Ieri, mercoledì 15 gennaio, si è tenuto il primo scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina del 2025. L’annuncio è arrivato rispettivamente dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky e dal ministero della Difesa russo, i quali hanno parlato di uno scambio di 25 prigionieri per parte, mediato dagli Emirati Arabi Uniti. In totale, secondo quanto comunica l’agenzia di stampa governativa russa TASS, i due Paesi hanno condotto 30 scambi di prigionieri di guerra dall’inizio del conflitto, che hanno interessato un totale di 2.466 militari per parte.
Gaza: il Qatar annuncia il cessate il fuoco tra Israele e Hamas
Hamas e Israele hanno approvato l’accordo per il cessate il fuoco a Gaza. La notizia è stata data dal primo ministro del Qatar alle 19:50 di oggi, mercoledì 15 gennaio, dopo giorni di intense trattative che hanno interessato entrambe le parti. L’accordo è stato firmato con la mediazione di Egitto, Qatar, e Stati Uniti, e prevede un primo scambio di prigionieri e un graduale ritiro delle truppe israeliane. Hamas, scrive l’emittente araba Al Jazeera, ha chiesto ai mediatori la garanzia che Israele non continuerà gli attacchi, nonché mappa e cronoprogramma del ritiro delle truppe israeliane, che non è chiaro in che misura siano stati delineati. Dopo una fase preliminare di tre giorni, l’accordo entrerà in vigore di domenica. In seguito all’annuncio, le strade palestinesi si sono riempite di cittadini intenti a festeggiare quella che sembrerebbe la fine di un massacro durato oltre 460 giorni.
Secondo una bozza visionata dall’Associated Press nei giorni scorsi, l’accordo prevederebbe una prima fase di cessate il fuoco di 42 giorni con il graduale rilascio di prigionieri e ostaggi, che verrebbe preceduta, sostiene Al Jazeera, da una fase preliminare della durata di 3 giorni. Domenica dovrebbe così prendere il via la prima fase, in cui le truppe israeliane si ritirerebbero ai margini di Gaza e molti palestinesi potrebbero tornare a ciò che resta delle loro case. Nel frattempo verrebbe riaperto il valico di Rafah, e sarebbe concessa l’entrata di 600 camion di aiuti al giorno nell’ambito di un protocollo umanitario sponsorizzato dal Qatar. Gli ospedali e verrebbero riaperti, e verrebbero installate 200.000 tende e 60.000 roulotte per i ricoveri urgenti. Il Qatar e l’Egitto supervisionerebbero il ritorno degli sfollati dal sud della Striscia di Gaza al nord (che dovrebbe avvenire a partire dal settimo giorno), e l’accesso agli aiuti umanitari ai civili palestinesi. Durante la prima fase, Hamas rilascerebbe 33 prigionieri, e Israele libererebbe circa 250 prigionieri palestinesi condannati all’ergastolo. Secondo Al Jazeera, durante la prima fase dell’accordo, l’esercito israeliano si dovrebbe ritirare dal confine di Gaza per una profondità di 700 metri.
La domanda è se il cessate il fuoco arriverà oltre quella prima fase. Secondo quanto comunica Al Jazeera, Qatar ed Egitto assicureranno la transizione alle fasi successive, che prevederebbero il rilascio di ulteriori prigionieri e un maggiore indietreggiamento delle truppe israeliane. Per quanto riguarda il primo punto, scrive Al Mayadeen, dovrebbe venire liberato un totale di 1.000 prigionieri palestinesi, nonché tutte le donne e i bambini sotto i 19 anni di età. Per ciò che concerne la questione del ritiro dell’esercito dello Stato ebraico, oggetto di contesa nelle trattive sono stati i corridoi di Netzarim, che divide il nord della Striscia dal resto del territorio palestinese, e quello di Philadelphi, che separa il sud di Gaza dall’Egitto. Secondo Al Mayadeen, il ritiro delle truppe dall’asse Netzarim dovrebbe avvenire nel 22esimo giorno; la presenza sull’asse di Philadelphi, invece, riporta Al Jazeera, al ritiro completo gradualmente. L’accordo, sostiene Al Mayadeen, prevederebbe anche l’istituzione di una no fly zone di 10 ore al giorno in tutta la Striscia.
