martedì 23 Aprile 2024

Il Brasile sta finalmente cacciando i minatori dai territori indigeni Yanomami

Il Governo brasiliano ha programmato e avviato un grosso intervento per allontanare gli oltre 20mila cercatori illegali di pietre preziose dal territorio degli indigeni Yanomami, nel nord del Brasile, nella più grande riserva incontaminata del Paese. Le forze speciali, formate da personale militare, membri dell’Ibama – l’agenzia brasiliana per la protezione ambientale – e alcuni rappresentanti dell’agenzia indigena Funai e del Ministero per i popoli indigeni, stanno perlustrando la zona lungo il fiume Uraricoera, una via d’accesso utilizzata, insieme a decine di piste di atterraggio, per raggiungere illegalmente i punti di interesse. Il presidente Lula inizia così a mantenere gli impegni presi in campagna elettorale, quando promise che avrebbe protetto gli indigeni e l’Amazzonia dagli interessi predatori delle compagnie private.

Territorio Yanomami\Fonte The Guardian
Territorio Yanomami\Fonte The Guardian

La ‘squadra ambientalista’, che sta sequestrando armi e imbarcazioni, pare abbia già distrutto e reso inutilizzabili – a quanto dice il Governo – un elicottero, un aeroplano e un bulldozer, utilizzati dai cercatori per spianare strade e addentrarsi più facilmente nella giungla. A tal proposito, lo scorso dicembre il Guardian aveva documentato l’esistenza di una strada illegale lunga più di 100 km, estesa fra le terre Yanomami, devastate dai minatori d’oro illegali – noti come garimpeiros – fin dagli anni ’70 e ’80.

 

Tant’è che Lula, l’attuale Presidente, ha definito quanto sta accadendo «più che una crisi umanitaria, un vero e proprio genocidio». I minatori, infatti, hanno devastato il loro territorio, provocando una crisi sanitaria senza precedenti. Recenti report hanno dimostrato che con la loro attività, i cercatori hanno contaminato i fiumi e distrutto le foreste, privando gli Yanomami di cibo fondamentale per la loro sopravvivenza e favorendo la diffusione di malattie contro le quali gli indigeni non hanno anticorpi.

Nel settembre 2021 l’agenzia di giornalismo investigativo Pública aveva rivelato che il tasso di decessi per malnutrizione infantile nel loro territorio era il più alto del Paese, con 24 morti per malnutrizione tra il 2019 e il 2020 nella fascia di età fino a 5 anni. Ma i dati aggiornati mostrano uno scenario ancora peggiore: nel 2021 ci sono stati 29 morti, che rappresentano il 7,7% del totale di 374 morti nel Paese (numeri che fanno ancora più impressione se si pensa che gli Yanomami sono solo lo 0,013% della popolazione brasiliana, circa 30.000 individui). Se si considera il tasso per un campione di 100.000 abitanti,           i decessi per malnutrizione infantile tra gli Yanomami sono 191 volte superiori alla media nazionale. Sempre secondo Pública, nel 2019 il 54,32% dei bambini Yanomami presentava una malnutrizione acuta: di contro, a titolo di confronto, i dati del Sistema di sorveglianza alimentare e nutrizionale del Ministero della Salute (Sisvan) mostrano che nel 2021 solo il 4,27% dei 4,5 milioni di bambini brasiliani sotto i 5 anni di età presentava una grave malnutrizione. Prendendo in considerazione altre malattie, il bilancio non cambia. Considerando tutti i decessi per cause prevenibili, lo scenario si rivela ancora più terrificante: tra il 2019 e il 2021, almeno 404 bambini sotto i 5 anni sono morti nel territorio indigeno per cause che avrebbero potuto essere prevenute o curate, una media di 134 ogni anno.

 

La speranza è che ora la protesta globale, che ha spinto il Governo a intervenire, possa porre fine definitivamente al massacro riaccesosi con l’elezione nel 2018 dell’ex Presidente di estrema destra Jair Bolsonaro. Decine di migliaia di minatori erano infatti già stati rimossi dalle terre yanomami all’inizio degli anni ’90, durante un’operazione di sicurezza chiamata Selva Livre (Liberazione della giungla). L’allora capo di Stato Fernando Collor de Mello, aveva ordinato di delimitare un’area di 9,6 milioni di ettari da considerarsi protetta e di proprietà gli Yanomami. Questo territorio, che geograficamente esiste ancora, con la salita di Bolsonaro si è trasformato in un campo minato. Durante il suo mandato, infatti, il Presidente si è detto più volte indignato del trattamento riservato agli indigeni, a cui è stata ‘riservata’ una così vasta distesa di terra ricca di minerali. Motivo per cui Lula, di recente, ha definito quello contro gli Yanomami «un crimine premeditato, commesso da un Governo impermeabile alle sofferenze del popolo brasiliano» o, come lo ha definito il leader Yanomami, Júnior Hekurari, «da un Governo di sangue». Tant’è che durante il suo mandato il numero delle miniere è aumentato vertiginosamente e i cercatori d’oro – forti della protezione delle amministrazioni corrotte – sono riusciti a spingersi in zone della foresta fino a quel momento incontaminate.

«Sono stanco di sentire il pianto delle madri e dei padri Yanomami che hanno perduto i loro figli. La morte dei nostri bambini non è colpa degli Yanomami. Noi Yanomami siamo esseri umani, ma Bolsonaro ha distrutto la nostra salute e la nostra terra», ha commentato Davi Kopenawa Yanomami, noto leader e presidente dell’organizzazione Yanomami Hutukara.

Ora, quello di cui gli indigeni hanno bisogno, oltre a urgenti cure sanitarie, è ottenere protezione permanente e totale, affinché quanto accaduto non si ripeta mai più. «Metteremo fine a qualsiasi tipo di estrazione illegale», ha detto Lula durante la scorsa campagna elettorale. Sarà vero? Non possiamo saperlo, ma di certo l’azione di queste settimane è già un enorme passo in avanti.

[di Gloria Ferrari]

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1 commento

  1. Ciò dimostra quanto Bolsonaro, quindi gli USA, hanno perseguito la loro politica di decimazione dei popoli autoctoni ed indigeni dell’America Latina dal 1840. Politica militare, guerrafondaia. inutile rammentare gli incontri di Franklin Roosevelt con Hitler, documentato anche con fotografie desegretati, negli anni 1930 quando gli USA fornirono l’equivalente odierno di un miliardo di Euro di materiale militare, decine di migliaia di camion (Ford) e benzina arricchita per i bombardieri del III Reich per distruggere l’Europa e, alla fine della guerra, arrivare come i salvatori benefattori con il Piano Marshall… A buon intenditore.

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