domenica 6 Ottobre 2024

Quali sono le cause profonde della depressione giovanile?

Secondo alcune stime dell’UNICEF risalenti al 2019, un ragazzo su sette con età compresa tra i 10 e i 19 anni soffriva di disturbi psicologici, con ansia e depressione che affliggeva circa il 43% di quest’ultimi. In termini assoluti, questo vuol dire che, su un totale di 1,2 miliardi di adolescenti dai 10 ai 19 anni, oltre il 13% presentava sintomi di psicopatologie, ovvero 186 milioni di giovani. Durante la pandemia da Covid-19, però, si è andati incontro ad un peggioramento senza precedenti della salute mentale della popolazione, soprattutto per i ragazzi, costretti a subire la chiusura dell...

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11 Commenti

  1. Articolo molto chiaro con una analisi globale della questione. Grazie all’autore per la sua chiarezza. Fin dalla sua origine il potere borghese si e’ fondato sull’individualismo. Lo scopo era ed e’ sempre più quello di disarticolare la convivialita’, isolare le persone e identificarle come individui che dovrebbero, in questo stato, trattare con un potere composto non altri individui ma da strutture sia economiche che statuali. Lo scopo sarebbe dunque dividere e cosi imporre il proprio domino sulla popolazione. In questo senso e’ inquadrato anche la propaganda della droga. Gia’ dall’epoca della “guerra dell’oppio”imposta in Cina dalla GB era chiaro l’uso che il potere intendeva fare delle droghe. Non ha caso l’LSD venne introdotto negli USA all’epoca delle dimostrazioni contro la guerra al Vietnam. Cosi come il divulgare l’uso di tranquillanti per tenere a freno bambini e ragazzi facendo in modo che sviluppino introversione invece di cercare di comunicare. La compagnia sia anche quella più disdicevole e quello che ti fa sentire umano tra gli uomini, diceva Mefisto a Faust. Ovvero la comunicazione , la convivialita’ e’ alla base dell’esistenza. Quando le persone fanno una dimostrazione in piazza o in un teatro si sviluppa tra i partecipanti un sentimento di fratellanza cosi come un sentimento di appartenenza. Ed il sentimento di appartenenza che motiva sia la popolazione che lotta ma anche i gruppi giovanili criminali. Perché’ senza appartenenza non c’e’ esistenza.

  2. Bellissimo articolo, grazie!! È proprio così… la grande sfida oggi è mantenere vive la nostra umanità, la nostra creatività e la capacità di amare. Il significato che diamo alle cose è fondamentale per il benessere della nostra psiche. Il disagio psichico è una conseguenza inevitabile di una ‘civiltà’ strutturata in questo modo. Per un essere umano vivere da robot non è molto soddisfacente… forse grazie a questa situazione dolorosa molti si accorgeranno di cosa ha senso e cosa non ce l’ha.

  3. E, quindi, noi adulti abbiamo il dovere di stare vicini ai giovani, senza etichettarli, giudicarli e ricoprirli di stereotipi generazionali. Nonostante tutto, a loro favore gioca la biologia, che li sospinge comunque verso il futuro, come si diceva nel film Mignon e’ partita “se i nostri occhi possono guardare solo avanti, vuol dire che siamo programmati per questo”. L’invito per i più giovani e’ di darsi da fare per capire il presente e difendere il futuro, che a loro appartiene.

  4. Bellissimo articolo, ricco di spunti di riflessione e anche di una possibile, e a mio avviso sensata, via di soluzione. In un mondo che ci vuole produttivi e funzionali, meccanici e passivi, ribellarsi significa andare nella direzione opposta ritrovando il piacere di fare le piccole cose, di coltivare interessi, passioni, la propria creatività. Lavorando su di sé, imparando a conoscersi, a stare in gruppo e a fare gruppo per creare da piccole comunità quella che, si spera, un domani sarà una società più giusta, più sana, fondata su valori più umani.

  5. Tutti gli aspetti del disagio giovanile esaminati nell’articolo offrono spunti di riflessione. In particolare, ho trovato di grande interesse la correlazione fra il disagio mentale e l’organizzazione della società moderna, che vede, non a caso, la sottovalutazione delle materie umanistiche. Una via di uscita viene individuata nella ripolitizzazione del disagio :è una strada lunga e difficile che varrebbe la pena di percorrere.

  6. Grazie G.F., articolo importante.
    Si parla spesso, e più volte nell’articolo, di senso…ma forse dovremmo prendere in considerazione la possibilità che l’esistenza non abbia senso. Non può avere senso, dato che non sappiamo da dove veniamo e dove andremo. Potendo essere consci di un solo segmento dell’essere, la nostra esistenza è come una danza. Che senso ha una danza? Stare il meglio possibile? La danza di Shiva… in estremissima sintesi.
    Politicizzazione: corrisponde allo sviluppo della consapevolezza che è la società ad essere malata, e sono i suoi protagonisti principali (turbocapitalisti…finanza…etc..) ad essere malati. Questo ha prodotto e produce altra malattia e quindi anche le cure per la malattia…tra cui farmaci, competizione, guerra…e la stessa psicanalisi…
    Scusate ma i giovani e gli alienati e i depressi etc… forse non sono malati, ma sono da considerarsi, più propriamente, vittime. Se spariamo a qualcuno questo qualcuno non è esattamente “malato”. Oppure prima gli spariamo, poi lo emarginiamo definendolo malato e poi lo curiamo…

  7. Ottimo articolo, molti spunti di riflessione. Personalmente ritengo che una fonte di frustrazione per i giovani possa essere, oltre al continuo accento sulla performance, sull’eccellenza (termine abusato) anche la voglia di visibilità, di apparire, unita però alla sensazione che qualunque cosa possa venire in mente “sia già stata inventata” o possa rendermi ridicolo. Dunque la frustrazione del dovere apparire e la paura di cadere nell’anonimato o di essere giudicati. Una sana educazione e ricerca spirituale aiuterebbero

  8. Articolo illuminante, ha toccato dei punti chiave di quello che sta succedendo alla nostra società sotto gli occhi di tutti. Ci vorrà tempo, sicuramente generazioni, ma qualcosa cambierà, nel frattempo già essere al corrente di queste dinamiche, da genitore, non può che essermi utile per seguire e indirizzare la crescita dei miei figli

  9. Mi pare che la scuola italiana (in particolare la formazione tecnica) vada invece nella direzione opposta e quei pochi insegnanti che ancora cercano di tenere alta la bandiera della cultura siano stigmatizzati all’interno degli istituti scolastici, insultati all’interno degli uffici di presidenza ed isolati…

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