venerdì 21 Novembre 2025
Home Blog Pagina 1585

Bologna: daspo Universitario per gli studenti che violano le regole anti-covid

5

Alla fine di maggio era andata in scena una discussione circa gli studenti di Bologna che ha coinvolto politici e istituzione universitaria. La candidata alla carica di Sindaco, Isabella Conti, aveva lanciato l’idea del Daspo o dell’espulsione per gli studenti universitari che si fossero resi responsabili di gesti e azioni deplorevoli e/o contrari alle norme anti-Covid fuori dall’orario universitario: sotto attacco è la movida notturna. L’Ateneo ha subito fatto sapere che ciò non è possibile perché il diritto allo studio prevale e che l’Università non può essere responsabile per ciò che accade la notte. Adesso però, il Consiglio studentesco vota per l’inserimento del Daspo nel regolamento degli studenti.

«Come Ateneo desideriamo rimanere fuori dalla diatriba delle primarie», aveva detto il Rettore vicario Mirko Degli Esposti. L’espulsione degli studenti, o Daspo, chiesto anche da Fratelli d’Italia, tiene a precisare il vicario, «non è contemplata nei regolamenti disciplinari universitari, perché il diritto allo studio rimane sempre. Al massimo è prevista la sospensione fino a un anno. Ma anche se fosse possibile l’espulsione degli studenti, questa deve passare prima da una chiara identificazione di chi commette illeciti, come ripetiamo da anni. Ma l’identificazione non la possiamo fare noi, la fanno le Forze dell’ordine o la Polizia locale. Se sono le Forze dell’ordine a identificarli, perché non si possono fare sanzioni o denunce? Mi pare che si stia solo scaricando la responsabilità sull’Università. L’Ateneo emette periodicamente sanzioni disciplinari agli studenti che commettono illeciti o atti vandalici all’interno delle strutture dell’Alma Mater o durante le attività universitarie ma al di fuori di queste, gli studenti sono liberi cittadini e se commettono reati o illeciti non possiamo essere noi a intervenire».

Una mozione di Azione universitaria ha chiesto e ottenuto – con 14 voti a favore e 13 contrari –  di rivedere il regolamento degli studenti rispetto a sanzioni disciplinari specifiche per la loro condotta in zona universitaria, anche se al di fuori della responsabilità diretta dell’istituzione universitaria, con assembramenti e violazioni delle norme anti-Covid. «Una mozione sulla scia del clamore mediatico dell’ultima settimana che narra piazza Verdi e la zona universitaria come un luogo problematico per colpa degli studenti. Abbiamo votato contrari alla mozione. È inaccettabile che si spinga l’università ad assumere il ruolo di sceriffo», dice Lorenzo Baldino coordinatore di Link. Baldino annuncia anche che il 15 giugno andrà in scena, in piazza Verdi, una proiezione gratuita.

Intanto, l’11 giungo, alle 14.30, presso l’Università di Bologna, si discuterà della questione con Francesca Curi (Università di Bologna), Rossella Selmini (Università di Bologna), Stefania Crocitti (Università di Bologna), Monica Brandoli (ASP Città di Bologna), Carlo Francesco Salmaso (Piazza Grande), all’incontro che prende il nome di Daspo urbano, contrasto al degrado e marginalità sociale, all’interno della rassegna intitolata Sicurezza integrata e Welfare di comunità.

[di Michele Manfrin]

Concluso a Tunisi primo Forum economico per la Libia

0

Si è chiuso, all’Hotel Laico di Tunisi, il primo Forum Economico per la Libia. Organizzato da Italian Libyan Business Development Association (Ilbda) l’evento ha riunito per due giorni istituzioni, municipalità, enti, aziende ed imprenditori provenienti da Italia, Libia e Tunisia alla ricerca di alleanze strategiche commerciali, finanziarie e tecnologiche.

Italia e Israele avviano esercitazioni aeree congiunte senza precedenti

0

Due giorni fa è iniziata a Pantelleria l’esercitazione multi-nazione e multi-dominio denominata Falcon Strike 21, che durerà fino al 15 di giugno. L’attività coinvolge circa 600 persone e oltre 50 velivoli provenienti da quattro nazioni: Italia, Stati Uniti, Regno Unito e Israele. L’esercitazione congiunta si basa su aeromobili di quinta generazione, come gli F-35, e con modelli a decollo standard e verticale. Nelle manovre è coinvolta anche la portaerei britannica Queen Elisabeth, in transito nel Mediterraneo.

