele.


Le brigate Al-Qassam hanno reso pubblica la lista di ostaggi israeliani ancora vivi che verranno rilasciati oggi dalla resistenza palestinese: Elkana Bohbot, Matan Angrest, Avinatan Or, Yosef-Haim Ohana, Alon Ohel, Evyatar Davud, Guy Gilboa-Dalal, Rom Braslavski, i gemelli Gali e Ziv Berman, Eitan Mor, Segev Kalfon, Maxim Herkin, Eitan Horn, Bar Kupershtein, Omri Miran e i fratelli David e Ariel Cunio, oltre ai soldati Nimrod Cohen e Matan Zangauker.


Presso l’ospedale Nasser di Khan Younis, nel Sud della Striscia, sono iniziati i preparativi per accogliere i prigionieri palestinesi che verranno rilasciati.


In un comunicato stampa, la Croce Rossa ha fatto sapere di aver iniziato una “delicata operazione miltifase” per lo scambio degli ostaggi israeliani con i prigionieri palestinesi.

Francia, nasce secondo governo Lecornu per varare finanziaria

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Emmanuel Macron ha convocato nuovamente Sébastien Lecornu per formare il suo secondo esecutivo in meno di una settimana con l’obiettivo centrale di varare la legge di bilancio entro fine anno. Il nuovo governo “di scopo”, composto da 34 ministri, è formato da figure in parte nuove, provenienti dalla società civile, e di giovani parlamentari: un tentativo di superare le ostilità tra le forze politiche. Lecornu afferma che “conta soltanto l’interesse del Paese” e conferma diversi ministri chiave (Economia, Esteri, Conti pubblici) mentre cambia il titolare degli Interni, affidandolo al prefetto di Parigi Laurent Nuñez. La sfida è ottenere la fiducia in Assemblea nazionale e presentare la manovra finanziaria martedì prossimo.

Nel mondo è crollata la mortalità per malattie croniche e non infettive

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Nel decennio che ha preceduto la pandemia di Covid-19, la mortalità globale per malattie croniche è diminuita in quattro Paesi su cinque, segnando quello che viene ritenuto un progresso senza precedenti nella lotta contro le principali cause di morte non infettive come cancro, malattie cardiache e ictus: è quanto emerge da un nuovo rapporto condotto da un team di ricercatori dell’Imperial College di Londra in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sottoposto a revisione paritaria e pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet. Analizzando i dati di ben 185 Paesi, g...

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Messico, inondazioni e frane: 41 morti

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Nell’ultima settimana, il Messico è stato colpito da una forte ondata di piogge, che hanno causato frane e inondazioni in diverse regioni del Paese. Secondo l’ultimo bilancio aggiornato delle autorità, le piogge avrebbero causato un totale di 41 morti. Nello Stato di Veracruz, uno dei più colpiti, sono caduti 540 millimetri di pioggia, che hanno causato la fuoriuscita del fiume Cazones. Le strade della città di Poza Rica sono state allagate con oltre 4 metri di acqua, e l’amministrazione ha dispiegato migliaia di soldati per liberare le strade bloccate e cercare i superstiti tra i detriti.

Perugia-Assisi: oltre 50.000 in marcia per la pace

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“Imagine all the people”. La marcia Perugia Assisi di quest’anno ha voluto richiamare sin dal suo motto il celebre inno alla pace di John Lennon per «immaginare un futuro migliore». L’evento culminato nel corteo di oggi, domenica 12 ottobre, ha visto la partecipazione di oltre 50.000 persone, che, partite dal capoluogo umbro, sono arrivate ad Assisi attorno alle 15; è stato preceduto dall’ottava edizione dell’ONU dei popoli, assemblea con esponenti della società civile volta a promuovere i diritti umani e il diritto internazionale. Agli incontri, a cui ha presenziato anche la Relatrice speciale per i territori palestinesi occupati Francesca Albanese, si è parlato di diversi temi, con particolare attenzione proprio sul genocidio in Palestina, e si è celebrato l’ottantesimo anniversario della fondazione delle Nazioni Unite.

La manifestazione della pace di quest’anno è stata una delle edizioni più partecipate degli ultimi tempi. L’evento è iniziato attorno alle 8, quando le persone hanno iniziato a radunarsi  presso i giardini del frontone di Perugia; qui è intervenuta la sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi, che ha poi ceduto la parola al primo cittadino di Betlemme, città in Cisgiordania. Tra le varie persone invitate a parlare, anche la Relatrice speciale, che si è espressa sul piano di pace di Trump e Netanyahu: «Nel piano di pace proposto da Trump e Netanyahu ci sono troppi assenti. Anzitutto i palestinesi, cooptati da tecnocrati. Dove sono?», ha detto Albanese. «Dove è la Cisgiordania e dove è la giustizia?» ha aggiunto. «Quello che è stato fatto a Gaza non è l’esito di un terremoto ma frutto di un piano intenzionale voluto ed eseguito al fine di distruggerla. Si parla di una ricostruzione sulle macerie e sulle fosse comuni ma non di ricucire lo strappo fatto all’anima di quel popolo. Sono molto preoccupata». Dopo i vari interventi, il corteo ha iniziato a sfilare verso Assisi, con rappresentanti di centinaia di organizzazioni, sindaci da tutta Italia, sindacati, esponenti della Chiesa, partiti politici e volti noti della società civile.

