martedì 25 Novembre 2025
Home Blog Pagina 32

Dal 12 novembre per entrare nei siti porno bisognerà dimostrare di essere maggiorenni

0

Dal 12 novembre scatterà l’obbligo di identificazione per l’accesso ai siti porno, al fine di dimostrare la maggiore età. A disciplinare il nuovo obbligo è una delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM), attuativa del decreto Caivano, che tra le altre cose ha introdotto il divieto per i minori di accedere a contenuti pornografici. L’AGCOM ha così individuato 48 siti — a partire dai più famosi, come PornHub, Youporn e Xvideos — che entro il 12 novembre dovranno dotarsi di un sistema di controllo, affidato ad aziende esterne, per verificare l’età dei visitatori. Di fronte al rischio della violazione della privacy, l’AGCOM ha provato a tranquillizzare gli italiani ricorrendo al principio del “doppio anonimato”, un meccanismo che punta a minimizzare i dati raccolti e a limitarne le finalità, non azzerando però il rischio insito nel ricorso alle tecnologie di controllo.

Il 12 novembre si chiuderà il cerchio aperto dal governo Meloni con l’approvazione del decreto Caivano, che nel 2023 ha introdotto il divieto per i minori di accedere a contenuti pornografici, in quanto minano “il rispetto della loro dignità e compromette il loro benessere fisico e mentale, costituendo un problema di salute pubblica“, come scritto nell’articolo 13-bis del decreto-legge. Ad attuare questo punto è stata una delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM), approvata in primavera con una scadenza di adeguamento — pena sanzioni progressive fino al blocco dell’accesso in Italia — fissata appunto al 12 novembre. Da quella data, i visitatori di siti vietati a minori (oltre a quelli pornografici la stretta riguarderà anche i siti di scommesse e di vendita di alcolici o sigarette) dovranno identificarsi su un’app o un portale attraverso la scansione di un documento, la quale genererà l’autorizzazione necessaria ad accedere. Questo processo seguirà, nelle intenzioni dell’AGCOM, il meccanismo del “doppio anonimato”, con l’obiettivo di limitare i dati raccolti dalle aziende di controllo alla sola età dell’utente, “dimenticando” le altre informazioni. In questo modo, il sito pornografico non dovrebbe conoscere l’identità del visitatore e l’app di controllo non dovrebbe essere in grado di risalire alla sua attività di ricerca. Il condizionale è d’obbligo, dal momento che i rischi legati alla profilazione e alla violazione della privacy non sono nulli. Sul sistema che vieta di conservare le copie dei documenti forniti e incrociare dati, suscettibile di essere manomesso, veglieranno l’AGCOM e il Garante per la protezione dei dati personali.

Quella della sorveglianza non è l’unica questione sul tavolo. Come successo altrove per casi analoghi, la misura dovrebbe infatti essere aggirabile con una semplice Rete Privata Virtuale (VPN), il cui utilizzo è sempre più diffuso tra i giovani, gli stessi su cui si è abbattuto il controllo voluto dal governo Meloni. Non a caso nelle ultime ore, le ricerche con oggetto VPN, 12 novembre e AGCOM hanno visto un’impennata, come dimostrano i dati disponibili su Google Trends.

I super-ricchi emettono quattromila volte la Co2 del 10% più povero del mondo

0

Ogni super-ricco emette quattromila volta l’anidride carbonica di una persona che fa parte della fascia meno abbiente della popolazione, è quanto emerge dall’ultimo rapporto Oxfam, che dimostra come le diseguaglianze economiche abbiano grandi conseguenze anche dal punto di vista ambientale. Così, mentre la politica spesso si concentra nel colpire le auto vecchie di chi non può permettersi di cambiarla o le stufe a legna, scopriamo che il principale problema per le emissioni sono i jet privati dei paperoni, che solcano liberamente i cieli sopra alle teste delle persone normali.

