mercoledì 30 Aprile 2025

Le pratiche controverse di UnitedHealthcare, l’azienda del CEO ucciso a New York

Sui bossoli ritrovati a terra dopo l’uccisione di Brian Thompson, amministratore delegato di UnitedHealthcare (UHC), una delle maggiori multinazionali statunitensi attive nel settore delle assicurazioni, erano scritte le parole “deny”, “defend” e “depose” (“negare”, “difendere” e “deporre”), secondo molti un riadattamento di quelle che compongono il titolo di “Delay, Deny, Defend”, un libro che ha avuto ampia diffusione negli Stati Uniti, in cui si denunciano le pratiche scorrette delle compagnie assicurative nel Paese. Non a caso, l’omicidio è stato interpretato da molti come un episodio di violenza condotto da una persona portata allo stremo, vittima di un sistema colluso e corrotto, forse colpita a livello personale o sociale da quelle stesse pratiche. Non sappiamo come siano andate davvero le cose, e non è certamente il caso di delineare il profilo psicologico di un ignoto omicida; tuttavia, i fatti di mercoledì 4 dicembre offrono l’occasione per soffermarsi su un mondo intriso di una logica speculativa, che si inserisce in un sistema lobbistico immerso in una fitta rete di interessi.

La morte di Thompson e il sistema sanitario statunitense

Mercoledì 4 dicembre 2024, ore 6:45 (12:45 italiane), New York. Brian Thompson, 50 anni, si trova nella Grande Mela per la conferenza annuale degli investitori di UHC, l’azienda di cui è amministratore delegato. Alloggia all’Hilton Midtown Hotel, sulla 6th Avenue, nel centro di Manhattan, a pochi passi da Times Square. Uscito dall’edificio, viene raggiunto da almeno tre colpi di pistola, colpito al polpaccio e alla schiena. Trasportato in ospedale, muore poco dopo. L’assassino ha il volto coperto, è vestito di nero, indossa una giacca con cappuccio e uno zaino grigio. La pistola probabilmente ha un silenziatore. L’individuo è fuggito a bordo di una bicicletta, che, secondo indiscrezioni, potrebbe essere stata prelevata dal servizio di bike sharing della città. Mercoledì stesso l’NYPD ha promesso 10.000 dollari a chiunque fornisse informazioni sull’assassino, e il giorno dopo ha diffuso l’immagine di un sospettato a volto scoperto. In un vicolo vicino all’Hilton sono stati trovati un telefono e una bottiglietta d’acqua, che potrebbero appartenere all’assassino. La sua identità è ancora sconosciuta.

Giovedì 5 dicembre, funzionari di polizia anonimi hanno riferito all’agenzia di stampa Associated Press che sui proiettili usati per uccidere Thompson erano scritte in pennarello le parole Deny, Defend e Depose, che ricordano il titolo del bestseller Delay, Deny, Defend di Jay Feinman, professore universitario esperto di assicurazioni. Il libro denuncia le pratiche scorrette delle assicurazioni statunitensi, accusandole di spendere milioni di dollari per influenzare la politica e sottrarsi al pagamento dei premi, mettendo a rischio la salute dei consumatori. Secondo molti, l’omicidio sarebbe legato proprio a queste pratiche: l’assassino avrebbe colpito un simbolo, e di preciso il simbolo della corruzione e della speculazione della lobby assicurativa. Negli Stati Uniti, il sistema sanitario è infatti in mano ai privati e si basa sul mondo delle assicurazioni. I costi elevati delle più banali forme di cura costringono i cittadini a stipulare polizze per sostenere le spese dei trattamenti in caso di malattia, e le compagnie, approfittando del loro potere nella gestione dell’accesso alle cure, propongono pacchetti onerosi, ricorrendo spesso a pratiche scorrette per evitare di pagare i premi ai consumatori.

