venerdì 3 Maggio 2024

Granchio blu, l’alieno del Mediterraneo che il governo vorrebbe eradicare

Nel cosiddetto Decreto Omnibus il governo Meloni, tra le varie misure, ha incluso un piano finalizzato ad affrontare un’emergenza finora passata in sordina. Stiamo parlando dell’invasione del granchio reale blu (Callinectes sapidus), un crostaceo nativo delle coste atlantiche americane negli ultimi tempi sempre più diffuso anche nel bacino del Mediterraneo. Quindi, una specie aliena che, a causa del riscaldamento globale, sta trovando sempre più favorevoli le condizioni termiche e di salinità delle nostre acque. I primi avvistamenti risalgono al 2008, ma da allora è proliferato un po’ ovunque causando danni tutt’altro che trascurabili al già fragile ecosistema mediterraneo. La specie è infatti caratterizzata da un’elevata tolleranza alle alte temperature e una spiccata capacità di adattamento in termini nutritivi: vive bene tra i 3 e 35 gradi centigradi e mangia un po’ di tutto.

In Italia, da una manciata d’anni, si è iniziato così a parlare di vera e propria emergenza ecologica, ma anche economica. Ad oggi, si è infatti già registrato un calo di oltre il 50% nella produzione di vongole e cozze imputabile proprio al granchio blu, il quale si nutre sia di individui adulti che di novellame. Nel complesso la specie, tra l’altro a rapida riproduzione, è estremamente ghiotta anche di anguille, orate e spigole di allevamento. Oltre a predare piccoli pesci, risale persino le sponde per mangiare le uova. Pertanto, “al fine di contenere il fenomeno della diffusione della specie e di impedire l’aggravamento dei danni inferti all’economia del settore ittico, a decorrere dal primo agosto 2023 – scrive l’esecutivo nella bozza del provvedimento – è autorizzata la spesa di 2,9 milioni di euro a favore dei consorzi e delle imprese di acquacoltura che provvedono alla cattura ed allo smaltimento”. Al riguardo, spetterà al Ministero dell’Agricoltura il compito di individuare le aree geografiche colpite dall’emergenza, i beneficiari e le modalità di presentazione delle domande.

Un esemplare di Callinectes sapidus (detto granchio blu o granchio reale)

Al via quindi un timido sostegno economico, il quale potrebbe però presto risultare insufficiente. Già da anni, nelle zone di acqua dolce e salmastra di Veneto, Emilia Romagna e Toscana, i pescatori stanno infatti sostenendo costi da capogiro per lo smaltimento e la cattura della specie: non meno di 100mila euro al giorno secondo delle stime di Fedagripesca-Confcooperative. L’obiettivo della misura, comunque, sarebbe quello di debellare l’alieno con ogni mezzo possibile. Anche cucinandolo. In molti, ad esempio, già hanno pensato di dar vita ad una nuova filiera gastronomica: la polpa del granchio blu avrebbe infatti un sapore simile a quello dell’astice e, data l’abbondanza, potrebbe essere venduta ad un prezzo inferiore ai 10 euro al chilo. Il paradosso vuole che in America il granchio blu sia considerato una specie protetta dove, per chi pesca esemplari inferiori a 14 cm, scattano multe piuttosto salate. Ad ogni modo, anche laddove il granchio blu divenisse una nuova prelibatezza mediterranea, difficilmente la strategia porterebbe ad un efficace controllo della sua popolazione. In termini ecologici, ad esempio, l’effetto sarebbe del tutto insignificante.

Il granchio blu, tra l’altro, non è l’unica specie aliena che sta infestando il Mar Mediterraneo a causa del cambiamenti climatici. Anzi, il Mare Nostrum, in quanto uno dei bacini più ricchi di specie aliene invasive, già detiene un triste primato in questo senso. Allo stato attuale, sono già quasi un migliaio quelle censite e il tasso di arrivo e insediamento di nuove specie è solo che destinato ad aumentare. Il problema, che non è solo marino ma anche terrestre, risiede nel fatto che tali organismi competono con quelli autoctoni al punto tale da portare questi ultimi sempre più vicini alla soglia dell’estinzione. Le specie aliene, in alcuni casi, sono accidentalmente introdotte dall’uomo perlopiù attraverso le vie del commercio, in altri, arrivano da sole proprio perché ‘attratte’ dalle nuove condizioni indotte dal cambiamento climatico. Basti pensare che le temperature del Mediterraneo stanno aumentando il 20% più rapidamente rispetto alla media globale, il che rende il bacino un habitat sempre più ideale per molte specie tropicali.

[di Simone Valeri]

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