Nello specifico, l’analisi di Oxfam rivela che il 10% più abbiente della popolazione mondiale è responsabile del 48% delle emissioni globali di CO₂, mentre la metà più povera dell’umanità ne produce appena l’8%. Ma sono i vertici della piramide a inquinare in modo sproporzionato: una persona appartenente all’1% più ricco emette in media 75 tonnellate di CO₂ all’anno, contro le 0,2 tonnellate di una persona nel 10% più povero. Questo significa che i più ricchi emettono 375 volte di più dei più poveri. E lo 0,1% superiore, con 298 tonnellate pro capite, arriva a emettere quasi quattromila volte tanto.

La differenza è ancor più smaccata se si considera l’uso del cosiddetto “carbon budget”, la quantità di CO₂ che, secondo gli studi, ogni abitante del pianeta avrebbe a disposizione per rispettare i limiti stabiliti dai Trattati per il clima. Dal 1990, l’1% più ricco ha consumato da solo il 15% di questo budget globale. Le emissioni dirette, però, sono solo la punta dell’iceberg. I super-ricchi possiedono, controllano e investono nelle corporation più inquinanti. Oxfam ha calcolato che nel 2024 le emissioni legate agli investimenti di 308 miliardari – derivanti dalle società di cui possiedono almeno il 10% – hanno totalizzato 586 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente, più delle emissioni combinate di 118 paesi. Se fossero una nazione, si classificherebbero come il quindicesimo paese più inquinante al mondo. In media, le emissioni di investimento pro capite annuali di un miliardario sono 1,9 milioni di tonnellate di CO₂e, che è 346mila volte superiore a quelle della persona media. Quasi il 60% dei loro investimenti è in settori ad alto impatto climatico, come i combustibili fossili.

Questo potere economico si traduce in un’influenza politica schiacciante. Le grandi multinazionali inquinanti spendono miliardi in attività di lobbismo per indebolire le politiche che vorrebbero imporre un tetto alle loro emissioni. Alla COP29, spiega il rapporto, «1.773 lobbisti del carbone, del petrolio e del gas hanno avuto accesso», un numero superiore a tutte le delegazioni nazionali tranne tre. Inoltre, meccanismi opachi come l’ISDS permettono alle aziende di citare in giudizio gli Stati che introducono normative ambientali, con cause che spesso colpiscono i paesi più poveri.

Sottolineando che il futuro del pianeta dipende dalla capacità di fermare il «saccheggio climatico» di una piccola élite, Oxfam avanza raccomandazioni chiare per invertire tale pericolosa rotta: tassare la ricchezza e i redditi elevati, imporre tributi sulle attività e i beni di lusso ad alto impatto (yacht, jet privati), tassare gli extra-profitti delle grandi aziende e riformare i meccanismi di regolazione finanziaria per evitare che il capitale continui a finanziare nuovi progetti fossili. Serve anche limitare l’influenza politica dei grandi investitori, vietando donazioni e attività lobbistiche dei maggiori inquinatori.

Creta, sparatoria a Vorizia: morti e feriti

0

Spari con morti e feriti sono avvenuti sabato mattina a Vorizia, nel comune di Phaistos, sull’isola greca di Creta. Secondo i media locali, un gruppo armato ha aperto il fuoco nel villaggio, uccidendo almeno due persone — un uomo di 35 anni e una donna — e ferendone circa 15. L’attacco potrebbe essere una rappresaglia per l’esplosione di un ordigno avvenuta la sera precedente in una casa in costruzione della zona. Polizia e soccorsi sono intervenuti sul posto e le indagini sono in corso. Le autorità non hanno fornito dettagli né confermato eventuali arresti.