Al di là delle interpretazioni, è interessante sottolineare le reazioni del pubblico alla notizia dell’assassinio di Thompson. Mentre tra i grandi Amministratori Delegati è calato il gelo, dal basso sono arrivati commenti sarcastici e manifestazioni di vicinanza, o quantomeno comprensione, verso il presunto movente dell’assassino. C’è chi si è chiesto se l’assicurazione abbia coperto le spese dell’ambulanza (negli Stati Uniti la sola chiamata, senza considerare i costi del trasporto o dei servizi medici durante il viaggio, può arrivare a costare centinaia di dollari) e chi si è domandato se l’ospedale in cui è stato trasportato Thompson fosse nella rete dei fornitori convenzionati di UnitedHealthcare. Le assicurazioni sanitarie, infatti, includono ospedali, cliniche e professionisti medici in una “rete di fornitori convenzionati”, con cui negoziano tariffe per ridurre i costi a carico dei pazienti che utilizzano i loro servizi.

Delay, Deny, Defend: pratiche scorrette delle compagnie assicurative

La sede di UHC, nel Minnesota,

Tra le pratiche speculative delle compagnie assicurative statunitensi (e non solo mediche) ci sono proprio quelle che danno il titolo al libro di Feinman: ritardare, negare e, se necessario, difendere. Il “ritardare” si riferisce alla pratica di prolungare le trattative per i sinistri, spingendo i consumatori in difficoltà ad accettare risarcimenti inferiori al valore reale della richiesta. Ciò è spesso legato alle cosiddette “lowball offers” (offerte al ribasso), con cui le compagnie propongono risarcimenti notevolmente inferiori al valore dei danni, sfruttando la necessità urgente di liquidità dei clienti. La pratica del “negare” consiste nel rifiuto iniziale di pagare il risarcimento, giustificato con la presunta assenza di copertura o di informazioni adeguate sul sinistro. Questo costringe i consumatori a dimostrare ripetutamente la validità del reclamo, scoraggiando spesso le richieste. Infine, “difendere” è l’azione legale intrapresa dalle assicurazioni quando la responsabilità risulta evidente, e il pagamento della polizza dovuto. L’assicurazione sceglie così di avviare una causa per aumentare i costi e la durata delle controversie, scoraggiando i clienti, poiché le spese legali superano spesso il potenziale risarcimento.

La Cornell Law School fornisce un elenco ancora più preciso delle pratiche assicurative scorrette e illegali condotte dalle assicurazioni. Una di queste è l’utilizzo di clausole ambigue e poco chiare, che le compagnie interpretano a proprio vantaggio per negare la copertura assicurativa; questa viene solitamente messa in atto attraverso richieste di documentazione eccessiva o l’uso di termini non trasparenti per confondere i clienti. Le assicurazioni sono poi spesso accusate di discriminare le persone su base etnica, di genere, o, soprattutto, socioeconomica, e di utilizzare in maniera impropria i dati sensibili dei propri clienti per discriminare o rifiutare polizze senza informarli. È poi diffuso il fenomeno (illegale secondo la legge USA) del “tying” (letteralmente “legamento”), attraverso cui alcune compagnie costringono i clienti ad acquistare prodotti assicurativi accessori non necessari per ottenere la polizza desiderata, aumentando i profitti. Sempre in ambito commerciale, le assicurazioni sono accusate di promuovere le proprie polizze in maniera fuorviante e di proporle ai clienti in forme diverse dalle descrizioni fornite nei materiali pubblicitari.

