Tasso, Morgagni, Mamiani, Manara, Righi, Archimede, Aristofane, Colonna e Virgilio. Sono nove gli istituti occupati a Roma dagli studenti di collettivi autonomi in meno di 24 ore. Prosegue così la scia delle scorse settimane (al Ripetta, Pilo, Albertelli, Machiavelli, Visconti e Enzo Rossi) con nuove mobilitazioni, delle quali la maggior parte è avvenuta in contemporanea nella notte tra il 4 ed il 5 dicembre scorso, mentre le altre sono partite nel primo mattino. Gli studenti hanno già riferito che la protesta è comune: «Vogliamo una nuova scuola pubblica, a cui possano essere garantiti maggiori fondi pubblici. La scuola è pericolosa per chi la frequenta, priva di personale e fondi, incapace di emanciparci». Inoltre, la mobilitazione è anche «in continuità con le mobilitazioni contro la guerra, per la Palestina Libera e quelle per Giulia Cecchettin». Solo al liceo Morgagni sono oltre 300. In programma conferenze, pranzi sociali e serate tematiche con cineforum. Immediata la reazione dei presidi, che hanno già denunciato l’accaduto e dichiarato che i partecipanti saranno considerati come “occupanti” e quindi vincolati ai regolamenti d’istituto.
I primi ad entrare sono stati quelli del liceo Mamiani, in viale delle Milizie. Gli studenti hanno aperto i cancelli, posizionato banchi davanti a quello principale che si affaccia sulla strada e si sono barricati all’interno della scuola a volto coperto. Poi episodi simili al Virgilio di via Giulia, al Righi di via Campania e al Tasso di via Sicilia. Diverse mobilitazioni sono state segnalate anche attraverso l’uso di striscioni, come «Righi occupato» o «Morgagni occupato». Al Morgagni poi, l’annuncio è comparso anche nella bacheca scolastica. I programmi prevedono principalmente confronti, conferenze e giornate tematiche. Per esempio, Al Righi l’occupazione è iniziata con un collegamento con l’autrice Maria Eddi Marcuci mentre al Mamiani è stato proposto un corso erogato dal sociologo Roberto Latella in seguito all’incontro con il comico Edoardo Ferrario.
«I presidi hanno già denunciato, è obbligatorio farlo», ha dichiarato Cinzia Giacomobono, dirigente del Righi. Il preside del Tasso Paolo Pedullà ha aggiunto che «chiunque entri nella scuola occupata è di fatto un occupante e il suo comportamento rientra nella fattispecie prevista dal regolamento d’istituto». Al Tasso poi la situazione ha preoccupato anche alcuni genitori, i quali avevano già lanciato una petizione il 1° dicembre preoccupati che iniziative simili possano gravare sulla continuità didattica e sugli studenti. La richiesta è che «ad una eventuale occupazione della scuola non corrispondano conseguenze disciplinari generalizzate che penalizzino anche gli studenti dissenzienti». La petizione poi, a firma di uno dei genitori, spiega: «Al di là delle motivazioni che spingono alcuni studenti a manifestare con questa modalità, sottolineo come la dirigenza del Tasso abbia sempre proposto e, quest’anno, in particolare, già concordato con i rappresentanti democraticamente eletti dagli studenti, una settimana di autogestione durante la quale tutti potranno organizzare qualsiasi tipo di iniziativa, dibattito, sensibilizzazione politica e che, in ogni caso, esistono sistemi diversi, più democratici e propositivi di fare politica e far sentire la propria voce». Gli studenti del liceo Tasso hanno risposto: «L’autogestione non è una forma di protesta. Sarebbe stata un’occasione per affrontare tematiche che non vengono contemplate nei programmi ministeriali ma non ha alcun valore politico perché non si sarebbero potute portare avanti le istanze alla base della nostra protesta, che hanno come interlocutore il ministero dell’istruzione e del merito e l’attuale governo». Quindi rivendicano «tutto il valore politico di quest’atto» perché «finalizzato a manifestare un nostro disagio e a proporre un cambiamento radicale del sistema scolastico e degli indirizzi delle politiche sociali di questo governo».
[di Roberto Demaio]
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