Libertà e conformismo: Gibran e Pasolini

0
Allora un eremita, che visitava la città una volta l’anno, si fece avanti e disse: Parlaci del Piacere.
Ed egli rispose, dicendo:
Il piacere è un canto di libertà,
Ma non è la libertà.
È la fioritura dei vostri desideri,
Ma non è il loro frutto.
È un richiamo profondo verso una vetta,
Ma non è il fondo né il culmine.
È l’uccello in gabbia che prende il volo,
Ma non è lo spazio imprigionato.
Sì, in verità il piacere è un canto di libertà,
E io vorrei che lo cantaste a cuore aperto; ma temo che a cantarlo perdereste il cuore.

(da G. Kahlil, Gibran. Il profeta, 1923)

Il piacere ha una forma indeterminata: ha la consistenza di un canto che tuttavia non può celebrarsi come libertà. Esce dai confini che esso stesso ha determinato, si presenta come un fiore perché sboccia ma non si può raccogliere come un frutto dei desideri. Il piacere sfugge, vola, eppure c’è. Il piacere è contraddizione a cielo aperto, non può essere circoscritto dai sentimenti, esalta ma non appaga. E il cuore non può sostenerlo.

Questa profezia di Gibran, cioè questa dimostrazione che le parole non possono dire i sentimenti, ci incoraggia a trattare la libertà come una sfida indicibile, che nessuno può dire davvero in che cosa consista. Saziare i bisogni, come Gibran mostra altrove a proposito dell’amicizia, qui nel desiderio e nella libertà è fuori luogo, al massimo illude.

Stavo leggendo Pasolini per ricordarlo nel suo anniversario e mi sono imbattuto in questa espressione, da un suo articolo dell’ottobre 1973: «il canone del conformismo è una fonte di violenza». C’è un ordine, un ordine qualsiasi che emana da norme non scritte, eppure potenti: «Norme per eccellenza. Le norme della normalità», annota Pasolini. E ancora: «Quasi sempre i conformisti sono teppisti: cioè oppongono al vero scandalo della ricerca libera e critica, il falso scandalo dell’accettazione di una cultura stabilita».

Conformismo e piacere stanno dunque in una contraddizione originaria e permanente. Il conformismo non può generare vero piacere e quindi va a provocare violenza verso chi si allontana dalle norme della normalità.

Dobbiamo dunque diventare profeti, non distruggere le gabbie ma insegnare a volare, puntare alla vetta trascurando quale sia il fondo, quello che abbiamo lasciato, e la vetta, quella che forse non raggiungeremo mai.

Il profeta non è uno che azzecca le previsioni ma è un oracolo che trasmette verità enigmatiche, forse anche scomode, che si rivelano lentamente o improvvisamente, comuque lontane da qualsiasi calcolo. La libertà, per finire, è imponderabile, è irraggiungibile perché sposta sempre più in là o più in qua la propria meta. Coincide con la vita stessa.

«Sono infatti scrittore – afferma Pasolini in un altro suo pezzo giornalistico, anche questo raccolto poi in Descrizioni di descrizioni (Einaudi 1979, p. 170): e questo rapporto di nostalgia per la intensità, la completezza, la purezza della  vita – che si manifesta solo nelle vite altrui, sia in quelle tragiche che in quelle ridicole, sia in quelle povere che in quelle ricche – è il rapporto che mi permette di esprimerla…al di là del male e del bene…, di cui faceva parte la lotta degli sfruttati contro gli sfruttatori, di una cultura potenziale contro la cultura reale».

Una profezia permanente dunque che mezzo secolo dopo Pasolini o cent’anni dopo Gibran si misura come infinita e misteriosa apertura dell’intelligenza del cuore.

Tanzania: la presidente Hassan rieletta con il 97% dei voti

0

La presidente della Tanzania, Samia Suluhu Hassan, è stata rieletta con oltre il 97% dei voti in elezioni segnate da violenze e dall’esclusione dei principali candidati dell’opposizione, alcuni dei quali incarcerati. Il partito Chadema, estromesso dal voto e il cui leader è sotto processo per tradimento, denuncia l’uccisione di centinaia di persone da parte delle forze di sicurezza durante le proteste scoppiate il giorno delle elezioni. Hassan, al potere dal 2021 dopo la morte di John Magufuli, avrebbe cercato di consolidare il suo controllo politico. Il governo ha imposto coprifuoco, lockdown e il blocco di internet, limitando le informazioni e la libertà di stampa.

