È deceduto l’operaio che ieri, dopo il crollo della Torre dei Conti, a Roma, era rimasto intrappolato per ore sotto le macerie. Si tratta di Octay Stroicu, lavoratore romeno di 66 anni, il quale era giunto in arresto cardiocircolatorio al Policlinico Umberto I dopo essere stato estratto dai detriti. Sul crollo, che ieri mattina ha coinvolto 4 dei 9 operai impiegati nel restauro della torre, indagano i Carabinieri del Comando di Piazza Venezia e della Compagnia di Roma Centro, insieme al Nucleo Ispettorato del Lavoro Carabinieri e Asl. La Procura capitolina ha aperto un’inchiesta per omicidio e disastri colposi.
Sciopero dei bancari in Tunisia: bloccate le transazioni
Oggi, lunedì 3 novembre, i dipendenti di banca tunisini hanno lanciato uno sciopero di due giorni. Durante lo sciopero, i bancari hanno interrotto l’erogazione dei servizi di transazione, bloccato gli sportelli di prelievo e disertato dal lavoro. Lo sciopero, spiega il sindacato UGTT, che ha organizzato la protesta, mira a chiedere un aumento salariale, in un contesto di difficoltà economica per i cittadini del Paese; il costo della vita, ha spiegato il sindacato, sta aumentando troppo velocemente, e gli stipendi non starebbero aumentando di pari passo.
Dal 7 ottobre Israele ha condotto quasi 40 mila attacchi in Cisgiordania
In questi ultimi due anni di genocidio, mentre Israele bombardava a tappeto la Striscia di Gaza, le violazioni del diritto internazionale in Cisgiordania da parte dello Stato ebraico non si sono mai arrestate; secondo un ultimo rapporto della Commissione per la Colonizzazione e la Resistenza (CWRC), dal 7 ottobre 2023, Israele ha condotto 38.359 attacchi e aggressioni nei confronti della popolazione palestinese cisgiordana; questi non contano le centinaia di incendi e migliaia di strutture demolite che hanno portato allo sfollamento di intere comunità. Le aggressioni si collocano all’interno di un progetto coloniale che, «approfittando delle circostanze belliche», punta a «rimodellare sistematicamente la geografia palestinese». In soli due anni Israele ha eretto 243 nuove barriere militari, legalizzato un totale di 46 entità coloniali, istituito 114 avamposti, creato 25 zone cuscinetto, e sequestrato 5.500 ettari ai palestinesi, con l’obiettivo di «trasformare la presenza militare dell’occupazione in una presenza civile permanente».
Il rapporto della CRWC è uscito lo scorso 5 ottobre e non tiene conto delle ultime violazioni dei coloni e dell’esercito israeliano in Cisgiordania; va a tal proposito rimarcato che a ottobre è iniziata la tradizionale raccolta delle olive, su cui il CRWC ha redatto un ulteriore documento: dall’inizio della stagione di raccolta, nella prima settimana di ottobre, Israele ha condotto 259 attacchi contro la popolazione palestinese. Dal 7 ottobre 2023 al 5 ottobre 2025, invece, le aggressioni sono state 38.359: il Governatorato in cui sono stati condotti più attacchi è Hebron, con 6.451 violazioni; seguono Ramallah con 5.684 e Gerusalemme con 4.915. Delle quasi 40.000 aggressioni, 7.154 sono state effettuate da coloni: in cima a questa lista figurano Nablus con 1.688 violazioni ed Hebron con 1.504. Agli attacchi si devono aggiungere anche gli incendi: dal 7 ottobre, Israele e i coloni hanno appiccato 767 incendi, di cui 221 su proprietà dei cittadini e 546 su campi e terreni agricoli; la maggior parte dei roghi – 244 – sono stati appiccati a Ramallah. Gli incendi hanno causato lo sfollamento di 33 comunità beduine, composte da 455 famiglie e un totale di 3.853 persone; hanno inoltre distrutto o danneggiato 48.728 alberi, di cui 37.237 ulivi.
Secondo il CRWC le violazioni e aggressioni israeliane vanno inquadrate alla luce del progetto coloniale di Tel Aviv. «Il governo israeliano sta sfruttando la guerra e il genocidio in corso contro il nostro popolo nella Striscia di Gaza e in tutti i territori palestinesi per imporre nuove realtà sul territorio e frammentare la geografia palestinese», si legge nel rapporto. L’obiettivo è «annettere il territorio, cancellare l’identità palestinese e privare il popolo palestinese dei suoi diritti fondamentali». A tal proposito, il rapporto si sofferma proprio su tutte quelle iniziative del governo israeliano volte – da una parte – a limitare la presenza palestinese in Cisgiordania e – dall’altra – a consolidare quella israeliana. Sul primo versante, negli ultimi due anni, Israele ha portato avanti 1.014 operazioni di demolizione che hanno coinvolto un totale di 3.679 strutture, la maggior parte delle quali a Gerusalemme(880), a Hebron (529) e a Tulkarem (464).