Falcon Strike 21 è una delle più grandi esercitazioni aeree mai effettuate in Italia e la più grande a cui ha preso parte l’esercito israeliano lontano dal suo Paese. Inoltre, l’esercizio in corso è il primo in cui gli F-35 israeliani sono impegnati in manovre congiunte con F-35 di altre nazioni. Times of Israel riporta le parole di un alto ufficiale israeliano in merito all’esercitazione italiana che ha lo scopo di preparare i piloti israeliani all’uso dell’aereo da combattimento contro le forze iraniane. «L’Iran è al centro della nostra attenzione» ha detto l’alto ufficiale.

La capacità di proiezione delle proprie forze è legata alle caratteristiche distintive del potenziale aerospaziale dell’Aeronautica militare che deve essere pronta e adatta ad ogni tipo di sfida aerea e di superficie. Per questo parteciperanno una serie di sistemi tecnologici, oltre ai jet F-35 provenienti da Israele, Stati Uniti, Regno Unito e Italia, gli aerei da caccia F-16 e l’aereo da ricognizione IAF Gulfstream “Eitam”, due jet di rifornimento Boeing “Re’em” IAF, un aereo da rifornimento italiano KC767, un aereo di rifornimento italiano KC130J, un aereo da ricognizione Gulfstream “Eitam” italiano e un aereo da rifornimento britannico Voyager A330. Questi aerei si affronteranno contro una flotta di aerei italiani che fungeranno da “squadra rossa”, simulando un’aviazione nemica, tra cui eurofighter typhoon, jet da combattimento AMX International, Tornado Panavia, droni Predator ed elicotteri Bel Augusta.

Inoltre, un gran numero di batterie missilistiche saranno utilizzate nell’esercitazione contro i jet da combattimento F-35 al fine di creare una “atmosfera piena di minacce”. Tra le altre cose, durante queste missioni, i piloti simuleranno attacchi aerei su bersagli dietro le linee nemiche e missioni di supporto al suolo.

Alla fine del mese scorso si è svolta un’esercitazione analoga presso la base aerea di Amendola e la base aerea di Aviano, in Italia, con le forze aeree di USA, Albania, Croazia, Grecia e Slovenia, oltre al nostro paese. La base aerea di Aviano fu ampiamente utilizzata per le guerre contro la Repubblica Serbo-Bosniaca, la Jugoslavia, l’Afghanistan, l’Iraq e la Libia.

[di Michele Manfrin]

Libano: il carburante è in esaurimento

0

A causa della penuria di carburante la maggior parte delle pompe di benzina in Libano chiuderà nei prossimi giorni. Il Libano è vicino al collasso economico e ormai da settimane scarseggia il combustibile per i veicoli e per alimentare i generatori elettrici, con continui blackout e interruzione di servi essenziali.

El Salvador legalizza bitcoin, è il primo paese al mondo

0

Il parlamento de El Salvador ha approvato il disegno di legge proposto dal Presidente Nayid Bukele, la Bitcoin Law, che rende legale i bitcoin. Il Paese diventa così il primo al mondo che utilizzerà la criptovaluta come moneta reale a corso legale.

Assange libero, subito! La città di Ginevra rilancia l’iniziativa

0

Nonostante il 5 gennaio del 2021 un tribunale britannico avesse negato l’estradizione di Julian Assange, questi si trova ancora nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, la “Guantànamo britannica.” Per denunciare questa situazione assurda e in vista del prossimo G7, a Ginevra si è tenuta una manifestazione in suo favore. Contemporaneamente, una petizione è stata firmata, tra gli altri, anche dal sindaco della città, e il rappresentante ONU per la tortura Nils Melzer è intervenuto pubblicamente.

Nella vicenda Assange, non si vede la luce alla fine del tunnel. Dopo 7 anni di isolamento nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, il giornalista e fondatore di WikiLeaks è stato estradito in Inghilterra, processato e arrestato. L’ultimo dono di Trump al giornalismo non è stato concedergli la grazia (come Obama aveva fatto con Manning nel 2017), ma fare ricorso contro il verdetto del giudice britannico, reiterando la richiesta di estradizione. Una pista che la nuova amministrazione Biden ha deciso di continuare a seguire.

Assange, in tutto ciò, è in uno stato fisico e mentale di grande deprivazione: ha problemi di salute dovuti al prolungato isolamento e alla mancanza di esposizione alla luce del sole e ha anche manifestato tendenze suicide. Per questo il giudice, lo scorso gennaio, aveva negato l’estradizione. Al momento, il giornalista si trova in isolamento per 22 ore al giorno. Stando alle testimonianze di chi ha potuto fargli visita, non riesce più nemmeno a mettere insieme una frase. Eppure non è un uomo pericoloso, a contrario dei molti serial killer e terroristi che popolano la Belmarsh Prison.

