sabato 27 Aprile 2024

Dieci agenti del carcere di Foggia sono stati arrestati per torture sui detenuti

Dieci agenti di polizia penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale di Foggia sono stati ristretti agli arresti domiciliari per aver partecipato a un violento pestaggio, consumato l’11 agosto del 2023, ai danni di due detenuti. Gli agenti sono accusati a vario titolo dei reati di tortura, abuso d’ufficio, abuso di autorità contro arrestati o detenuti, omissione di atti d’ufficio, danneggiamento, concussione, falsità ideologica commessa da un pubblico ufficiale in atti pubblici, soppressione, distruzione e occultamento di atti veri. Oltre alle violenze, i pubblici ministeri avrebbero infatti attestato la predisposizione e la sottoscrizione di atti falsi da parte degli indagati, i quali avrebbero messo in atto tali condotte con l’obiettivo di celare le violenze da essi perpetrate e impedire che venissero emesse le diagnosi delle lesioni riportate dalle vittime in seguito alle presunte torture. Secondo quanto appurato dalla Procura, i poliziotti avrebbero rivolto vere e proprie minacce ai detenuti, che sarebbero stati addirittura costretti a sottoscrivere falsi verbali.

A dare esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal gip del Tribunale di Foggia su richiesta della Procura, sono stati i carabinieri della città pugliese, supportati in fase esecutiva dal personale della stessa Polizia Penitenziaria. Nello specifico, dopo aver pestato a sangue i due detenuti, gli agenti arrestati – nei cui confronti sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza – avrebbero fatto in modo che essi, sebbene avessero riportato evidenti lesioni a causa delle violenze subìte, attestassero di essersi feriti in altri modi, facendo dunque risultare che non fosse stata compiuta nessuna aggressione da parte del personale della Polizia Penitenziaria tra le mura carcerarie. La posizione degli agenti è poi aggravata dal fatto che, oltre ad averli aggrediti, essi avrebbero minacciato le vittime, promettendo loro ritorsioni e inducendole a firmare falsi verbali di dichiarazioni in cui sarebbero stati descritti fatti successivamente smentiti dalle risultanze dell’inchiesta.

L’ennesima notizia di violenti pestaggi ai danni dei detenuti arriva in un contesto politico peculiare, dal momento che l’attuale maggioranza di centrodestra, lo scorso agosto, ha depositato la proposta – a firma Fratelli D’Italia – per l’abrogazione del reato di tortura e la sua derubricazione ad aggravante comune. Un provvedimento con cui si intende eliminare gli articoli 613-bis e 613-ter del codice penale che delineano il reato, mantenendo soltanto una sorta di aggravante all’articolo 61. Il maggior azionista di governo, supportato in quest’ottica anche dalla Lega del vicepremier Matteo Salvini, ha preso dunque una posizione chiara contro una fattispecie di reato – presente in più di 100 Paesi del mondo e introdotta nell’ordinamento dall’Italia, con grande ritardo, soltanto nel 2017 – che ha permesso di porre una lente di ingrandimento sugli innumerevoli abusi perpetrati dall’autorità nei confronti dei cittadini. Che, il più delle volte, vanno in scena all’interno delle carceri. A reagire è stato lo stesso Consiglio d’Europa, che, esprimendo preoccupazione per le proposte della maggioranza, alla fine del 2023 ha invitato “caldamente” il governo Meloni a “garantire che qualsiasi eventuale modifica al reato di tortura sia conforme ai requisiti dettati dalla Convenzione europea dei diritti umani e dalla giurisprudenza della CEDU”.

[di Stefano Baudino]

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