È stato scoperto un fiore sbocciato nell’epoca dei dinosauri, risalente a 100 milioni di anni fa e conservatosi nell’ambra fino ad oggi. Lo rende noto il Journal of the Botanical Research Institute of Texas, dove la squadra di ricercatori dell’americana Oregon State University ha pubblicato la scoperta. Alla guida, George Poinar: conosciuto come uno dei massimi esperti di insetti e piante conservate nell’ambra, lo studioso ha già scoperto specie prima sconosciute. Le sue ricche ricerche sugli insetti preistorici intrappolati nella resina degli alberi hanno esercitato un fascino estesosi oltre l’orizzonte scientifico ispirando, tra i tanti, Jurassic Park. Battezzato Valviloculus pleristaminis, il fiore oggetto della scoperta rappresenta un nuovo genere ed una nuova specie di fiore. Sbocciato in una foresta già esistente 100 milioni di anni fa, il Valviloculus pleristaminis è stato rilevato in una miniera del Myanmar (Birmania), conservato tra i depositi sedimentari marini risalenti a circa 99 milioni di anni fa, ossia alla metà del Cretaceo. Come descrive Poinar, il fiore maschile è minuscolo e, sebbene presenti appena due millimetri di larghezza, ha 50 stami disposti a spirale. A sorprendere sono anche i dettagli dell’esemplare, che ne illustrano la provenienza ad un grappolo di fiori simili sulla stessa pianta, alcuni forse femminili. I ricercatori ne riconducono l’appartenenza all’ordine Laurales, di cui fa parte l’alloro e che presenta numerose affinità con le famiglie Monimiaceae e Atherospermataceae.
Libia: al via lo scambio di prigionieri, ma la Turchia minaccia la pace
In Libia, il Governo di Accordo Nazionale di Tripoli ha avviato uno scambio di prigionieri con le forze del generale Haftar. Il 23 ottobre, le due parti avevano firmato a Ginevra un accordo di cessate il fuoco a livello nazionale che prevedeva lo scambio di tutti i prigionieri di guerra. La trattativa ha coinvolto 18 prigionieri tornati alle forze del GNA in cambio della liberazione di 33 prigionieri delle milizie di Haftar.
Circa un mese fa gli uomini della Marina della regione orientale avevano fermato una nave turca. Per ritorsione, erano stati registrati sorvoli da parte di droni turchi nella regione di Sirte, area in cui passa la linea rossa del cessate-il-fuoco fra le forze di Haftar e le milizie sostenute da Ankara. Al-Mismari, nonostante l’accordo, aveva annunciato in una conferenza stampa che l’esercito libico è ufficialmente in guerra con la Turchia, spiegando che la nave di proprietà turca, “era entrata in un’area interdetta al traffico navale non autorizzato e non ha ottemperato all’ordine di attracco”. Il 24 dicembre è stato lanciato un appello da Akar, ministro della Difesa di Ankara, rivolto alla Turchia e al suo presidente Erdogan: “La Turchia, nemico occupante, è stata esortata ad abbandonare i territori libici, in pace o in guerra, ovvero con la forza delle armi o con la forza della volontà. Se ciò non avverrà, Ankara dovrà prepararsi a una morte certa”.
Governo indiano, 75 arresti dopo la sconfitta alle urne in Kashmir
Il governo indiano ha arrestato circa 75 tra leader politici e attivisti del Kashmir. La decisione è arrivata dopo che un’alleanza di partiti contrari al Governo centrale ha vinto la maggioranza dei seggi (112 dei 280 totali) nelle ultime elezioni regionali nello Stato di Jammu e Kashmir. Il voto si è tenuto dal 28 novembre al 19 dicembre e ha coinvolto più del 50% degli aventi diritto. È stato il primo a livello locale dopo che il primo ministro indiano, Narendra Modi, ha revocato lo status speciale della regione, a maggioranza musulmana, il 5 agosto 2019.
Da quel momento, Nuova Delhi ha esercitato un forte controllo sul Kashmir, arrestandone la maggior parte degli oppositori e attivisti. L’India ha motivato la repressione affermando che si tratterebbe di una manovra per garantire lo sviluppo economico della regione. Solo così sarebbe possibile reintegrarla al resto del Paese. Invece, per i leader locali, la detenzione degli attivisti mira a reprimere il verdetto delle urne. I politici del Kashmir rimarcano che i risultati ottenuti alle elezioni mostrano chiaramente che il popolo del Kashmir non è d’accordo con la decisione di Modi presa il 5 agosto.
I ribelli combattono contro il dominio indiano dal 1989, soprattutto da quando Nuova Delhi ha annullato la costituzione del Kashmir, ha diviso l’area in due territori federali, ha fatto perdere molti posti di lavoro e ha rimosso le protezioni ereditarie vigenti sulle terre.
Vaccino ai primi tre italiani allo Spallanzani
La professoressa Maria Rosaria Capobianchi, l’infermiera Claudia Alivernini e l’operatore sociosanitario Omar Altobelli, stati i primi in Italia a ricevere il vaccino anti Covid-19. È accaduto stamane, alle 7:29 circa, all’Istituto Nazionale Malattie Infettive Spallanzani di Roma.