Parallelamente, lo Stato ebraico ha eretto 243 nuove barriere e posti di blocco militari nella regione, portando il totale delle strutture di tale genere a 916. Tel Aviv ha sequestrato 5.500 ettari di terra ai palestinesi, e ha avanzato 355 piani regolatori per costruire 37.415 edifici e unità coloniali che interessano altri 3.800 ettari palestinesi; la maggior parte dei piani (148) ha interessato il Governatorato di Gerusalemme, che si trova inoltre al centro del piano di insediamento E1, progetto con l’obiettivo dichiarato di spaccare in due la Cisgiordania. Israele ha inoltre creato 25 nuove zone cuscinetto, legalizzato 11 colonie già esistenti e 13 quartieri coloniali, ha autorizzato la costruzione di altre 22 colonie e ha istituito 114 nuovi avamposti, di cui 30 a Ramallah, 25 a Hebron e 18 a Nablus. Ha anche potenziato gli insediamenti già esistenti, approvando la costruzione di infrastrutture per 68 colonie. Visti in termini generali, i dati forniti dal CRWC mostrano come negli ultimi due anni, Israele ha aumentato le iniziative volte a confiscare e distruggere proprietà ai palestinesi, costruire avamposti coloniali e militarizzare la Cisgiordania, accelerando al contempo il processo di approvazione formale per tali operazioni.
OpenAI-Amazon: accordo da 33 miliardi
I colossi della tecnologia OpenAI (azienda proprietaria della chatbot ChatGPT) e Amazon hanno firmato un accordo da 33 miliardi di dollari. Di preciso Amazon Web Service (AWS), la divisione della multinazionale che fornisce servizi informatici di cloud, ha concesso a OpenAI di accedere ai servizi del gruppo per sette anni. L’accordo ha effetto immediato.
Neo Robot: l’assistente domestico che promette libertà ma vende sorveglianza
L’immaginario della fantascienza utopistica è popolato da mondi in cui robot e androidi si fanno carico dei mestieri più usuranti e umili, così che i loro padroni umani possano condurre vite più serene. Negli ultimi anni, diverse aziende sembrano intenzionate a tradurre questo ideale in realtà, annunciando la produzione di assistenti meccanici umanoidi destinati a entrare, entro pochi anni, tanto nelle fabbriche quanto nelle abitazioni private. Questo destino si dimostra però più vicino di quanto non sia lecito pensare: nei giorni scorsi l’azienda 1X ha presentato alla stampa il Neo Robot, un automa già in prevendita che, secondo le promesse, potrà essere utilizzato dai normali cittadini entro il 2026. Tuttavia, dietro l’apparente sogno virtuoso si celano molte ombre che, invece di essere limate, rischieranno di diventare le fondamenta della tecnologia di domani.
Il Neo Robot ha iniziato a far parlare di sé nel settore a partire dall’ultima settimana di ottobre, ovvero da quando Joanna Stern del Wall Street Journal ha pubblicato un approfondimento dedicato al prodotto, corredandolo con un’intervista al CEO di 1X, Bernt Bornich. Visto che l’azienda promette una macchina capace di accogliere gli ospiti alla porta, pulire casa usando scope e detergenti, piegare la biancheria e molto altro, la testata ha ben pensato di verificare la veridicità di tali ambizioni trascorrendo del tempo con l’automa. Nonostante il tono positivo – è un po’ promozionale – del servizio, il responso finale evidenzia tutti i limiti di uno strumento che funziona poco e male.
Durante la dimostrazione, Neo Robot si è limitato a spostare oggetti di piccole dimensioni e, cosa più interessante, a caricare una lavastoviglie. Nonostante sia lecito pensare che l’azienda abbia imbastito l’esperienza per mostrare i punti forti del suo prodotto, tutte le azioni sono state compiute con estrema lentezza e una certa goffaggine. Resta comunque innegabile che un simile passo rappresenti un traguardo tecnico interessante — se solo non fosse fondato su un grande equivoco. L’androide, infatti, non è autonomo, bensì viene “assistito”, se non addirittura teleoperato, da un tecnico munito di visore per la realtà virtuale. Sebbene l’azienda assicuri che in futuro un’intelligenza artificiale potrà autogestirsi “nella maggior parte dei casi”, il sistema prevederà comunque la possibilità per gli utenti di prenotare fasce orarie in cui un operatore umano potrà connettersi da remoto per eseguire compiti complessi.
