Il sindaco di Mosca, Serghei Sobyanin, ha disposto la rimozione delle ultime restrizioni imposte alla capitale russa. Tutti i locali, come bar, ristoranti, night club e discoteche, potranno tornare a servire i clienti dalle 23:00 alle 06:00 del mattino. Di fatto la misura certifica il ritorno alla semi-normalità per la città, le uniche restrizioni che rimangono in campo sono per musei, cinema e teatri, che devono lavorare al 50% della capienza. Nell’ultima settimana la capitale ha registrato meno di 3 mila contagi e nei reparti Covid degli ospedali è libero più del 50% dei posti letto, un dato che non si vedeva da metà giugno, ha sottolineato Sobyanin.
Tunisia, si allargano le proteste contro il Governo: oltre 1.200 arresti
L’ondata di proteste che ha coinvolto la Tunisia in occasione del decennale della rivoluzione si intensifica nonostante le restrizioni imposte del Governo a causa della pandemia e nonostante la repressione che è arrivata puntuale da parte delle forze di polizia, che hanno già effettuato almeno 1.200 arresti. Negli scontri sarebbe morto anche un manifestante. Le proteste hanno raggiunto il picco ieri, mentre il Parlamento discuteva un rimpasto del governo guidato da Hichem Mechichi. I tunisini si sono messi in marcia da Cité Ettadhamen, una delle aree più periferiche della capitale, per chiedere il rilascio degli arrestati. Centinaia di persone hanno deciso di intraprendere una marcia in direzione del Parlamento, dove un’altra manifestazione era già in corso, il corteo è stato interrotto dalle forze di polizia che non hanno risparmiato cariche sui manifestanti.
Le manifestazioni si susseguono da cinque giorni per chiedere un miglioramento delle condizioni di vita e il rispetto dello spirito della rivoluzione. Le organizzazioni della società civile hanno denunciato il comportamento delle forze dell’ordine e le modalità dei fermi, avvenuti senza garanzie legali ed anche a danni di minori. Nel frattempo il governo vive una crisi, con il premier Mechichi che ha proposto un nuovo gabinetto, e il presidente Kais Saied che ha respinto la proposta come incostituzionale. Uno stallo che di fatto dura dalle elezioni del 2019.
Vaccini, le aziende produttrici stanno rifiutando di condividere i brevetti
Nonostante la disponibilità di diverse piattaforme, nessuna azienda farmaceutica ha condiviso i brevetti su farmaci e vaccini contro il covid-19. A otto mesi dal lancio, la piattaforma di accesso alla tecnologia covid-19 (C-Tap) creata dall’OMS non ha ricevuto alcun contributo: lo riporta The Guardian. Lo scopo della piattaforma è di facilitare le aziende nel condividere informazioni protette da brevetto per combattere il virus, compresi dati diagnostici, terapeutici e sperimentali. Condividere trattamenti e dati è importante perché consentirebbe a produttori qualificati di tutto il mondo di produrre attrezzature, farmaci o vaccini senza timore di essere perseguiti per violazione dei brevetti. A questo proposito, India e Sudafrica hanno chiesto all’Organizzazione mondiale del commercio che sia revocata almeno temporaneamente la protezione dei brevetti.
Anche il Medicines Patent Pool (MPP), piattaforma sostenuta dalle Nazioni Unite, non ha ricevuto proposte di accordo da parte delle aziende riguardo ai trattamenti per il covid-19. Per Charles Gore, direttore esecutivo dell’MPP, la mancanza di impegno è simbolo di un fallimento diffuso nell’affrontare la pandemia in modo globale: l’industria farmaceutica ha seguito l’esempio dei governi, che hanno cercato di concludere accordi personali piuttosto che dare priorità alla distribuzione globale. Secondo il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, il mondo è sull’orlo di un “fallimento morale catastrofico” nella distribuzione dei vaccini: i Paesi più ricchi accumulano gran parte delle forniture che saranno prodotte nel 2021.
Dal grafene allo zinco: si cercano soluzioni sostenibili per le batterie per veicoli elettrici
Le emissioni legate alla produzione di una batteria per veicoli elettrici (EV) sono all’incirca equivalenti a quelle derivanti dalla produzione del resto del veicolo. È quanto è emerso da una stima condotta dall’Università della California, Berkeley. Lo studio, riassunto in un brief, ha fatto luce sulle criticità del settore. Per far sì che la fornitura di batterie soddisfi la domanda in modo sostenibile, sono però al vaglio diverse soluzioni. La più recente è quella proposta dall’azienda israeliana StoreDot. Utilizzando strati sovrapposti di nanomateriali e composti organici, questa batteria alternativa richiederebbe minori quantità di litio. Tuttavia, manca ancora un ‘caricatore’ capace di fornire la potenza necessaria ad effettuare la carica entro i tempi record promessi: 5 minuti. Allo scopo poi di ridurre o eliminare l’impiego di litio, il metallo legato al maggior impatto ambientale, sono allo studio diversi materiali. È il caso del grafene o della perovskite. Oppure ancora quello di un prototipo di una batteria a base di zinco senza anodi che utilizza materiali economici e abbondanti.
Secondo una stima dell’Energy Transition Outlook, entro il 2032, un veicolo su due sarà mosso da energia elettrica. Dall’elevata richiesta idrica per la produzione di litio al problema del riciclaggio e dello smaltimento: le sfide da affrontare sono diverse e più che mai urgenti. Entro il 2030, intanto, si spera in una riduzione del 50% delle emissioni legate al ciclo di vita di un EV.
