sabato 27 Aprile 2024

GNL, le società europee contro quelle USA: non rispettano i contratti

Le compagnie energetiche europee Shell, BP e Edison nelle scorse settimane hanno accusato l’azienda americana Venture Global LNG di non rispettare i contratti multimiliardari stipulati per il rifornimento di gas naturale liquefatto (GNL) mettendo a rischio la sicurezza energetica europea, secondo quanto riportato dal Financial Times (FT). Dopo la riduzione delle importazioni di gas russo, infatti, l’Europa importa la maggior parte del GNL dagli Stati Uniti che hanno così ottenuto un ampio potere negoziale. Nello specifico, le aziende petrolifere accusano il colosso di GNL statunitense di “cattiva condotta” per aver trattenuto un quantitativo di prodotto concordato in contratti di fornitura a lungo termine, vendendolo invece sul mercato “spot” (mercato nel quale lo scambio dei prodotti trattati avviene con pagamento immediato). Secondo Shell, l’azione opportunistica di Venture Global le ha permesso di ottenere un surplus di profitti di 18 miliardi di dollari grazie a un picco dei prezzi del gas. Il tutto ha indotto le società a rivolgersi alla “task force” USA-UE sulla sicurezza energetica esortandola a richiedere all’azienda americana di “iniziare immediatamente a operare” in base ai contratti firmati. Una richiesta non accolta dalla commissione, che considera la vicenda come “una questione contrattuale tra parti commerciali”.

Secondo i dati forniti dalla Commissione e dal Consiglio europeo, la riduzione delle importazioni di gas dalla Russia è stata compensata “principalmente grazie al considerevole aumento delle importazioni di gas naturale liquefatto (GNL), soprattutto dagli Stati Uniti”: le importazioni di GNL dagli USA sono aumentate, infatti, passando dal 28% del 2021 al 42% del 2022 e al 43% nel primo semestre del 2023. Di contro, quelle della Russia sono diminuite passando dal 20% nel 2021 al 17% nei primi sei mesi del 2023. “Tra gennaio e novembre 2022 sono stati importati dagli Stati Uniti quasi 50 miliardi di metri cubi di GNL, ossia più del doppio rispetto a tutto il 2021 (oltre 22 miliardi di metri cubi)”, si legge sul sito del Consiglio europeo. Secondo i funzionari europei, l’importazione di GNL statunitense avrebbe contribuito a garantire l’approvvigionamento energetico, permettendo di abbandonare le forniture russe. Tuttavia, il recente contenzioso con Global Venture ha intaccato la fiducia nell’affidabilità dei fornitori americani. Il vicepresidente esecutivo di Shell Energy, Steve Hill, ha scritto, infatti, in una lettera inviata ai funzionari della “task force” che “un comportamento così miope crea un precedente preoccupante che potrebbe erodere la fiducia del mercato e ritardare gli investimenti nelle infrastrutture per l’esportazione di GNL dagli Stati Uniti, che è ancora di fondamentale importanza per sostenere la sicurezza energetica dell’Europa”.

Nessuna azione è stata intrapresa dal gruppo USA-UE sulla sicurezza energetica in seguito a una riunione del 30 ottobre, ma un portavoce della Shell ha fatto sapere che l’obiettivo non era ottenere una reazione immediata da parte dei funzionari, bensì portare alla loro attenzione una potenziale perdita di fiducia nel GNL statunitense: Venture Global è accusata, infatti, di aver tratto profitto dal rapido rialzo delle quotazioni del gas lasciando a secco le aziende europee e rischiando di creare un’altra crisi energetica. Secondo quanto riportato dall’agenzia britannica Reuters, Shell, BP e Edison non riceveranno gli importi contrattuali fino alla fine del 2024. Da parte sua, la società americana si è difesa dalle accuse sostenendo di rispettare i termini dei suoi contratti e che le critiche di BP e Shell rappresentano un tentativo di “contendere la questione attraverso le nostre autorità di regolamentazione e nei media”, secondo quanto riferito in una lettera firmata dal co-presidente Michael Sabel e Robert Pender. Venture Global, inoltre, ha accusato BP e Shell di avere acquistato GNL dall’impianto e di averlo rivenduto fuori dall’Europa.

La sostituzione del gas russo ha costretto l’Europa ad affidarsi ampiamente alle aziende di GNL americane, con notevoli vantaggi per l’economia statunitense e, di contro, diverse criticità per il Vecchio Continente: oltre alle complessità logistiche e infrastrutturali, infatti, il GNL è in media più caro del gas che arriva tramite gasdotto. Lo stoccaggio e la rigassificazione, infatti, comportano un aumento del costo di circa il 20% rispetto all’importazione di gas naturale. A questi aspetti, si aggiunge ora anche la presunta scarsa affidabilità di uno dei colossi americani di GNL, rendendo così l’Europa ancora più vulnerabile in ambito energetico.

[di Giorgia Audiello]

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