Al “modico” prezzo di 20.000 dollari, l’acquirente potrà dunque dotarsi di uno strumento che registra costantemente tutto ciò che viene custodito tra le mura di casa, offrendo in cambio la possibilità — non proprio rassicurante — di essere osservato nella propria intimità da uno sconosciuto privo di volto. “Se compri questo prodotto, significa che accetti questa forma di contratto sociale”, ha dichiarato senza girarci attono Bornich. “Se non abbiamo i dati, non possiamo migliorare il prodotto.” 1X assicura inoltre che, sul modello degli assistenti vocali come Alexa, “nessun dipendente dell’azienda può ascoltare o visionare i dati raccolti” dai Neo Robot. La storia recente ci ricorda che Alexa registrava conversazioni anche non sollecitate, condividendole poi con aziende esterne, spesso all’insaputa degli utenti.
Al di là dell’incubo di dover sacrificare la privacy in nome di un’ipotetica comodità, il Neo Robot evidenzia con chiarezza le insidie dell’“aiwashing”: la pratica di presentare come autonomi prodotti che dipendono in realtà da un intervento umano costante. Anche i robot Optimus di Tesla, per esempio, sono tuttora controllati da uno staff umano, mentre i robotaxi dell’azienda vengono “assistiti” da tecnici pronti a intervenire in qualsiasi momento. Tornando indietro nel tempo, è noto che i presunti negozi automatici di Amazon Go fossero in realtà supportati da operatori indiani e che molti sistemi di intelligenza artificiale oggi in voga siano stati perfezionati grazie al lavoro sottopagato di subappaltatori in Paesi come Venezuela, Kenya e Uganda.
Il rischio, dunque, è che, incapaci di mantenere le promesse di efficienza, le aziende dell’IA si trasformino in realtà ibride in cui i modelli vengono “assistiti” da esseri umani reclutati nelle aree più vulnerabili del pianeta. Una forma di esternalizzazione invisibile dei lavori a basso valore, che consentirebbe alle imprese di ridurre costi e tutele, trasferendo i lavori di fatica a chi ha meno diritti. Non a caso, la parola “robot” deriva dal termine ceco robota, traducibile come “corvée”: prestazioni di lavoro gratuito dovute dai servi ai propri signori feudali. Un concetto preoccupantemente vicino a quello di schiavitù.
Repubblica Ceca: firmato accordo di governo
Il partito ceco Azione dei Cittadini Insoddisfatti (ANO) ha firmato un accordo di coalizione per formare un governo. ANO è guidato dal miliardario Andrej Babis, e ha vinto le elezioni a ottobre. Si è alleato con Libertà e Democrazia Diretta (SPD), partito considerato di estrema destra che predica l’uscita della Cechia dall’Unione Europea e dalla NATO, e con il partito degli Automobilisti, criticato per le sue posizioni scettiche nei confronti del cambiamento climatico. I tre partiti insieme hanno 108 seggi su 200 nella Camera bassa del parlamento.
Terapia forestale: il bosco come medicina
Al posto delle pillole, una bella passeggiata. Camminare fa bene, e farlo nei boschi anche di più, tanto che, se tutto andrà come dovrebbe, tra qualche tempo in Italia un medico potrà prescrivere una “terapia forestale” ai propri pazienti. La dottoressa Tania Re, antropologa, psicoterapeuta e socia fondatrice della cattedra UNESCO Salute, Antropologia, Biosfera e Sistemi di cura presso l’Università di Genova, insieme al CNR (Consiglio Nazionale della Ricerca) e al CAI (Club Alpino Italiano) sta seguendo il progetto che sta portando questa forma di benessere in diverse Regioni italiane con delle sessioni sperimentali pratiche, ideate per raccogliere i dati che saranno necessari a validare questa terapia innovativa, e farla rientrare nei LEA, i livelli essenziali di assistenza che il nostro servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti cittadini che ne possano avere bisogno.
«Con il CNR e il supporto del CAI abbiamo condotto la più grande campagna sperimentale di terapia forestale al mondo, coinvolgendo più di 3mila persone in tutta Italia in 70 siti diversi, dal Friuli Venezia Giulia fino alla Sicilia», sottolinea Francesco Meneguzzo, primo ricercatore dell’Istituto di Bioeconomia del CNR, di cui è primo ricercatore. «In questo momento è in corso una sperimentazione in Regione Toscana, a Cecina, con le donne affette da fibromialgia, con un protocollo che viene applicato, mentre un’altra è stata ad esempio condotta in Abruzzo sulle donne affette da carcinoma mammario», racconta la dottoressa Re che spiega: «Sul tema c’è anche un nostro studio scientifico, per ora in fase di pre-stampa, dal quale si evince che la presenza di un operatore sanitario che guida il gruppo, offre benefici per la salute mentale a breve termine significativamente maggiori rispetto a un’equivalente immersione nella foresta».