[di Dario Lucisano]
Hamas ha accettato la proposta di cessate il fuoco
Hamas ha detto all’emittente qatariota Al Jazeera di avere accettato la proposta di cessate il fuoco. La direzione di Hamas ha accettato di «fermare l’aggressione sionista contro il popolo palestinese, ponendo fine ai massacri e alla guerra di genocidio a cui sono sottoposti», si legge in una nota diffusa dai media. La risposta è arrivata attorno alle 17:30 di oggi, mercoledì 15 gennaio, dopo giorni di intense trattative che hanno interessato le due fazioni. Ancora incerta la risposta dal governo israeliano; alcuni media riferiscono che Tel Aviv avrebbe approvato l’accordo, mentre altri sostengono che le autorità israeliane lo discuteranno domani.
Benzina e Gasolio in rialzo: “Prezzi ai massimi da agosto”
I prezzi dei carburanti continuano a salire, con medie nazionali ai massimi dalla fine dell’estate scorsa. Lo rivelano le elaborazioni dei dati comunicati dai gestori all’Osservaprezzi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, effettuate da Staffetta Quotidiana. Il prezzo medio nazionale praticato della benzina in modalità self è di 1,81 euro al litro, il massimo dal 9 agosto, mentre per il gasolio la media è di 1,71 euro per litro, ovvero il massimo dal 28 agosto. Sulle autostrade, invece, i prezzi variano: benzina self service a 1,90 euro al litro, gasolio self service a 1,815 euro per litro, Gpl a 0,869 euro a litro e metano a 1,52 euro al kg.
Un fisico italiano avrebbe risolto il paradosso dei viaggi nel tempo
I viaggi nel tempo sono stati a lungo liquidati come impossibili ma, secondo il lavoro di un fisico italiano, la classica argomentazione basata sui paradossi logici che tali viaggi comporterebbero potrebbe dover essere rivalutata, almeno in teoria. È quanto emerge dallo studio condotto da Lorenzo Gavassino, della Vanderbilt University, sottoposto a revisione paritaria e pubblicato sulla rivista scientifica Classical and Quantum Gravity. Secondo le tesi del ricercatore, fenomeni come il paradosso del nonno e altre contraddizioni temporali sarebbero impediti automaticamente dalle leggi della fisica quantistica, le quali renderebbero i viaggi nel tempo teoricamente possibili. Tuttavia, Gavassino ha precisato che alla base della sua proposta vi sono concetti ed idee fisiche coerenti con la relatività generale di Einstein ma che ad oggi rimangono solo ipotesi vista l’assenza di prove dirette a riguardo, anche se questo ed ulteriori studi sul tema potrebbero aiutare a svelare le peculiarità dei sistemi fisici complessi: «Anche se i viaggi nel tempo non dovessero mai diventare realtà, esplorarne le basi teoriche può aprire nuove porte nella comprensione dell’universo e del tempo stesso», ha concluso il ricercatore.
L’idea di viaggiare nel tempo affascina l’umanità da sempre, ma è stata spesso considerata impossibile proprio per i paradossi che potrebbe creare. Il paradosso del nonno è uno degli esempi più noti: se tornassi indietro e impedissi ai tuoi nonni di incontrarsi, come potresti esistere per tornare indietro? La teoria della relatività generale di Einstein, tuttavia, lascia uno spiraglio: esisterebbero curve chiuse nello spazio-tempo, chiamate CTC (curve chiuse simili al tempo), che potrebbero permettere di viaggiare nel passato. L’esistenza di queste curve e l’apporto delle leggi della quantistica e della termodinamica, secondo la teoria di Gavassino, potrebbero evitare tutti i problemi logici di paradossi simili.