L’evento di quest’anno richiama la nota canzone del defunto componente dei Beatles John Lennon, per invitare i partecipanti a «immaginare tutte le persone vivere insieme in pace». Proprio “Immagina” è stata la parola chiave della manifestazione di oggi e di quelle che l’hanno preceduta nei mesi. Il programma “Immagina” è infatti iniziato ad agosto 2024, con l’obiettivo di immaginare un percorso per un futuro diverso, fatto di «responsabilità, capacità, politica». I punti saldi del progetto erano quelli di promuovere gli investimenti nell’educazione, estendere la mobilitazione contro la guerra, aprire un dialogo sul ruolo delle istituzioni e «costruire il progetto di pace che manca».

Estonia: chiusa una strada di frontiera con la Russia

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L’Estonia ha temporaneamente chiuso l’accesso a una strada che attraversa un tratto di territorio russo. La scelta arriva dopo una presunta segnalazione di un gruppo di soldati russi che stazionavano nella strada. La strada, lunga circa un chilometro, è situata nell’Estonia sud-orientale e percorre un’area di territorio russo che si estende nel Paese. Normalmente, la strada è percorribile senza permesso, ma non è consentito fermarsi.

Il caso di Carlo Bertini: licenziato dalla Banca d’Italia per aver parlato troppo

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«Nella mia carriera mi sono trovata di fronte a cose spaventose, nei confronti delle quali mi è stato detto che dovevo essere una statua di marmo, ossia farmele scivolare addosso come l'acqua. E questa cosa mi ha aperto gli occhi su come in Italia e nel mondo si fa carriera». Ora che è stato licenziato in via definitiva dalla Banca d'Italia, Carlo Bertini avrà forse ripensato a quel consiglio che davanti ad un caffè gli diede Alessandra Perrazzelli, all'epoca vice direttrice generale dell'istituto di Via Nazionale e membro del Direttorio, nonché Cavaliere al merito della Repubblica dal 2021. D...

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Sudan, attacchi in una città: 60 morti

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I gruppi di attivisti sudanesi hanno denunciato una serie di attacchi nella città di al-Fashir, in seguito ai quali sarebbero stati uccisi almeno 60 civili. I gruppi hanno accusato i ribelli delle Forze di Supporto Rapido dell’aggressione, e le RSF hanno smentito le accuse. Gli attacchi, specificano gli attivisti, sarebbero stati effettuati con due droni e otto colpi di artiglieria, e avrebbero preso di mira un rifugio per sfollati. La città di al-Fashir è sotto assedio da tempo da parte delle RSF. I gruppi di attivisti riportano che la situazione umanitaria in città risulta particolarmente critica, e che quotidianamente morirebbero decine di persone.

Gaza: 500mila tornano tra le macerie

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A due giorni dall’entrata in vigore del cessate il fuoco a Gaza, i cittadini della Striscia stanno iniziando a tornare nelle proprie case. In questi giorni, sono più di mezzo milione i palestinesi che sono rientrati a Gaza City dopo essere stati forzatamente sfollati dall’esercito israeliano; nel mentre, il Programma Alimentare Mondiale ha iniziato a distribuire i beni di prima necessità, fornendo pagnotte di pane alle famiglie, e ha iniziato a spedire i primi carichi di aiuti verso i diversi corridoi umanitari che si apprestano a essere aperti. Intanto, si avvicina il momento dello scambio degli ostaggi, che dovrebbe iniziare domani mattina, mentre in parallelo in Egitto, a Sharm el-Sheikh, avverrà la ratifica dell’accordo da parte dei mediatori. Il vertice sarà presieduto dal presidente egiziano Al Sisi e da Trump, e vedrà la partecipazione anche di leader arabi, Macron, Starmer, e Giorgia Meloni.