Più sostanze, più solitudine: la Generazione Z secondo il rapporto Espad 2024

1
solitudine sostanze ESPAD Generazione Z

Nei giovani d’oggi aumenta il consumo di sostanze e diminuiscono relazioni e condivisione. È la fotografia impietosa che emerge dall’ultimo rapporto EspadItalia, relativo al 2024, che, grazie al lavoro dei ricercatori dell’Istituto di fisiologia clinica del CNR, prova a restituire una fotografia dei comportamenti a rischio tra gli studenti delle scuole superiori di secondo grado. Con il titolo “Sotto la superficie – le nuove sfide degli adolescenti tra rischi e quotidianità” lo studio ha analizzato il comportamento di oltre 20mila studenti, 52% maschi e con il 62% di minorenni, che provengono in maniera equilibrata da aree urbane o rurali.

A maggio la EUDA (European Union Drugs Agency), l’agenzia europea che studia, monitora e coordina le politiche sulle droghe e le dipendenze in Europa nata dall’evoluzione dell’EMCDDA, aveva sottolineato che nel 2024 il progetto European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs (ESPAD) ha compiuto i 30 anni dalla nascita dell’iniziativa sul monitoraggio dei comportamenti a rischio degli adolescenti in Europa in 37 Paesi partecipanti. “Sebbene l’attenzione resti concentrata sui comportamenti e sulle tendenze connesse all’uso di sostanze”, spiegavano, “questa edizione introduce una nuova attenzione particolare per il benessere mentale e le attività di prevenzione, riconoscendo la crescente importanza di questi aspetti nel determinare gli esiti per la salute degli adolescenti. Con l’evolversi dei comportamenti di questa fascia di età, il monitoraggio a lungo termine ESPAD continua a fornire informazioni essenziali per orientare gli sforzi di prevenzione e di definizione delle politiche, garantendo che le risposte rimangano efficaci e pertinenti”. E infatti il rapporto, oltre ad analizzare l’utilizzo di stupefacenti, farmaci, e stimolanti, si sofferma sulle abitudini dei ragazzi nei confronti del gioco d’azzardo, di internet, delle relazioni sociali, del gaming, di tendenze come quella degli hikikomori e nei comportamenti violenti.

Soddisfazione personale, internet e digitale

La soddisfazione personale rimane stabile intorno al 60%, ma con un calo rispetto ai livelli pre-pandemici. Le ragazze riportano sistematicamente livelli più bassi di autostima e benessere, un segnale di un disagio psicologico che continua a crescere anche dopo l’emergenza sanitaria. Le relazioni familiari restano un punto di riferimento: quasi l’80% degli studenti si dichiara soddisfatto del rapporto con i genitori, anche se cresce la quota di chi segnala conflitti o mancanza di dialogo. Sul fronte delle amicizie, l’83% afferma di avere un buon rapporto con i propri coetanei, ma un terzo riferisce di aver avuto problemi significativi con gli amici, un dato che suggerisce un indebolimento del tessuto relazionale.

