lunedì 29 Aprile 2024

Deposito scorie nucleari: il governo cambia idea e apre anche ai siti non idonei

Il dl Energia, recentemente approvato dal Consiglio dei ministri, ha aperto all’autocandidatura dei Comuni a sito potenziale per la realizzazione del Deposito nazionale dei rifiuti nucleari, area di 95 mila metri cubi dove verranno riposti i rifiuti radioattivi. In questo modo, ad offrirsi per la posizione potranno essere anche enti locali non inclusi nella Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (la CNAPI, mai resa pubblica, nonostante sia pronta da mesi). Il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin l’ha definita una decisione «necessaria per accelerare i tempi di individuazione di un’area di cui il Paese ha forte bisogno». La misura ha suscitato, nel suo complesso, non pochi malumori e perplessità, poiché di fatto sconfina dal percorso che, negli ultimi anni, ha portato all’individuazione di decine di siti potenzialmente idonei ad ospitare le scorie sulla base di rigidi criteri tecnico-scientifici. Eppure, in questo scenario, è già emersa la prima autocandidatura: quella di Trino Vercellese, in Piemonte, che però non era stata inserita nella CNAPI per la mancanza dei requisiti necessari.

A Trino Vercellese, dall’inizio degli anni Sessanta fino al 1986, è stata attiva una centrale nucleare che si sta progressivamente smantellando. L’area non è stata presa in considerazione per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari da Sogin – azienda statale commissariata sotto l’esecutivo guidato da Mario Draghi che si è occupata della selezione dei siti idonei – poiché sorge troppo vicina al Po e, dunque, risulta soggetta al pericolo esondazioni (uno dei più importanti parametri utilizzati per l’individuazione). Eppure, in seguito all’approvazione del dl energia che ha aperto alle autocandidature, il sindaco di Trino, Daniele Pane (Fdi), ha dato a sorpresa la sua disponibilità ad ospitare il deposito. «Se nessun territorio darà la sua disponibilità credo si debbano rivalutare le aree come la nostra che già oggi ospitano la quasi totalità dei rifiuti radioattivi», ha detto Pane, aggiungendo che, su questo argomento, in Italia «si fa un ingiustificato terrorismo», poiché «nel resto d’Europa si scannano per ospitare gli impianti». Ad attaccare Pane è stata la minoranza in Consiglio comunale, ma anche molti esponenti del suo stesso schieramento politico. Oltre ai sindaci di centro-destra dei comuni vicini a Trino, infatti, a prendere le distanze da Pane vi sono anche il presidente della provincia di Vercelli, Davide Gilardino, nonché lo stesso presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio. «Il Piemonte, e in particolare la provincia di Vercelli, la loro parte l’hanno già fatta – ha dichiarato quest’ultimo -. Non pensiamo quindi che si possa ipotizzare un nuovo deposito nella nostra regione», che ha peraltro «già tecnicamente documentato al ministero che su tutto il territorio piemontese non esistono aree idonee».

L’Italia, fino ad ora, ha pagato Francia ed Inghilterra per lo smaltimento delle scorie nucleari che nel corso degli anni sono state inviate all’estero. Il loro rientro è previsto entro il 2025, quando dovrà essere completato il deposito. A tal fine, dopo il lungo lavoro svolto da Sogin, erano infatti stati individuati 67 siti idonei alla costruzione del deposito di scorie nucleari, riportati nella CNAPI nel gennaio 2021. 12 tra le aree selezionate sono state individuate come soluzioni “migliori”. Esse sorgono nella provincia di Torino (Rondissone-Mazze-Caluso, Carmagnola), Alessandria (Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento, Fubine-Quargnento, Alessandria-Oviglio, Bosco Marengo-Frugarolo, Bosco Marengo-Novi Ligure) e Viterbo (due siti a Montalto di Castro, Canino-Montalto di Castro, Corchiano-Vignanello, Corchiano). Le altre, presenti in regioni del centro e del sud Italia, sono risultate sì potenzialmente idonee, ma con un punteggio più scarso rispetto alla prima dozzina. In seguito alle proteste dei Comuni indicati – nessuno dei quali ha dato l’ok a ricevere i rifiuti nucleari -, la stessa Sogin è stata chiamata ad aggiornare la mappa, che lo scorso marzo è stata inviata al governo nella sua nuova versione. Ma che non è ancora consultabile dai cittadini.

[di Stefano Baudino]

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