venerdì 11 Ottobre 2024

Occupazioni a scuola: Valditara impone la linea dura

Dopo l’ondata di occupazioni che ha investito la capitale nei mesi precedenti e che in generale sta colpendo sempre più i licei dello stivale, il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha inviato a tutti gli Istituti Superiori d’Italia una circolare firmata dal Capo Dipartimento Carmela Palumbo, in cui ha delineato i principi in base ai quali i dirigenti scolastici devono rispondere alle occupazioni studentesche. Essa delinea una politica dal pugno di ferro che, nella cornice delle recenti occupazioni, intende colpire quegli studenti che hanno “impedito il regolare svolgimento delle lezioni per periodi considerevoli, ledendo il diritto costituzionale allo studio della maggior parte degli studenti non aderenti”. Nella circolare il Ministro elenca le misure disciplinari da adottare per fare fronte al fenomeno delle occupazioni nelle scuole, esponendo gli studenti “a possibili reati, anche legati al danneggiamento di beni pubblici”, che le scuole sarebbero “tenute a denunciare”. Questa non è la prima proposta proveniente dal Ministro rivolta a indurire la gestione del dissenso scolastico; in molti a tal proposito hanno sottolineato come la misura si inserisca in un generale tentativo di repressione dei movimenti studenteschi, che rischia di ledere la libertà di espressione dei giovani italiani.

Nella circolare inviata dal Ministro si legge che i dirigenti scolastici saranno tenuti a valutare l’applicazione delle misure disciplinari in funzione nei propri istituti, arrivando eventualmente anche a “denunciare” coloro che occupano; nello specifico, si legge nella circolare, dovranno “essere poste a carico degli studenti responsabili le spese per le pulizie straordinarie e per il ripristino di arredi, pc e ogni altra attrezzatura di proprietà della scuola”, che in pratica significa che si dovrà far pagare direttamente agli studenti le pulizie e gli eventuali danni derivanti dalle occupazioni, riferendo alle autorità quando le loro azioni costituiscono reato. Oltre alle eventuali denunce e al risarcimento, gli studenti dovranno essere oggetto di maggiori provvedimenti disciplinari, che vanno dall’abbassamento del voto in condotta alla sospensione. Su questa stessa linea viaggia anche la proposta di aumentare la presenza di forze dell’ordine a presidio delle scuole comunicata qualche giorno fa dal Ministro in una intervista a Il Messaggero, che pare essere stata a prima vista accolta positivamente dalla Associazione Nazionale Presidi, lasciando invece qualche dubbio al Movimento Italiano dei Genitori.

La proposta arriva in un contesto di aumento delle manifestazioni di dissenso nelle scuole, che versano in condizioni spesso inadatte a ospitare il gran numero di studenti iscritti. A tal proposito a dicembre, solo  a Roma, si sono alzati undici licei, di cui 9 in 24 ore, rivendicando maggiori fondi per l’istruzione, chiedendo che venga aumentato il personale, e denunciando lo stato di conservazione delle strutture che ospitano gli istituti scolastici. Le occupazioni si sono poi allargate a temi di attualità come quello del conflitto in Palestina, verso cui i giovani liceali hanno mostrato solidarietà. Le tensioni con i presidi scatenate dalle occupazioni sono state particolarmente intense e hanno portato a numerose sospensioni, spesso ai limiti dell’autoritario, come nel caso di Damiano Cassanelli, rappresentante presso il liceo Barozzi di Modena che è stato sospeso per 12 giorni per avere “infangato il buon nome della scuola” per il semplice fatto di aver rilasciato dichiarazioni alla stampa locale. È anche per questo che in molti stanno sollevando dubbi sul metodo con cui si vuole far fronte al fenomeno delle occupazioni, e in generale del dissenso, scolastici spesso più vicino a forme di repressione piuttosto che di regolamentazione. Perché se, come si legge nella circolare, esiste il “diritto costituzionale allo studio”, vi è anche quello alla libertà di espressione, di sciopero e di manifestazione del dissenso.

Eppure oltre alle questioni di metodo, non si possono ignorare quelle di merito. Perché favorevoli o no alle proposte di inasprimento dei sistemi di controllo e soppressione dei movimenti studenteschi, non si può negare lo stato di trascuratezza in cui versa il sistema scolastico italiano da anni a questa parte. Secondo il report Ecosistema scuola rilasciato da Legambiente questo 24 gennaio, “in Italia la riqualificazione degli edifici scolastici è in ritardo cronico”, tanto che tra centro e sud una scuola su due richiederebbe un intervento urgente, mentre al nord gli istituti in simili condizioni corrispondono a circa uno su cinque. A fronte di questi dati, pare che la circolare del Ministro Valditara si concentri sul proverbiale dito che indica il cielo, ignorando la presenza della luna. Dopo tutto, per evitare che qualcuno manifesti, salvo casi particolari, non si dovrebbero intaccare le modalità con cui vengono promosse le manifestazioni, ma le cause che le scatenano. E in questo caso le cause si riflettono nella stessa inadeguatezza del sistema scolastico di fronte alle esigenze degli studenti italiani. Il Ministro Valditara ha detto che “nelle nostre scuole è in crisi il concetto di autorità”, ma forse sarebbe meglio dire che alla scuola manca autorevolezza, e che quell’assenza di autorevolezza si concretizza nel venir meno della dignità di una istituzione tanto importante quanto sempre più lasciata a sé stessa.

[di Dario Lucisano]

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2 Commenti

  1. Ormai hanno trovato la scusa valida per reprimere ogni dissenso:
    Occupi la scuola? Neghi il diritto di entrare a chi non è d’accordo
    Protesti davanti alla fabbrica? Neghi il diritto di lavorare a chi non protesta
    Fai lo sciopero dei mezzi? Neghi il diritto di chi prende i mezzi e del tuo sciopero se ne sbatte
    Non vuoi sperimentare farmaci sul tuo corpo? Neghi il diritto di chi vuole farsi iniettare qualunque cosa.
    Non vuoi che la TAV devasti il tuo paese? Neghi il diritto di chi vive da un’altra parte a prendere il treno
    Non vuoi il deposito di scorie nucleari sotto casa tua? Neghi il diritto alla sicurezza a tutti gli altri italiani.
    Ecc. Ecc.

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