Il digitale è ormai un’estensione strutturale della vita quotidiana dei giovani. Il 93% utilizza Internet ogni giorno e la maggioranza trascorre oltre quattro ore online, soprattutto le ragazze. L’attività più diffusa è l’uso di chat e social network (90%), seguita dalla fruizione di contenuti multimediali (83%) e dalla ricerca di informazioni (79%). I ragazzi, invece, risultano più coinvolti nel gaming e nell’accesso a siti per adulti. Ma il dato più preoccupante riguarda l’uso problematico di Internet: irritabilità, ansia quando si è offline, perdita di sonno e isolamento sociale sono indicatori di una vera e propria dipendenza digitale. I ricercatori fanno notare che: “In generale, l’uso a rischio di internet tende a diminuire con l’aumentare dell’età. A 15 anni, il 13% degli studenti si colloca in una condizione di rischio (M=9,6%; F=16%), percentuale che raggiunge il picco a 16 anni con il 14% (M=12%; F=17%) e che si riduce progressivamente fino a toccare l’11% tra i 19enni (M=9,9%; F=12%).

Il rapporto segnala inoltre la crescita dei fenomeni come hikikomori, “ghosting” e le “challenge online”, le “prove” che mescolano vulnerabilità psicologica, pressione sociale e spettacolarizzazione del rischio. In particolare il fenomeno degli hikikomori, giovani “che scelgono di isolarsi in modo prolungato dalla società, rinunciando progressivamente a qualsiasi forma di contatto sociale diretto”, è considerato in aumento, così come il “ghosting”, pratica che si riferisce all’interruzione dei contatti con amici, partner e conoscenti, soprattutto attraverso i dispositivi elettronici. “Nel 2024, circa il 41% degli studenti tra i 15 e i 19 anni ha affermato di essere stato ghostato o di aver ghostato, soprattutto le ragazze (M=33%; F=49%) confermando quanto il fenomeno sia sempre più diffuso”.

Un capitolo cruciale del rapporto è dedicato alla violenza tra pari, che coinvolge una parte significativa degli adolescenti, con forme che vanno dalle zuffe alle aggressioni vere e proprie. Spesso la violenza viene ripresa e diffusa online, trasformandosi in spettacolo e strumento di consenso nel gruppo dei pari. Si delinea così un modello di socialità ambivalente, in cui l’approvazione digitale pesa più dell’empatia reale. Basti pensare che la metà degli studenti è stata vittima di cyberbullismo almeno una volta nella vita, e il 47% nel corso dell’ultimo anno.

Consumo di sostanze

A livello di consumo di sostanze la cannabis è ancora la sostanza illecita più comunemente consumata, sebbene la prevalenza di uso nella vita sia scesa al livello più basso dal 1995, con il 27% che ha detto di averla provata almeno una volta. Sei studenti su dieci dichiarano invece di aver consumato almeno un prodotto a base di nicotina nella vita. Le sigarette tradizionali sono in diminuzione, ma vengono sostituite da sigarette elettroniche, dispositivi a tabacco riscaldato e nicotine pouches, spesso percepiti come meno nocivi e quindi più accettabili. Il fenomeno mostra un chiaro spostamento dal consumo esclusivo al policonsumo, con una diffusione crescente tra le ragazze. L’industria della nicotina, attraverso la diversificazione aromatica e il marketing, sembra aver trovato nuovi canali per mantenere viva la dipendenza tra i giovani.

L’alcol continua a essere l’elemento più radicato della socialità adolescenziale: oltre tre quarti degli studenti ne fa uso regolarmente. Si abbassa anche l’età del primo episodio di ubriachezza, che per una quota crescente avviene prima dei 14 anni, segnale di una familiarità precoce con l’intossicazione e di un bisogno di sperimentazione che si accompagna a fragilità emotiva e a mancanza di modelli adulti credibili.

Uno dei dati più significativi del rapporto è l’aumento dell’uso di psicofarmaci senza prescrizione, che raggiunge il livello più alto di sempre, il 21%, soprattutto tra le ragazze.
Si tratta spesso di ansiolitici o sonniferi reperiti in famiglia o online, utilizzati per gestire ansia, insonnia o stress emotivo. Parallelamente, cresce la presenza di sostanze sintetiche, in particolare stimolanti di nuova generazione, che rappresentano una sfida crescente per la prevenzione: prodotti spesso facilmente reperibili sul web e difficili da individuare con i metodi tradizionali.

