All’indomani del sequestro della petroliera “Skipper” al largo delle coste venezuelane, Washington ha annunciato nuove sanzioni che colpiscono direttamente il cuore del sistema di esportazione del greggio di Caracas. Nel mirino sono finite sei petroliere e tre nipoti della First Lady Cilia Flores, accusati di essere parte di una rete che avrebbe permesso al governo di Nicolás Maduro di aggirare le restrizioni internazionali. Un’azione che segna un’ulteriore escalation nella strategia americana di isolamento economico e politico del Venezuela, mentre il petrolio torna a essere lo strumento centrale di uno scontro che va ben oltre la dimensione bilaterale.
Secondo alcune fonti riportate dai media, gli Stati Uniti si starebbero inoltre preparando a intercettare altre navi che trasportano il greggio venezuelano, dopo il sequestro della petroliera annunciato pubblicamente dall’amministrazione statunitense. In un post su X, la Procuratrice Generale degli Stati Uniti Pam Bondi ha pubblicato un video dell’operazione congiunta portata avanti da FBI, dipartimento per la Sicurezza nazionale e Guardia Costiera, supportati dal Pentagono, spiegando che la nave cisterna faceva parte di un sistema clandestino utilizzato per esportare petrolio in Iran, in violazione delle sanzioni comminate nel 2022. Il sequestro si inserisce in una più ampia attività di monitoraggio navale e finanziario, volta a individuare e bloccare le cosiddette “flotte ombra”: reti di navi che cambiano bandiera, tracciano rotte opache e utilizzano intermediari per eludere i controlli. Caracas ha reagito duramente, denunciando un atto di aggressione e di espropriazione illegale delle proprie risorse sovrane. Maduro, ha attaccato gli Stati Uniti definendoli i “Pirati dei Caraibi” e ha confermato il sostegno ricevuto da Mosca in una telefonata con Vladimir Putin avvenuta giovedì, in cui il leader russo ha espresso la sua solidarietà al popolo venezuelano e ha ribadito il sostegno alle politiche del governo di Caracas. Martedì, anche l’Iran aveva espresso il proprio sostegno “incondizionato” al Venezuela. Da Oslo, intanto, María Corina Machado, in Norvegia per la cerimonia del premio Nobel per la Pace, ha preso una posizione chiara a favore di Trump e della sua politica aggressiva degli ultimi mesi nei confronti del Venezuela.
Parallelamente al sequestro, il Dipartimento del Tesoro statunitense ha annunciato nuove sanzioni contro altre sei petroliere venezuelane accusate di trasportare petrolio fuori dai canali ufficiali, che opererebbero come parte integrante di una flotta ombra. Le misure colpiscono anche tre nipoti della First Lady Cilia Flores, indicati come beneficiari o facilitatori di queste operazioni. Due di questi, Franqui Flores ed Efrain Antonio Campo Flores, sono stati rilasciati in uno scambio di prigionieri nel 2022 tra Washington e Caracas. Il terzo nipote sanzionato è Carlos Erik Malpica Flores che, secondo gli Stati Uniti, sarebbe coinvolto in un complotto di corruzione presso la compagnia petrolifera statale. Le sanzioni prevedono il congelamento di eventuali beni sotto giurisdizione statunitense e il divieto di intrattenere rapporti economici con soggetti americani, rafforzando il quadro di isolamento finanziario del Venezuela. Il governo venezuelano ha respinto le accuse, definendo le sanzioni un’ulteriore prova di quella che considera una guerra economica contro il Paese. Secondo Caracas, gli Stati Uniti utilizzano il pretesto del contrasto ai traffici illeciti per colpire un settore vitale dell’economia nazionale e indebolire il governo.
Intanto, giovedì, il parlamento venezuelano ha approvato il ritiro del Paese dallo Statuto di Roma, il trattato che ha creato la Corte penale internazionale (CPI), sostenendo che l’istituzione agisce con pregiudizi e “vassallaggio” a interessi politici esterni. La decisione arriva poco dopo che Caracas ha accusato la Corte penale internazionale di non essersi pronunciata su quelli che ha definito “massacri”, in riferimento ai bombardamenti statunitensi di imbarcazioni nel Mar dei Caraibi per sospetto traffico di droga. Ad alimentare un clima già incandescente ha contribuito il presidente degli Stati Uniti Donald Trump,che in un’intervista a Politico ha dichiarato che Maduro sta vivendo “i suoi ultimi giorni” al potere. Nell’intervista, il tycoon ha anche affermato che prenderà in considerazione l’uso della forza contro obiettivi in altri Paesi in cui il traffico di droga è molto attivo, tra cui Messico e Colombia.










