venerdì 1 Novembre 2024

Il Comune di Milano nega il suolo pubblico all’opera d’arte per Julian Assange

Da mesi l’opera statuaria “Anything to say?” dell’artista italiano Davide Dormino viene esposta nelle città di tutto il mondo per sensibilizzare i cittadini sulla causa di Julian Assange. La prossima città ad ospitarla avrebbe dovuto essere Milano, ma l’amministrazione comunale, senza fornire alcuna spiegazione in merito, ha deciso di negare il suolo pubblico alla scultura. Secondo un programma già definito, con tanto di locandina, l’opera avrebbe dovuto essere installata a Parco Sempione – precisamente in Piazza del Cannone – dal 20 al 23 maggio, accompagnando una raccolta firme in supporto dell’attivista australiano, che gli Stati Uniti vogliono processare per aver rivelato documenti segretati e che dal 2019 si trova recluso nel carcere di Belmarsh (Londra). Ma il Comune di Milano ha detto no. A dare notizia è stato il Comitato italiano Free Assange, che in una nota pubblicata su Facebook ha scritto: “Dopo due mesi di contatti negli uffici comunali e la protocollazione a pagamento di quanto necessario, è arrivato il diniego senza offrire alcuna motivazione”. Già lo scorso marzo la giunta milanese si era distinta bocciando l’ordine del giorno che intendeva conferire la cittadinanza onoraria al fondatore di WikiLeaks.

La scultura, realizzata in bronzo, raffigura a grandezza naturale Julian Assange, il whistleblower Edward Snowden e l’attivista ed ex militare statunitense Chelsea Manning, ciascuno in piedi su una sedia. Al loro lato ce n’è una quarta vuota, al fine di invitare gli spettatori a salire al fianco di coloro che hanno avuto il coraggio di denunciare le peggiori malefatte dei governi mondiali, prendendo “fisicamente” posizione. «Stiamo organizzando un tour italiano di quest’opera itinerante, che gira ormai le piazze del mondo da quasi dieci anni, toccando nello specifico le città di Milano, Napoli, Roma e Bologna fino alla metà di giugno – spiega a L’Indipendente Davide Dormino, autore della scultura –. Dopo mesi di richieste inviate ai vari Comuni, la città di Milano si è opposta, negando l’occupazione di suolo pubblico all’opera, che doveva durare alcuni giorni. Non sono state addotte motivazioni». L’artista e il Comitato italiano Free Assange non hanno però nessuna intenzione di sventolare bandiera bianca. «Nonostante tutto, noi non ci fermeremo – continua Dormino – e il 20 maggio, giorno dell’udienza finale all’Alta Corte di Londra dove si deciderà sull’estradizione di Assange, manifesteremo comunque a Milano esponendo l’opera. Essendo una protesta, l’opera potrà essere presente, anche se solo per 5 ore. Da lì seguiremo in diretta il processo».

Il Comune di Milano non è nuovo a questo tipo di approccio nei confronti della battaglia pro Assange. Lo scorso 12 marzo, con 7 voti favorevoli, 12 contrari e 6 astenuti, il Consiglio Comunale della città meneghina aveva infatti negato il conferimento della cittadinanza onoraria ad Assange, bocciando la proposta presentata dai Consiglieri Enrico Fedrighini (Gruppo Misto), Carlo Monguzzi (Europa Verde) e Rosario Pantaleo (Partito Democratico). Tutti i consiglieri di centrodestra, ad eccezione di uno, erano usciti dall’aula prima del voto, così come alcuni esponenti dei partiti dell’area progressista. 12 consiglieri della coalizione di centrosinistra che sostiene il sindaco Sala – che non si era presentato in Aula – avevano votato contro, mentre altri 6 avevano optato per l’astensione. Già nel maggio del 2022 il Partito Democratico si era messo di traverso a una mozione di Europa verde che proponeva il conferimento della cittadinanza onoraria ad Assange, opponendosi alla sua estradizione dal Regno Unito agli USA. I Consiglieri piddini avevano preferito ridimensionare notevolmente la proposta, presentando due emendamenti per eliminare la richiesta di cittadinanza onoraria e ogni riferimento all’estradizione, virando invece su un più neutrale accenno alla “libertà di informazione”.

L’Alta Corte di Londra, chiamata a decidere se Assange possa ancora avere il diritto di presentare un ulteriore appello alla giustizia britannica contro la sua estradizione negli Stati Uniti, si è riunita lo scorso febbraio, rimandando la sua decisione definitiva al 20 maggio. I giudici si esprimeranno dopo aver studiato le garanzie per i diritti umani di Assange che gli USA, su espressa richiesta della Corte, hanno presentato ad aprile, nonché le obiezioni all’attendibilità di tali garanzie sollevate dai legali di Assange e le critiche alle obiezioni che gli USA hanno successivamente depositato. Nelle stesse ore, l’opera “Anything to say?” di Dormino sarà presente a Milano, in occasione della manifestazione in favore di Assange, costituendone il simbolo più tangibile.

[di Stefano Baudino]

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