Secondo lo studio, infatti, l’errore starebbe nel pensare che le leggi della termodinamica, inerenti a energia, calore ed entropia – ovvero la misura del disordine – funzionino sempre allo stesso modo, cosa che non accadrebbe per esempio quando lo spazio-tempo disegna una curva nei pressi di un buco nero, riuscendo a creare le condizioni potenziali per un loop temporale. In particolare, in un universo con curve chiuse simili al tempo, le leggi della fisica dovrebbero automaticamente creare coerenza, e ciò significherebbe che paradossi come quello del nonno non dovrebbero accadere perché la natura impedirebbe che accadano. L’entropia, che normalmente aumenta, su queste curve potrebbe diminuire, invertendo fenomeni come l’invecchiamento e persino cancellando i ricordi di un viaggiatore del tempo. Questo significherebbe che eventi considerati irreversibili, come la morte, potrebbero non essere permanenti su una CTC. «La maggior parte dei fisici e dei filosofi del passato ha sostenuto che se il viaggio nel tempo esiste, la natura troverà sempre un modo per prevenire situazioni contraddittorie. È stato introdotto un “principio di autoconsistenza”, suggerendo che tutto dovrebbe allinearsi per creare una storia logicamente coerente. Il mio lavoro fornisce la prima rigorosa derivazione di questo principio di autoconsistenza direttamente dalla fisica consolidata. In particolare, ho applicato il framework standard della meccanica quantistica, senza postulati aggiuntivi o ipotesi controverse, e ho dimostrato che l’autoconsistenza della storia deriva naturalmente dalle leggi quantistiche», ha aggiunto Gavassino.
Tuttavia, nonostante le scoperte offrano un quadro teorico potenzialmente avvincente per i viaggi nel tempo, rimane il dubbio sull’esistenza delle curve chiuse simili al tempo, visto che le teorie di moltissimi fisici – tra cui quelle Stephen Hawking – sono scettiche a riguardo. Infatti, le leggi della fisica potrebbero impedire ai loop temporali di formarsi, in quanto potrebbe comportare che lo spazio-tempo diventi singolare o si rompa appena prima che si possa stabilire un loop. In tutti i casi, Gavassino ha sottolineato che la ricerca sul tema potrebbe risultare preziosa per ampliare i confini della nostra comprensione e svelare i segreti di alcuni sistemi fisici complessi: «Ciò che trovo interessante di questo argomento è il modo in cui ci costringe a riflettere sul ruolo dell’entropia nella generazione della nostra esperienza dell’universo, che è probabilmente il mio argomento preferito in tutta la fisica», ha concluso il ricercatore.
[di Roberto Demaio]
Gaza, altri raid: “Morti in 62 in un giorno”
Mentre la stampa internazionale informa che Tel Aviv e Hamas sembrerebbero essere vicini ad un accordo di cessate il fuoco, non si sono ancora fermati i bombardamenti israeliani nella Striscia: in sole 24 ore sono morte 62 persone – la maggior parte civili in zone residenziali – di cui 33 solo dall’alba di oggi. Lo riferiscono le agenzie di stampa locali e i reporter di Al Jazeera, i quali aggiungono che nelle ultime ore i raid hanno interrotto l’elettricità in un ospedale indonesiano nel nord di Gaza, colpito la scuola Al-Farabi e ucciso tre persone nel campo profughi Shati a Gaza.
La produzione industriale italiana è in calo per il ventiduesimo mese consecutivo
L’ISTAT ha pubblicato gli ultimi dati disponibili sulla produzione italiana, mostrando come la crisi del settore non abbia fine – nonostante gli annunci propagandistici del governo. I dati di novembre 2024 sulla produzione industriale vedono un progresso mensile dello 0,3% e confermano il trend negativo su base annua, facendo proseguire un declino che va avanti dall’inizio di febbraio 2023. Nonostante la crescita di alcuni settori, il profondo rosso di altri, come la produzione automobilistica, fa si che la crisi del complesso industriale italiano non si arresti. Il comparto produttivo automotive si colloca nel contesto di una produzione industriale italiana complessiva ancora in flessione a novembre 2024 rispetto ai livelli dello stesso mese dell’anno precedente, mentre chiude i primi undici mesi del 2024 a -3,2% rispetto allo stesso periodo del 2023.