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato i benefici delle foreste sulla salute, sia in termini preventivi che curativi, facendo riferimento nella maggior parte dei casi alla frequentazione libera o a passeggiate in questi ambienti, che prendono il nome di “immersione forestale”. Il “bagno di foresta” (forest bathing, dal giapponese Shinrin-Yoku) rappresenta un’evoluzione di questa pratica e consiste in brevi passeggiate o attività rilassanti organizzate. La “terapia forestale” è una forma ancora più strutturata, che prevede percorsi guidati con tappe specifiche dedicate a pratiche come camminata consapevole, meditazione, respirazione, yoga o attività manuali, spesso integrata con approcci psicoterapeutici e sviluppata attraverso programmi continuativi, che garantiscono i maggiori benefici per la salute.
Come spiega un libro pubblicato proprio da CNR sul tema, «i benefici sono prima di tutto psicologici (processi mentali, stress, ansia ed emozioni), riferiti ai processi cognitivi, alla vita sociale (abilità, interazioni, comportamenti e stili di vita) e al benessere spirituale. Sul lato fisiologico, effetti molto significativi sono stati osservati rispetto al miglioramento delle funzioni cardiovascolari e degli indici emodinamici, neuroendocrini, metabolici, immunitari, infiammatori e ossidativi». Meneguzzo sul tema aggiunge che: «Abbiamo trovato risultati importantissimi e originali, come gli effetti benefici degli oli essenziali delle piante sull’ansia e sull’asma infantile e adolescenziale». A livello di sistema possono invece tradursi in un nuovo approccio alla salute con un grande risparmio economico del sistema sanitario. Meneguzzo spiega infatti che: «Di recente abbiamo calcolato il valore economico preciso di questa terapia che sta tra 3500 e 9500 euro l’anno a persona per un programma di 25 sessioni l’anno. Questo significa che non solo è efficace, è anche molto economica e può essere adottata in modo vantaggioso dal Sistema Sanitario Nazionale e da quelli regionali». Nella pubblicazione del CNR spiegano i vari effetti positivi sulla salute: «Aiuta le difese immunitarie, riduce lo stress, diminuisce la pressione sanguigna, migliora lo stato d’animo e induce rilassamento. Trascorrere almeno 120 minuti alla settimana in natura, anche non consecutivamente, è stato associato con una probabilità significativamente maggiore di buona salute o di benessere, indipendentemente dalle caratteristiche dei soggetti, inclusi anziani e coloro che sono affetti da patologie croniche. In certi paesi asiatici quali Giappone, Corea del Sud, Taiwan e Cina, le pratiche di bagno di foresta e terapia forestale sono da tempo particolarmente diffuse, godono di un ruolo riconosciuto nell’ambito della prevenzione medica e sono praticate per migliorare la salute fisica e mentale e come rimedio allo stress».
Gli effetti benefici della terapia forestale sono dovuti alla combinazione di attività rilassanti, esercizi leggeri e mirati, e alla naturale atmosfera terapeutica della foresta, perché le piante emanano molecole invisibili, che noi inaliamo senza accorgercene. Si tratta dei cosiddetti composti organici volatili (COV), tra i quali i principali sono i terpeni (come ad esempio il limonene, il pinene e il mircene), che possono avere un’azione antiossidante, antinfiammatoria e balsamica sulle vie respiratorie, oltre all’effetto benefico di alcuni di essi in termini di rilassamento psico-fisico, performance cognitiva e tono dell’umore.
Roma, crolla un pezzo della Torre dei Conti: 4 feriti, uno è grave
È crollata una parte della Torre dei Conti, in ristrutturazione, a largo Corrado Ricci, nel cuore di Roma. Un operaio di 64 anni è stato estratto vivo dalle macerie e ricoverato in codice rosso per un trauma cranico, mentre altri tre lavoratori, con ferite lievi, hanno rifiutato il trasporto in ospedale. I tre erano al lavoro sulle impalcature e sono stati soccorsi dai vigili del fuoco con un’autoscala. L’area è stata isolata, il traffico chiuso e sono in corso le indagini dei carabinieri e dei tecnici della Asl per accertare le cause del cedimento.








