venerdì 27 Giugno 2025

Aeroporto di Brescia: la protesta dei lavoratori ferma il trasporto di armi

Con il loro sciopero, i lavoratori dell’aeroporto di Montichiari, in provincia di Brescia, sono riusciti a bloccare il traffico di armi nel proprio scalo. La protesta intendeva contestare il traffico di armi da un aeroporto che, almeno in teoria, dovrebbe ospitare solo materiali di natura civile. I lavoratori, venuti a conoscenza del transito di un carico di missili, hanno così disertato dalle loro mansioni, bloccando il suo arrivo. «Una vittoria importante della lotta contro il traffico di materiale bellico nel nostro Paese», si legge nel comunicato del sindacato USB, che ha indetto lo sciopero, «in un momento storico dove i venti di guerra soffiano più forti che mai». In passato, i lavoratori si erano già mossi contro l’utilizzo militare delle piste. Uno di loro era stato oggetto di un provvedimento disciplinare da parte di GDA Handling, il gestore dell’aeroporto.

Lo sciopero all’aeroporto Montichiari è stato indetto per la giornata di mercoledì 25 giugno, in cui era previsto l’arrivo di un carico di missili nello scalo. I lavoratori si sono riuniti in presidio a partire dalle 11, per denunciare il traffico di attrezzatura militare in una struttura di natura civile, che finisce per coinvolgere direttamente gli stessi operatori: «Lavoratori civili sono vengono mandati bordo a caricare e scaricare queste armi», denuncia infatti il sindacato USB. «Abbiamo chiesto incontri, abbiamo chiesto spiegazioni, ma nessuno ci ha mai dato risposte esaustive». Lo sciopero di mercoledì si è svolto in parallelo al vertice della NATO dell’Aia, in cui i rappresentanti degli Stati membri hanno dato il via libera all’aumento delle spese militari al 5% del PIL entro il 2035. La protesta dei lavoratori di Montichiari contestava in generale il fiorire delle politiche belliciste del blocco Occidentale: «Mentre esportiamo armamenti nei vari teatri di guerra, ha detto un lavoratore, questi ci ritornano in casa sotto forma di inflazione». Non si tratta dunque solo di una «questione etico-morale, ma anche dei lavoratori: oltre al fatto che si mette a repentaglio la vita dei lavoratori che mobilitano queste armi», il continuo privilegiare gli investimenti bellici contribuisce a causare un «impoverimento del mercato del lavoro».

Non è la prima volta che gli operatori dello scalo di Montichiari denunciano la presenza di merci pericolose nell’infrastruttura: già lo scorso giugno i lavoratori addetti al carico e scarico avevano segnalato attività di trasporto di materiale bellico, tra cui armi ed esplosivi, «con tutti i conseguenti rischi per i lavoratori e le popolazioni limitrofe». A ottobre, invece, Luigi Borrelli, il rappresentante sindacale di USB presso l’aeroporto, ha denunciato pubblicamente i movimenti di carico e scarico di materiale bellico. In seguito a queste dichiarazioni, la società GDA Handling ha mosso nei suoi confronti una contestazione disciplinare. A marzo, dopo mesi di denunce, gli operatori dell’aeroporto hanno lanciato un presidio per contestare il presunto impiego militare della struttura, dichiarando di essere costretti a maneggiare materiale esplosivo. L’attrezzatura militare, ha sostenuto il personale aeroportuale, verrebbe trasportata per chilometri da lavoratori sprovvisti di patenti idonee alla gestione di materiali pericolosi, transitando vicino a edifici civili.

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Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.

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