sabato 12 Ottobre 2024

Utili di guerra: Leonardo brinda con profitti da record

Il colosso italiano Leonardo SpA, leader nei settori della difesa, aerospazio e sicurezza, ha chiuso il bilancio del 2022 con un utile netto di 932 milioni di euro. Si tratta di un aumento del 58,5% rispetto all’anno precedente. In crescita anche i ricavi (+4,8%), che hanno toccato quota 14,7 miliardi di euro. Lo sprint è stato favorito dalla crescente incertezza geopolitica che ha prestato il fianco a nuove intese raggiunte con diversi clienti nel mondo. Una tendenza confermata anche nei primi mesi del 2023: nel corso del salone Heli-Expo tenutosi ad Atlanta tra il 7 e il 9 marzo scorso, Leonardo ha firmato contratti preliminari con vari acquirenti, tra cui: Aero Service Representação in Brasile, Synerjet Latina SA in Colombia, Perù e Cile, Helitech Asia nel Sud-est asiatico, Safomar in Sud Africa, Diskopsa per Panama e Guatemala, Heliflite in Oceania e Aero Facility in Giappone. L’amministratore delegato Alessandro Profumo ha annunciato l’intenzione di proporre agli azionisti il pagamento di un dividendo di 0,14 euro per azione.

Leonardo SpA, società partecipata al 30,2% dallo Stato italiano, si sta ritagliando uno spazio sempre più ampio all’interno dello scacchiere economico internazionale. Presente nei settori della difesa, aerospazio e sicurezza, Leonardo ha approfittato della recente incertezza geopolitica nonché dell’ascesa di una nuova sfida globale, la cyber security, per siglare nuovi accordi. A giugno 2022, la sola Polonia ha staccato un assegno da 1,4 miliardi di euro per gli elicotteri multimissione AW149. Qualche mese dopo, Leonardo ha chiuso un contratto da 690 milioni di euro con il Dipartimento della Difesa Nazionale Canadese per il programma di ammodernamento ed espansione della flotta di elicotteri AW101/CH-149 SAR Cormorant.

Il conflitto tra Russia e Ucraina ha portato i governi di diversi Paesi, non solo occidentali, a dedicare particolari attenzioni al settore della difesa. In ambito NATO, l’organizzazione ha ricordato agli Stati membri l’intesa informale con cui, nel 2006, si impegnarono a incrementare gli investimenti nel settore a una soglia minima del 2% del PIL. Ricevuto il promemoria, i Paesi membri hanno prontamente annunciato l’aumento delle spese militari. A febbraio 2022, qualche giorno dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il cancelliere tedesco Olaf Scholz informò il Paese della creazione di un nuovo fondo per la difesa da 100 miliardi di euro. In Italia fu il governo Draghi, mediante decreto-legge, a disporre l’aumento delle spese militari. L’allora ministro della Difesa Lorenzo Guerini dichiarò che la direzione presa avrebbe implicato «un passaggio graduale» dai circa 25 miliardi di euro l’anno (68 milioni al giorno) che fino al 2022 l’Italia destinava al settore ad almeno 38 miliardi l’anno (104 milioni al giorno). Una maggiore spesa militare che si traduce in una decisa inversione di rotta nei confronti dell’andamento decrescente avviato negli anni ‘60 quando i Paesi NATO iniziarono un lento processo che li ha portati dal 1960 a destinare alla difesa non più il 4% del proprio PIL bensì l’1,5% (2020). Decisione che premia le multinazionali delle armi sottraendo fondi pubblici ad altri settori, come la sanità e l’istruzione.

[di Salvatore Toscano]

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