Ad oggi, Assange è l’unico giornalista ad essere accusato di aver violato l’Espionage Act per aver svolto normale lavoro di giornalismo investigativo. Le accuse sono basate soprattutto sulla pubblicazione, nel 2010, di materiale dell’esercito americano che immortalava numerosi crimini di guerra a danno di civili disarmati, compiuti dai soldati in Iraq e Afghanistan. I documenti erano stati consegnati ad Assange dalla whistleblower Chelsea Manning, la quale ha passato a sua volta anni terribili in isolamento e che ha avuto un ruolo importantissimo nei recenti sviluppi del caso Assange – rifiutandosi di testimoniare contro di lui, a costo di tornare in carcere.

Nils Melzer si è già ripetutamente espresso in favore di Assange, denunciando le condizioni a cui questi è costretto come vera e propria tortura. La speranza rimane che la rilevanza internazionale della città di Ginevra, la reputazione dell’Onu e la visibilità data a questa vicenda a ridosso del G7 possano qualcosa per salvare Assange. Sappiamo però che gli Stati Uniti lo considerano un nemico pubblico, un traditore per il solo fatto di aver riportato la verità come ogni giornalista è tenuto a fare, e sappiamo che Biden non sembra intenzionato a cambiare rotta.

[di Anita Ishaq]

Ex Ilva: arrestato l’avvocato Pietro Amara

0

L’avvocato Pietro Amara è stato arrestato dalla Guardia di Finanza nell’ambito nell’ambito di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Potenza – insieme al poliziotto Filippo Paradiso, già in carcere – avevano messo in atto persuasione, raccomandazione e sollecitazione sui membri del Csm in favore del giudice Carlo Maria Capristo, in merito ai posti direttivi vacanti, fra cui la Procura generale di Firenze e la Procura della Repubblica di Taranto

Chi è veramente “il blogger” Roman Protasevich

0

Roman Protasevich, alla ribalta mondiale dopo il suo arresto operato in Bielorussia a seguito dell’atterraggio forzato dell’aereo su cui viaggiava, che poi ha scatenato ritorsioni internazionali contro il Paese, è dipinto come un semplice blogger che si adopera nei movimenti di protesta contro il “regime” di Lukaschenko. Ma è veramente così? Chi è Roman Protasevich?

Roman Protasevich, 26 anni, è tutt’altro che giornalista e blogger, è membro attivo di organizzazioni paramilitari naziste ed è uno dei principali “infowarrior” bielorussi la cui carriera è stata coltivata dal governo degli Stati Uniti. Dopo il suo arresto, Franak Viačorka ha twittato che lui e Protasevich avevano lavorato come “compagni Havel” presso il braccio di propaganda del governo USA, Radio Free Europe / Radio Liberty (RFE / RL), che originariamente era chiamata Radio Liberation from Bolshevism, fondata dalla CIA per funzionare come arma di guerra dell’informazione contro l’Unione Sovietica e che oggi continua a svolgere lo stesso ruolo contro la Russia.

Quando nel 2012 Protasevich fu arrestato in Bielorussia per la prima volta, faceva parte del Young Front, un gruppo fondato nel 1997 e ufficialmente registrato in Repubblica Ceca, nazionalista, filo-europeo, anticomunista e contro Lukashenko, noto per la sua agitazione politica e per il suo addestramento militare. Nel 2015, il gruppo ha fondato un club sportivo per patrioti chiamato Warrior, in cui veniva effettuato addestramento alla guerra.

Tra il 2013 e il 2015, Protasevich ha prima preso parte alle proteste di Maidan, a Kiev, in Ucraina, e poi al conseguente conflitto scoppiato nel Paese. Simpatizzante di Pahonia Detachment, una milizia neonazista bielorussa che ha combattuto al fianco dei neonazisti ucraini del battaglione Azov (poi irreggimentato nell’esercito regolare ucraino – reggimento Azov) nella guerra scatenata nel Donbass, Protasevich ha prestato servizio nel conflitto ucraino sia con le armi in braccio sia con il servizio stampa della milizia nazista (come mostrano varie foto e video). Nel 2015, Protasevich finisce addirittura sulla copertina della rivista del battaglione Azov, Black Sun. Nel 2017, in Bielorussia, quello che l’Occidente difende e definisce come un semplice blogger, ha preso parte a diverse azioni e manifestazioni portate avanti dal Blocco Nero.