Analizzando i dati nel dettaglio, emergono dinamiche contrastanti tra i diversi settori industriali. Rispetto al mese precedente si osservano incrementi significativi per l’energia (+1,6%), i beni di consumo (+0,9%) e i beni intermedi (+0,3%). Al contrario, i beni strumentali registrano una flessione dello 0,6%, segnalando difficoltà in un comparto cruciale per gli investimenti e l’innovazione. Su base annua si conferma la crescita dell’energia (+4,3%) e dei beni di consumo (+2,6%), ma crollano i beni intermedi (-2,5%) così come i beni strumentali (-4,9%). Nello specifico dei settori industriali, la fornitura di energia elettrica, gas e vapore segna un incremento tendenziale del +7,6%, seguita dalla produzione di prodotti farmaceutici (+5,1%) e dalle industrie alimentari, bevande e tabacco (+4,5%). Tuttavia, questi settori da soli non bastano a bilanciare il quadro complessivo, in quanto tra i settori in maggiore difficoltà si registrano cali spaventosi. Le flessioni più marcate sono nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-15,5%), nella produzione di mezzi di trasporto (-13,8%) e nella fabbricazione di macchinari e attrezzature (-6,2%). Il settore che mette a segno i numeri peggiori è però quello delle auto, con una produzione in caduta libera del 37,5% su base mensile. Secondo i dati preliminari di ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), la produzione domestica delle sole autovetture a novembre 2024 ammonta a circa 23 mila unità, in calo del 50,4% rispetto a novembre 2023. Nel cumulato degli undici mesi, invece, sono state prodotte oltre 295mila autovetture, in diminuzione del 42,3% rispetto al periodo gennaio-novembre 2023.
Una variabile esterna di peso sulla diminuzione della produzione industriale italiana, tanto nell’automotive quanto nel suo complesso, è la crisi economica tedesca, uno dei nostri maggior partner commerciali. Le grosse difficoltà che quest’ultima sta registrando, con dati negativi come non se ne vedevano dal 2020, anno di inizio dell’emergenza pandemica, si ripercuotono anche sulla nostra economia. Le motivazioni sono diverse e quasi tutte legate alla situazione di incertezza geopolitica soprattutto legata al conflitto russo-ucraino, tra sanzioni che hanno avuto un effetto boomerang e costo dell’energia in netto aumento, facendo schizzare in alto il costo di produzione e quindi anche dei prezzi, con una conseguente contrazione della domanda instaurando una spirale negativa.
Questi dati rappresentano più che un campanello d’allarme per il sistema economico italiano. La debolezza della produzione industriale potrebbe avere ripercussioni significative sull’occupazione e sulla crescita economica complessiva a lungo termine.
[di Michele Manfrin]
La NATO schiera navi e aerei nel mar Baltico per difendere i cavi sottomarini
La NATO ha annunciato il lancio di una nuova missione per proteggere i cavi sottomarini nella regione del Mar Baltico, in risposta a una serie di incidenti che hanno alimentato preoccupazioni relative a possibili sabotaggi e attività di spionaggio da parte della Russia. A dare la notizia è stato lo stesso segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Mark Rutte, che ha spiegato che la missione, denominata Baltic Sentry (Sentinella del Baltico), impiegherà fregate, aerei da pattugliamento marittimo e una flotta di droni navali per garantire «una sorveglianza e una deterrenza più efficaci». Nel presentare l’operazione, Rutte ha sottolineato che oltre il 95% del traffico internet globale è protetto tramite cavi sottomarini. A far scattare la missione è stata una serie di incidenti che hanno aumentato i timori sulla sicurezza, di cui la Russia risulta la prima sospettata dall’Alleanza Atlantica. Il 26 dicembre la polizia e le guardie di frontiera finlandesi sono salite a bordo di una nave, la Eagle S, collegata alla Russia, mentre indagavano sul danneggiamento di un cavo elettrico del Mar Baltico e di diversi cavi internet.