Energy drink e gioco d’azzardo

Altre sostanze in costante aumento, e lo si vede dalle lattine che i ragazzi hanno costantemente in mano, sono gli energy drink, utilizzati almeno una volta nella vita dal 67% degli studenti interpellati. Parliamo dio bevande che contengono un mix di caffeina, glucosio, taurina, creatina e guaranà, ideate per aumentare il livello di energia e le prestazioni fisiche e mentali di chi li consuma, che sono di facile reperibilità e che però non riportano “i rischi o gli effetti negativi per la salute, soprattutto quando se ne effettua un consumo smisurato”.  Nel rapporto infatti viene ricordato che: “A questo proposito, alcuni studi evidenziano un legame tra il consumo di energy drink e disturbi cardiovascolari, gastrointestinali e del sonno, senza tralasciare l’apporto calorico che questi hanno per l’elevata presenza di zuccheri e che possono causare problemi di obesità”.

Altro dato degno di grande preoccupazione: il gioco d’azzardo – tradizionale e online – raggiunge il livello più alto mai registrato dallo studio. Si diffonde tra entrambi i generi e mostra connessioni strette con altri comportamenti a rischio, come l’uso di sostanze e la violenza. La gamblification, cioè la fusione tra videogame, siti “informativi” e meccanismi di scommessa è un vettore sottile ma potente di dipendenza.

Gaza, riconsegnate le salme di altri 3 ostaggi israeliani

0

Il Comitato internazionale della Croce Rossa ha annunciato di aver ricevuto da Hamas e consegnato all’esercito israeliano i corpi di tre ostaggi israeliani morti nella Striscia di Gaza. Le salme saranno portate in Israele per l’identificazione, come già avvenuto in altri casi: finora Hamas ha restituito i corpi di 17 ostaggi, e con questi tre il totale salirebbe a 20. Gli accordi per il cessate il fuoco prevedono che per ogni ostaggio morto restituito, Israele consegni i corpi di 15 palestinesi. Finora ne ha restituiti 225, ma solo 75 sono stati identificati a causa delle difficili condizioni nella Striscia, dove mancano strutture e strumentazione per l’identificazione.

Chat Control: la Danimarca riscrive la norma, ma i problemi sulla privacy rimangono

2

Dopo il mancato accordo tra i 27 Stati membri e il conseguente rinvio del voto, il “Chat Control” è tornato al centro dell’agenda digitale europea. Giovedì 30 ottobre la presidenza danese del Consiglio dell’Unione europea ha riaperto il dossier più controverso della legislatura, diffondendo un documento di discussione che riscrive la proposta di regolamento CSAR (Child Sexual Abuse Regulation). Il testo, nato per combattere la diffusione online di materiale pedopornografico, puntava a imporre alle piattaforme digitali l’obbligo di sorvegliare in modo automatico i messaggi privati, anche quelli cifrati end-to-end, portando a uno screening preventivo dei contenuti (audio, foto, video). La nuova bozza segna un’inversione di rotta: i controlli non sarebbero più imposti in maniera indiscriminata, ma lasciati alla discrezionalità dei singoli fornitori di servizi, introducendo una “facoltatività” che mira a salvare la norma dopo il naufragio del voto in seguito al veto della Germania.