Nell’aprile del 2018, Protasevich ha compiuto un giro di grande rilevanza che egli stesso definisce «la settimana più importante della mia vita». Il 12 aprile arriva a Varsavia, in Polonia, mentre il 20 dello stesso mese vola a Bruxelles, per poi concludere il tour delle sponsorizzazioni politiche al Dipartimento di Stato USA il 23 aprile. Dopodiché è rientrato a Minsk passando nuovamente per Bruxelles e poi Praga (Repubblica Ceca), prima di essere a casa. Nell’agosto del 2018, Protasevich inizia a lavorare per Euroradio.fm, che tra i suoi sostenitori annovera gli Stati Uniti – tramite l’USAID – la Polonia, la Lituania e i Paesi Bassi, ma lascia già l’anno seguente.

Nel 2020 diventa co-direttore della rete Nexta Telegram sul canale polacco-bielorusso Belsat, direttamente finanziato dal ministero degli Affari Esteri polacco fin dal 2007. Nel 2015, Belsat incoraggiava le persone ad unirsi come volontari nella guerra in Ucraina contro gli stati della “Novorussiya”.

Immediatamente prima della sua detenzione, Protasevich era in Grecia con Sviatlana Tsikhanouskaya, leader dell’opposizione bielorussa, mentre incontrava alti funzionari greci. Protasevich ha successivamente volato da Atene in direzione Vilnius, in Lituania, ove risiede la base del governo parallelo di Tsikhanouskaya, quando il suo aereo – il volo Ryanair 4978 – è stato fatto atterrare in territorio bielorusso per porlo sotto arresto.

[di Michele Manfrin]

Schiaffo a Macron: due arresti

0

Due persone sono state fermate oggi nella Drome, nel sud-est della Francia, dopo che Emmanuel Macron è stato aggredito con uno schiaffo da una persona quando il Presidente francese si è avvicinato alla folla. L’uomo è stato immediatamente bloccato e posto in stato di fermo – insieme a una seconda persona a lui vicina – dagli uomini della sicurezza del Presidente.

Da nuovi studi è emersa una teoria inedita sull’origine della Via Lattea

0

Com’è nata la Via Lattea? La teoria più diffusa, vede la formazione della nostra galassia come una conseguenza di un forte impatto dovuto alla collisione tra due galassie. Ma pare che uno studio condotto dagli astronomi dell’Università di Sidney, confuti tale teoria. La ricerca, producendo la prima immagine a sezione trasversale di una galassia a spirale caratterizzata dalla presenza di dischi spessi e sottili come la nostra, sembra rivelare che la sua evoluzione sia stata graduale e non a seguito di turbinii e rimescolamenti. Di conseguenza, è stata rivalutata la “doppia struttura stellare” della Via Lattea: la prima, più spessa, con stelle più antiche e un basso apporto di ferro, idrogeno ed elio; la seconda più sottile, ma carica di stelle giovani e medio-giovani. Si è sempre pensato che questi strati fossero il risultato di un violento scontro cosmico avvenuto milioni di anni fa tra due galassie di età diversa, ma potrebbe non essere così.

Le osservazioni del sosia della Via Lattea, denominato UGC 10738 e distante 320 milioni di anni luce da noi, sono state effettuate tramite il Very Large Telescope dell’European Southern Observatory in Cile e il MUSE (Esploratore spettroscopico multi-unità). Soprattutto grazie a quest’ultimo, i ricercatori sono riusciti a valutare i rapporti metallici che intercorrono nelle stelle, i quali formano i dischi di UGC 10738. La panoramica presentatasi è analoga a quella della Via Lattea: nel disco più spesso sembrano trovarsi stelle più vecchie, mentre in quello più sottile, stelle più giovani. In conclusione, le ricerche hanno portato gli studiosi ad affermare che una galassia con queste caratteristiche, non può essere nata da un violento impatto, come quello derivato dalla fusione tra due galassie, ma da un’evoluzione costante. Pertanto, anche i dischi della Via Lattea, avrebbero seguito una specie di percorso evolutivo. Gli esperti hanno comunque specificato che, attualmente, stanno conducendo degli studi su altre galassie per essere sicuri di quanto è stato scoperto. Ciò non toglie che le rilevazioni ottenute da questa ricerca, sono una prova abbastanza forte del fatto che UGC 10738 e la Via Lattea si siano evolute allo stesso modo.  

 

[di Eugenia Greco]