UHC non è esente da questo genere di pratiche: nel 2008, il Dipartimento delle Assicurazioni della California ha multato PacifiCare Health Systems, acquisita da UHC nel 2005, per 173 milioni di dollari, riconoscendole circa 900.000 violazioni dell’Unfair Insurance Practices Act. Nel 2019, il caso era ancora aperto e UHC rischiava una sanzione aggiuntiva di 91 milioni. Nel 2017, il Centers for Medicare & Medicaid Services ha multato UHC per 2,5 milioni di dollari dopo aver scoperto che la compagnia proponeva piani sanitari volti a ritardare o negare i pagamenti per la copertura dei farmaci da prescrizione. Nel 2019, un’altra multa di 1 milione è stata inflitta dalla Pennsylvania per violazioni legate al pagamento di risarcimenti per cure mediche, in particolare per i pazienti che cercavano assistenza per autismo e dipendenze da sostanze. Questi sono solo alcuni esempi di pratiche ritenute speculative o non conformi alla legge, con sanzioni complessive che ammontano a centinaia di milioni di dollari.

Il contrasto alle pratiche, tra agenzie federali e class action

Come UHC, sono numerose le compagnie assicurative che vengono perseguite per le proprie pratiche di sciacallaggio. Secondo il rapporto 2023 delle risorse dei dipartimenti assicurativi statunitensi, le agenzie assicurative del Paese hanno registrato un numero significativo di multe, sanzioni e azioni di restituzione per violazioni delle normative. Nel 2021, le autorità statunitensi hanno intrapreso 2.513 azioni contro le compagnie assicurative. Sono state emesse 19.521 multe, per un valore totale di circa 20,8 milioni di dollari, mentre l’ammontare delle restituzioni dovute dalle assicurazioni e stabilite in tribunale supera i 14,7 milioni di dollari. Questi provvedimenti riguardano principalmente i produttori di assicurazioni, che hanno visto anche 1.287 sospensioni di licenza e 1.948 revoche. Eppure, secondo molti, non basta.

Le cause, le sanzioni e i risarcimenti imposti alle assicurazioni dall’autorità su indagini federali non sono sufficienti a coprire in maniera capillare i singoli casi che si consumano sulla pelle dei cittadini statunitensi. Per tale motivo, il ricorso ad azioni collettive è molto comune. Secondo un recente rapporto della firma legale Carlton Fields, nel 2022 la spesa per la difesa aziendale in azioni collettive ha toccato il record di 3,5 miliardi di dollari. Il numero di aziende che si trovano ad affrontare azioni collettive cresce sempre di più, così come le richieste dei clienti. A dominare sono i contenziosi in materia di lavoro e occupazione, che rappresentano quasi il 35% della spesa della difesa in azioni collettive, nonché il 34% delle vertenze di classe gestite dai legali interni. La maggior parte delle cause continua a venire risolta con accordi extra-giudiziali, tuttavia il numero di conciliazioni ha raggiunto il livello più basso degli ultimi cinque anni, a riprova della frustrazione del popolo statunitense.

Il fenomeno delle class action è sempre più in crescita, ma non tutti riescono a mettersi insieme per intentare una causa collettiva, e coloro che non agiscono in gruppo finiscono spesso per desistere o perdere. Secondo una recente indagine di ProPublica, infatti, “più di 200 milioni di americani sono coperti da un’assicurazione sanitaria privata, ma i dati provenienti dalle autorità di regolamentazione statali e federali mostrano che gli assicuratori rifiutano circa 1 richiesta di trattamento su 7”. Molti, di fronte alla lotta contro le compagnie di assicurazione, finiscono per arrendersi: uno studio dell’organizzazione di politica sanitaria KFF ha rilevato che “gli americani presentano ricorsi formali solo sullo 0,1% delle richieste di risarcimento respinte dagli assicuratori”. Gli assicuratori continuano infatti ad avere ampio terreno di discrezionalità nel definire ciò che è coperto dalle loro polizze, e gli obblighi federali e statali rimangono ancora minimi. Spesso negano ancora richieste di servizi di base ritenendoli non “necessari dal punto di vista medico”.

[di Dario Lucisano]

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9 Commenti

  1. Mi aspettavo da anni reazioni simili e mi meravigliavo che non avvenissero. Vedere morire i propri cari per le speculazioni del libero mercato sanitario non può che esasperare le persone. È probabile che omicidi del genere si possano ripetere.

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