Egitto, a 10 anni dalla rivoluzione sempre meno libertà: 60.000 i detenuti politici
Sono trascorsi dieci anni dalla mobilitazione popolare che ha portato alla caduta del presidente Hosni Mubarak, al potere per 30 anni. Le proteste, evolute in una vera e propria “rivoluzione”, scoppiarono il 25 gennaio 2011 in una delle piazze centrali del Cairo. I cittadini, che si ritrovarono al centro degli scontri con le forze dell’ordine, scesero in piazza chiedendo giustizia sociale, libertà e dignità. L’11 febbraio successivo, Mubarak si dimise, ma i cittadini egiziani evidenziano tuttora, come a dieci anni di distanza, non sia cambiato nulla. Le autorità egiziane hanno intensificato le misure di sicurezza, per evitare che la popolazione egiziana scenda in piazza per la commemorazione dell’anniversario. Le forze dell’ordine hanno dato il via a campagne di arresti e perquisizioni per contrastare il terrorismo e il suo finanziamento, proteggere le proprietà pubbliche e private e preservare la vita dei cittadini.
La Banca mondiale ha stimato che 3.444.832 egiziani hanno lasciato il Paese Nord-africano nel 2017, quasi 60.000 in più rispetto al 2013. Human Rights Watch ha calcolato che nel 2019 il numero di prigionieri politici, detenuti in Egitto, è salito a 60.000. “I detenuti sono oggetto di discriminazione, sulla base della propria condizione socio-economica, mentre sono numerosi i prigionieri detenuti esclusivamente per aver difeso i propri diritti o per motivi politici, a cui viene negata non solo l’assistenza sanitaria, ma anche cibo e visite da parte dei propri familiari” ha affermato Philip Luther, direttore del dipartimento per la ricerca e la sensibilizzazione per il Medio Oriente e Nord Africa.
Crisi di governo in aggiornamento: Giuseppe Conte si è dimesso
Oggi, dopo la riunione del Consiglio dei Ministri, il premier Giuseppe Conte salirà al Quirinale e darà le proprie dimissioni. Dopo le 11.00 quindi, verrà chiusa l’era del suo secondo governo, nato nel settembre 2019.
Ma perché Conte si dimette e cosa succede adesso? La decisione del premier è arrivata dopo essersi reso conto dell’impossibilità di varare, in tempi brevi, la scialuppa di salvataggio del proprio governo. Il caso Bonafede è lo snodo fondamentale che ha indirizzato la crisi, aperta con lo strappo di Italia Viva, verso le dimissioni del premier. In calendario per mercoledì, infatti, era prevista la discussione (con voto finale) sulla relazione del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. I renziani voteranno contro e a quel punto, in Senato, Conte avrebbe rischiato la sconfitta e la preclusione del reincarico. I numeri del resto parlano chiaro: il governo farebbe fatica ad arrivare a 150 voti (settimana scorsa, in Senato, Conte ottennne la fiducia con 156). Con la mossa delle dimissioni invece, salterebbe il voto alle camere sullo stato della giustizia e ci sarebbe tempo per andare alla ricerca di un rafforzamento della maggioranza.
In poche parole, solamente questo gesto avrebbe consentito il varo del cosiddetto Conte-Ter (terzo governo della sua legislatura). Il nuovo governo, nei piani di chi oggi lo sostiene, dovrebbe reggersi sul ritorno di Italia Viva e su un nuovo gruppo, che impedirebbe a Matteo Renzi di essere l’ago della bilancia.
- AGGIORNAMENTO ORE 10:12 Giuseppe Conte in Consiglio dei ministri ha comunicato la decisione di recarsi al Quirinale per rassegnare le dimissioni e rimettere il suo mandato nelle mani del presidente Mattarella. I capidelegazione della maggioranza, Bonafede per il M5S, Franceschini per il Pd e Speranza per LeU, gli hanno ribadito sostegno.
- AGGIORNAMENTO ORE 13:04 “Il Presidente della Repubblica si è riservato di decidere e ha invitato il Governo a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti”, si legge in una nota del Quirinale. Le consultazioni per la formazione del nuovo governo partiranno domani pomeriggio, ha annunciato il segretario generale del Quirinale Zampetti.
Svezia: sospeso il pagamento dei vaccini a Pzifer
La Svezia ha sospeso i pagamenti per i vaccini dell’azienda farmaceutica Pfizer. Lo rendono noto i media svedesi. La sospensione è legata alla quantità di dosi prelevabili da ogni fiala. La casa farmaceutica, infatti, ha fatto sapere che con particolari aghi era possibile prelevarne sei invece che cinque, addebitando così la dose aggiuntiva alle forniture.
India, cariche della polizia sui contadini in protesta
Decine di migliaia di contadini indiani hanno invaso New Delhi con trattori, cavalli, moto o a piedi durante una manifestazione di protesta contro una riforma agricola voluta dal governo di Narendra Modi sulla liberalizzazione del mercato agricolo. La polizia è intervenuta su più fronti, sostenendo che quello fatto dai manifestanti non era il percorso concordato. Gli agenti hanno allontanato i contadini con cariche, idranti e lacrimogeni, generando caos e scontri.
Blitz antimafia a Palermo: 16 arresti
Dopo un blitz della Polizia al mandamento mafioso di Tommaso Natale, 16 persone sono state arrestate. Le accuse, a vario titolo, riguardano associazione a delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsioni e minacce.
Documentata la formazione della famiglia Zen-Pallavicino, dotata di esplosivo e armi. Emersa anche la gestione della distribuzione alimentare a favore delle famiglie più bisognose nel quartiere Zen, da parte del capo Giuseppe Cusimano, soprattutto durante il lockdown di marzo scorso.