L’annuncio del lancio della missione Sentinella del Baltico è arrivato ieri, martedì 14 gennaio, in occasione di una conferenza stampa tenutasi dopo un vertice della NATO a Helsinki, in Finlandia. Durante l’incontro, Mark Rutte ha annunciato «il lancio di una nuova attività militare da parte della NATO» con lo scopo di rafforzare la protezione delle infrastrutture critiche. L’operazione sarà guidata dall’Allied Joint Force Command Brunssum (JFCBS) per conto dell’ACO, il Comando alleato delle operazioni, responsabile della pianificazione e dell’esecuzione di tutte le operazioni della NATO. A partecipare alla missione sarà anche il Comando marittimo alleato (MARCOM), e il Centro marittimo della NATO per la sicurezza delle infrastrutture sottomarine critiche (NMCSCUI), un centro di networking e conoscenza con sede presso MARCOM, che «assisterà l’ACO e gli alleati della NATO nel prendere decisioni e nel coordinare le azioni relative alla protezione e alla risposta delle infrastrutture sottomarine critiche».
«Baltic Sentry rafforzerà la presenza militare della NATO nel Mar Baltico e migliorerà la capacità degli alleati di rispondere ad atti destabilizzanti», si legge nel comunicato stampa dell’Alleanza Atlantica. Sentinella del Baltico coinvolgerà diversi mezzi, tra cui aerei da pattugliamento marittimo e fregate; il Segretario generale ha inoltre annunciato lo spiegamento di nuove tecnologie, tra cui rientra una flotta di droni navali, e ha sottolineato che la NATO lavorerà con gli alleati e con le stesse industrie per integrare le risorse di sorveglianza nazionale, per «migliorare la capacità di proteggere le infrastrutture sottomarine critiche» e, «se necessario», per rispondere. Dalle parole di Rutte, sembrerebbe che la NATO voglia adottare un approccio molto più intransigente: «I capitani delle navi», ha dichiarato il Segretario generale, «devono comprendere che potenziali minacce alle nostre infrastrutture avranno conseguenze, tra cui possibili imbarchi, sequestri e arresti».
In seguito agli incontri, i Paesi dell’Alleanza coinvolti nella missione (Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Lettonia, Lituania, Polonia e Svezia) hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui denunciano le attività di sabotaggio nel Baltico e promuovono la loro repressione, anche mediante «partenariati rafforzati con il settore privato, in particolare con gli operatori delle infrastrutture e le società tecnologiche all’avanguardia». Nella dichiarazione, i Paesi annunciano che stanno lavorando alla firma di un memorandum e che si muoveranno per rafforzare la catena di approvvigionamento delle risorse e per potenziare le misure di sicurezza fisica e informatica. Il comunicato si concentra anche sulla cosiddetta flotta fantasma russa, l’insieme di navi accusate di essere utilizzate dalla Russia per aggirare le sanzioni sul commercio di idrocarburi, «che rappresenta una minaccia particolare per la sicurezza marittima e ambientale nella regione del Mar Baltico e nel mondo».
La scelta di avviare una missione di «protezione delle infrastrutture critiche» nel Baltico arriva in risposta al danneggiamento di quattro cavi sottomarini che collegano l’Estonia e la Finlandia, avvenuto lo scorso 25 dicembre. In seguito all’incidente, la polizia finlandese ha accusato la Eagle S, una petroliera accusata di far parte della flotta fantasma russa, di aver condotto un atto di sabotaggio deliberato, sequestrando la nave il giorno dopo l’incidente. Secondo le indagini finlandesi, la petroliera russa avrebbe trascinato la propria ancora sul fondale per danneggiare i cavi; oggi, due cavi sono stati riparati, mentre il collegamento elettrico Estlink 2 risulta ancora danneggiato. Un analogo incidente era avvenuto a metà novembre, e le indagini avevano coinvolto una nave cinese.
[di Dario Lucisano]
Sudafrica, 78 minatori morti dopo un assedio della polizia
Sta salendo rapidamente il numero di minatori rimasti intrappolati nel sottosuolo per mesi a causa di un assedio della polizia. I soccorritori sudafricani hanno finora recuperato 78 corpi e salvato 166 persone, ma altre centinaia di uomini sono ancora bloccati a 2 km nel sottosuolo. Gli uomini risultano bloccati da novembre, quando la polizia aveva tagliato le corde utilizzate dai minatori per accedere alla miniera, e bloccato le forniture di cibo e acqua, perché lavoravano senza licenza. A dicembre, dopo numerose critiche, una sentenza di tribunale ha autorizzato i volontari a inviare aiuti essenziali per i minatori illegali e da tre giorni sono iniziate le operazioni di salvataggio.