Si tratta di una mossa che tenta di ricucire la spaccatura politica sull’equilibrio, sempre più fragile, tra tutela dei minori e diritto alla privacy. Il 9 ottobre 2025 il Consiglio dell’Unione europea aveva annunciato il rinvio del voto sulla norma. Non si era raggiunta la maggioranza qualificata necessaria e la proposta era rimasta sospesa a tempo indefinito. La Germania aveva guidato il fronte del “no”. Insieme a Berlino si erano schierati anche Austria, Olanda, Finlandia, Polonia e Repubblica Ceca, mentre altri Paesi, incerti o divisi al loro interno, avevano preferito non esporsi. Il Chat Control, nella sua formulazione iniziale, elaborata nel 2022, prevedeva l’obbligo per le piattaforme digitali di scansionare automaticamente i messaggi privati attraverso algoritmi e sistemi di intelligenza artificiale in grado di individuare immagini, testi o video riconducibili ad abusi sessuali su minori. Una misura pensata per contrastare un fenomeno grave e dilagante, ma giudicata da molti governi e associazioni come una minaccia diretta alla riservatezza delle comunicazioni. Le obiezioni si concentrano su due punti cruciali: la possibile compromissione della cifratura e il rischio di instaurare una sorveglianza di massa. Gli esperti di sicurezza avvertono che l’apertura di “backdoor” per consentire la scansione dei contenuti cifrati renderebbe vulnerabile l’intero ecosistema digitale, esponendo gli utenti a intrusioni e abusi. Un simile sistema porterebbe a un controllo di massa, con una quantità altissima di falsi positivi e il rischio di criminalizzare conversazioni innocue e inciderebbe direttamente sulla libertà di stampa e sulla protezione delle fonti giornalistiche, oltre che sulla sicurezza di attivisti e whistleblower.

La presidenza danese sta ora cercando un compromesso che ammorbidisca la norma, salvi la legge e, al tempo stesso, preservi la fiducia dei cittadini in un’Europa che rischia di diventare il laboratorio della sorveglianza digitale. La revisione danese, pur attenuando l’obbligatorietà della scansione, non ne elimina le criticità: sposta semplicemente il baricentro del controllo dallo Stato alle piattaforme tecnologiche, delegando loro una funzione di vigilanza privata che sfugge a ogni reale controllo democratico. Il futuro del Chat Control rimane così incerto. Il Parlamento europeo ha già indicato la preferenza per un sistema di monitoraggio mirato, autorizzato da un giudice e non basato su controlli automatici. Se la nuova bozza dovesse essere approvata, si aprirebbe un precedente destinato a incidere sull’intero quadro normativo europeo in materia di privacy digitale. La logica preventiva, applicata oggi alle chat, potrebbe domani estendersi ad altri ambiti, dal contrasto al terrorismo al controllo dell’informazione. In gioco non c’è solo una legge: c’è l’idea stessa di cittadinanza digitale. Accettare la scansione dei messaggi invocando la scusa di un bene superiore, anche se su base volontaria, significherebbe introdurre una forma di sorveglianza permanente, un super-Panopticon elettronico in nome della sicurezza.

I dipendenti di Amazon chiedono alla Big Tech di assumere una posizione etica sull’IA

0

C’è chi costruisce l’intelligenza artificiale e chi, dentro le sue stesse fabbriche, ne teme la direzione. I lavoratori di Amazon hanno deciso di parlare, chiedendo attraverso una lettera aperta all’azienda di adottare un approccio più responsabile e umano nei confronti dell’implementazione degli strumenti di intelligenza artificiale. Per loro, la corsa al dominio tecnologico non è solo una sfida d’innovazione, ma una minaccia concreta alla democrazia, al lavoro e all’intero pianeta. Non è una battaglia qualunque: Amazon Web Services (AWS), la piattaforma cloud del colosso, alimenta oggi gran parte dello sviluppo globale dell’IA — compreso quello che rifornisce le forze militari impegnate a Gaza.

Il comunicato, promosso dal collettivo Amazon Employees for Climate Justice (AECJ) e aperto a tutte le persone dipendenti dell’azienda che desiderassero sottoscriverlo, raccoglie una serie di critiche rivolte all’intero settore dell’IA, mettendone particolarmente in luce i collegamenti tra i problemi riscontrati e le politiche aziendali di Amazon. Il gruppo accusa la società di aver abbandonato le promesse legate agli obiettivi climatici, di aver aumentato le emissioni per mantenere i vasti data center, di aver contribuito alla militarizzazione degli strumenti di sorveglianza, di collaborare con produttori di armi autonome e di sorvegliare tanto i propri dipendenti quanto i clienti.