I cittadini della Striscia hanno iniziato il proprio esodo verso casa sin dall’entrata in vigore del cessate il fuoco, lo scorso venerdì. La maggior parte delle persone sta marciando da sud verso nord, percorrendo la strada costiera di Al Rashid. I più viaggiano dal campo di Al Mawasi, nel Governatorato di Khan Younis, il secondo più a sud della Striscia, verso Gaza City o verso le città del Governatorato di Nord Gaza, i centri maggiormente colpiti dalla invasione terrestre israeliana. Ieri, la protezione civile palestinese ha fornito una stima delle sole persone che stavano rientrando a Gaza City parlando di almeno mezzo milione di persone. La stessa capitale oggi risulta per una buona parte distrutta: le forze israeliane vi hanno infatti lanciato un assedio lo scorso settembre, come sorta di evoluzione del piano Carri di Gedeone; nell’arco di un mese di invasione terrestre le IDF hanno portato avanti ingenti operazioni di demolizione, distruggendo parte delle torri abitative e strutture sanitarie della città. Proprio riguardo agli ospedali, ieri il ministero della Salute ha pubblicato le foto dell’ospedale pediatrico Al Rantisi – l’unico di Gaza City -, che a oggi risulta completamente distrutto.

In generale, la situazione sanitaria non è delle migliori: secondo il direttore generale degli ospedali nella Striscia, Muhammad Zaqout, nei pochi ospedali operativi i pazienti risultano ammassati, con un tasso di sovraffollamento che tocca picchi del 250%. Da quanto comunica Zaqout, il 60% dei medicinali e il 70% delle forniture di laboratorio sono ormai esauriti, e ancora nessuno dei rifornimenti urgenti previsti per gli ospedali e i magazzini della Striscia è arrivato nella Striscia. La protezione civile, intanto, continua a disseppellire corpi di feriti e defunti. Sebbene gli attacchi di Israele siano diminuiti di intensità, inoltre, da venerdì si sono verificati alcuni episodi di aggressione. La situazione alimentare non è migliore. Il PAM ha pubblicato un comunicato in cui annuncia che 170 metri cubi di cibo sono ora in viaggio per le principali vie di accesso alla Striscia, tra Egitto, Giordania, Cisgiordania, e Ashdod (città portuale israeliana); l’obiettivo è raggiungere 1,6 milioni di palestinesi di qui ai prossimi tre mesi. Il PAM ha anche dichiarato che fornirà assistenza economica ai cittadini di Gaza e che per ora è riuscito a raggiungere solo 140.000 persone; in questi giorni, intanto, ha consegnato circa 100.000 pagnotte di pane da due chili al giorno.

Intanto il mondo si prepara per la giornata di domani, che risulterà decisiva sotto diversi fronti. Il diplomatico palestinese Osama Hamdan ha dichiarato all’agenzia di stampa AFP che lo scambio degli ostaggi dovrebbe iniziare domani mattina; la medesima agenzia di stampa riporta che lo scambio dovrebbe terminare entro il tramonto dello stesso giorno. I gruppi palestinesi dovranno consegnare tutti gli ostaggi israeliani – vivi e morti – e riceveranno in cambio 1.950 palestinesi di cui 250 ergastolani. Ancora ignota la lista finale di prigionieri e ostaggi palestinesi che verranno liberati. Nel frattempo, il presidente egiziano Al Sisi inizia a imbastire il tavolo per la ratifica dell’accordo da parte dei mediatori. Al vertice di domani saranno presenti lo stesso Al Sisi e Trump (che presiederanno l’incontro), Meloni, Macron, il premier britannico Keir Starmer, l’omologo spagnolo Pedro Sánchezrappresentanti qatarioti, e il Segretario Generale dell’ONU Guterres. Hamas non sarà presente al tavolo, e sarà rappresentata da Qatar ed Egitto; questa mattina, tre membri della delegazione qatariota sono morti in un incidente in macchina avvenuto nella stessa Sharm el-Sheikh. Non risulta ancora chiaro, infine, se Israele parteciperà. In seguito a questo incontro, Al Sisi e Trump ospiteranno un secondo summit con i vertici di oltre 20 Paesi arabi e islamici per trattare dell’istituzione della nuova forza internazionale che dovrebbe guidare la fase di transizione a Gaza.

Pakistan-Afghanistan: scontri a fuoco sul confine

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Nella notte tra ieri e oggi, domenica 12 ottobre, sono scoppiati scontri a fuoco tra Pakistan e Afghanistan. Gli scontri hanno interessato sei punti di controllo sulla frontiera tra i due Paesi; i talebani afghani sostengono di avere catturato tre avamposti pakistani, mentre i funzionari pakistani affermano di avere distrutto alcuni degli avamposti talebani. Ignoto il numero di morti e la effettiva situazione sul campo. Gli attacchi sono stati lanciati dai soldati talebani, in risposta a un attacco aereo che la scorsa settimana si è abbattuto su Kabul e che l’Afghanistan attribuisce al Pakistan. Il Pakistan accusa a sua volta i talebani di sostenere i gruppi separatisti che operano al confine.