Microplastiche, riscontrati livelli record nei molluschi
Cozze, ostriche e capesante hanno i più alti livelli di contaminazione da microplastiche tra i frutti di mare. Lo rivela la ricerca, guidata dai ricercatori della Hull York Medical School. Gli scienziati hanno esaminato più di 50 studi tra il 2014 e il 2020 per indagare sui livelli di contaminazione da microplastica a livello globale, in pesci e crostacei.
I ricercatori stanno ancora cercando di comprendere le implicazioni per la salute degli esseri umani che li consumano, tuttavia, l’autore dello studio, Evangelos Danopoulos, ha affermato: “Nessuno comprende ancora pienamente il pieno impatto delle microplastiche sul corpo umano, ma le prime prove di altri studi suggeriscono che causano danni.”
Lo studio mostra che il contenuto di microplastiche è 0-10,5 microplastiche per grammo (MP/g) nei molluschi, 0,1-8,6 MP/g nei crostacei, 0-2,9 MP/g nei pesci. Gli ultimi dati mostrano, inoltre, che Cina, Australia, Canada, Giappone e Stati Uniti ne sono tra i maggiori consumatori, seguiti da Europa e Regno Unito. Tra i molluschi raccolti, quelli delle coste asiatiche sono i più contaminati.
Si prevede che i rifiuti di plastica generati in tutto il mondo triplicheranno fino a 155-265 milioni di tonnellate metriche all’anno, entro il 2060. La ricerca sottolinea la necessità di standardizzare i metodi di misurazione della contaminazione da microplastiche, in modo che le diverse misurazioni possano essere confrontate più facilmente.
La carne biologica è dannosa per il clima tanto quanto quella convenzionale
L’entità del danno climatico causato dalla produzione di carne biologica è pari a quello della produzione di carne da allevamento convenzionale. Lo ha dimostrato uno studio condotto da tre università tedesche e pubblicato su Nature Communications. In particolare, l’analisi ha stimato le emissioni di gas serra derivanti dalle due diverse produzioni e ha calcolato di quanto i prezzi di quest’ultime dovrebbero aumentare per coprire i danni causati. Per il manzo e l’agnello, le produzioni biologica e convenzionale hanno comportato costi climatici simili. E il pollo biologico è risultato perfino leggermente più dannoso per il clima rispetto alla controparte convenzionale. Solo il maiale bio, richiedendo costi minori, ha dimostrato di alimentare l’emergenza climatica in misura minore di quello prodotto convenzionalmente.
I fattori responsabili dell’emissione di gas serra nella produzione zootecnica, sono diversi. Il principale è rappresentato dal rilascio di metano generato dal processo digestivo del bestiame. L’altra importante causa di emissioni, in questo caso di CO2, è invece legata alla deforestazione connessa alla produzione di foraggio. Il bestiame da allevamento biologico, a differenza di quello da allevamento convenzionale, viene alimentato per lo più con foraggio locale. In questo modo, la produzione biologica non contribuisce alla deforestazione ma – come spiegano i ricercatori – il bestiame cresce più lentamente e spende quindi più tempo emettendo “biologicamente” gas serra prima della macellazione.
La pandemia cambia il mondo del lavoro: le nuove professioni più richieste
Il Covid-19 ha accelerato la digitalizzazione della nostra economia, questo trend che proseguirà nel 2021. Le figure tech più ricercate dalle aziende il prossimo anno saranno i developer, machine learning specialist e cloud architect. Le richieste maggiori di questi profili arrivano oltre che dal settore delle Tecnologie dell’informazione e della comunicazione, da quelli dei servizi, financial services, telecomunicazioni, pharma ed healthcare.
Per entrare più nello specifico, i developer si distinguono in front-end e back-end. I primi curano l’interfaccia del sito che dovrà garantire un’esperienza di visualizzazione fluida e funzionante, adottando tutte le tecniche utili per garantire il funzionamento del browser evitando intoppi. Gli altri si occupano invece della struttura che non è visibile durante la navigazione lavorando sulla struttura di base che gli utenti non vedranno nel corso della loro navigazione. I linguaggi di programmazione server-side sono differenti rispetto a quelli lato client. Il full-stack developer invece, è uno sviluppatore che ha competenze sia lato front-end che back-end.
Il cloud architect si occupa di progettare e realizzare infrastrutture, ambienti e soluzioni cloud. Può anche essere definito un esperto di back-end in grado di scegliere le migliori soluzioni tecnologiche a fronte delle richieste di business. Infine, il machine learning specialist è un profilo che si pone a metà strada tra l’informatica e la statistica. Definisce le metodologie di raccolta e analisi dei dati, individuando algoritmi e soluzioni tecniche rispetto ai singoli progetti.
Berlino, in una sparatoria sono rimaste ferite 4 persone: 3 gravi
Almeno 4 persone sarebbero rimaste ferite, 3 delle quali gravemente, durante la sparatoria di questa notte nel quartiere di Kreuzberg, a Berlino. Le indagini sono in corso. Numerosi gli agenti dispiegati per cercare le persone coinvolte nel conflitto a fuoco. Al momento non sono chiare le ragioni della sparatoria, avvenuta all’ingresso di un cancello su Stresemannstrasse, vicino la sede del Partito Spd.