L’esempio più recente di questa tendenza risale appena al 16 ottobre, quando Ring — la controllata di Amazon specializzata in videocitofoni — ha “annunciato con entusiasmo” di condividere le registrazioni dei propri utenti con Nova, la piattaforma di Flock Safety utilizzata da forze di polizia e servizi di immigrazione statunitensi. Le autorità non dovranno ottenere un mandato per accedere alle clip: useranno invece la funzione Community Requests per chiedere ai cittadini, in modo volontario, di consegnare i file di loro interesse. Già ad aprile Ring aveva rivelato un accordo analogo anche con Axon Enterprise, azienda che fornisce dispositivi e software per la sicurezza pubblica, ma che è perlopiù nota per la produzione di taser e bodycam.

La AECJ esprime preoccupazione per la strategia di Amazon, che impone l’uso di strumenti di intelligenza artificiale al personale con l’obiettivo di consolidare una Big Tech che sia in grado di operare con meno dipendenti, ma la cui produttività sia enfatizzata da soluzioni tecnologiche mirate. Il CEO, Andy Jassy, dichiara infatti di voler usare gli agenti di IA per rendere il lavoro «ancora più eccitante e divertente», tuttavia pochi giorni fa ha non di meno annunciato esuberi pari a 14.000 posizioni professionali. Secondo quanto riporta Gizmodo, il dirigente avrebbe confessato agli investitori che questi licenziamenti non siano dovuti alla sostituzione dei lavoratori con IA, né a ragioni finanziarie, bensì «a una questione culturale».

In questo clima tutt’altro che accogliente, i lavoratori chiedono ad Amazon di assumere una posizione di leadership etica che possa imporsi come modello per l’intero settore tecnologico, una premessa che viene articolata in tre punti principali:

  1. Alimentare i sistemi di intelligenza artificiale esclusivamente con energie rinnovabili locali e sospendere la fornitura di strumenti di IA destinati ad accelerare l’estrazione di idrocarburi;
  2. Promuovere un’implementazione dell’IA che includa il contributo di tutti i gruppi di lavoro dell’azienda, non soltanto dei vertici manageriali;
  3. Cessare la vendita di tecnologie di intelligenza artificiale utilizzate per la sorveglianza, la violenza e la deportazione di massa.

“I dipendenti di Amazon che firmano questa lettera credono nella costruzione di un mondo migliore, non nella costruzione di bunker in cui potersi rintanare”, conclude il comunicato, riferendosi alla tendenza di alcuni superricchi a predisporre rifugi nel timore che un’ipotetica intelligenza artificiale generale possa destabilizzare la società in modo violento. “Vogliamo che i benefici promessi dall’IA diano a tutti più libertà di giocare e rilassarsi, di trascorrere del tempo con le proprie famiglie e con gli amici, di emozionarsi a contatto con la natura, di creare, di sentirsi al sicuro essendo chi siamo”.

 

Olanda: vittoria del centrista D66, Jetten verso la guida del governo

0

Nel voto parlamentare svoltosi il 29 ottobre nei Paesi Bassi, la formazione centrista D66 è stata confermata vincitrice e guidata dal 38enne Rob Jetten acquisisce la leadership della trattativa per il governo. Il partito ha conquistato circa il 18% dei consensi e, pur non avendo la maggioranza in proprio, parte ora in pole position per guidare la coalizione. Al contrario, il partito di estrema destra Partito per la Libertà (PVV), guidato da Geert Wilders, ha visto un calo significativo dei consensi e, nonostante l’esito ravvicinato, resta isolato nel panorama delle alleanze. Inizia ora una fase complessa di negoziati: D66 dovrà trovare almeno altri tre partner per formare un governo stabile nella camera bassa di 150 seggi.