venerdì 19 Aprile 2024

Tangentopoli europea: ora spuntano anche i lobbisti dall’Azerbaigian

Per quanto concerne la tangentopoli europea si continua a parlare di Qatargate nonostante che nelle indagini – ancora in corso – sia certa la presenza di almeno un altro Stato coinvolto, il Marocco. Eppure, come molti commentatori ed europarlamentari hanno detto, la faccenda rappresenterebbe solamente la punta di un iceberg che però, ancora, non sembra essere arrivato allo sguardo di chi indaga. Giornalisticamente parlando c’è chi invece indaga anche altre piste e, nello specifico, dei rapporti di alcuni parlamentari europei con l’Azerbaigian. Quest’ultimo, noto per la sua “diplomazia al caviale”, è attivo da molti anni sul fronte lobbistico europeo col fine di attrarre investimenti nel Paese, far chiudere un occhio sulla violazione dei diritti umani e trovare soggetti che sostengano le mire e le ambizioni dell’Azerbaigian nella politica internazionale regionale.

Assenza di trasparenza di europarlamentari appartenenti a RUMRA

Alla fine di settembre scorso, come riportato dall’inchiesta condotta dalla testata giornalistica svedese Blackspot, una delegazione europea ha raggiunto l’Azerbaigian per una visita al Paese. La delegazione era composta da membri dell’associazione intergruppo chiamata RUMRA & Smart villages (The Group for Rural, Mountainous and Remote Areas and Smart Villages): l’europarlamentare sloveno Franc Bogovic (gruppo Democratico Cristiano), Presidente di RUMRA; l’eurodeputato tedesco Engin Eroglu (gruppo Renew); il tedesco Adam Mouchtar che è il coordinatore del gruppo RUMRA; il lituano Angele Kedaitiene; e altri accompagnatori personali.

Il tedesco Engin Eroglu, che è anche parte della delegazione alle commissioni di cooperazione parlamentare con gli Stati dell’Asia centrale, tra cui l’Azerbaigian, proprio due settimane prima del viaggio, ha criticato la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per non aver condannato l’invasione dell’Armenia da parte dell’Azerbaigian. I parlamentari europei, al contrario del regolamento che norma i rapporti tra funzionari europei e soggetti terzi, non hanno prodotto una relazione politica ed economica entro i termini stabiliti; solo successivamente ai termini prescritti, sono stati forniti i dettagli del viaggio condotto in Azerbaigian dalla delegazione europea. Infatti, rispetto al viaggio nel Paese asiatico, sia Eroglu che lo sloveno Franc Bogovic non hanno inizialmente prodotto la relazione necessaria per ogni viaggio che compie un eurodeputato, da rendere pubblica entro un mese come stabilito dal regolamento per la trasparenza, ma soltanto dopo la pressione esercitata delle domande dei giornalisti. La relazione sul viaggio in Azerbaigian arriva, per entrambi, e identica, il 6 dicembre 2022. I due dichiarano di avere viaggiato dal 21 al 24 settembre e di aver alloggiato al Marriot Hotel di Baku, con costi coperti in gran parte dal Paese ospitante. Nelle dichiarazione, in allegato troviamo anche il programma della visita dei politici europei. In seguito al venire alla luce del viaggio, Niklas Nienass, tedesco del Partito dei Verdi, ha scelto di dimettersi dal consiglio di RUMRA accusando i due europarlamentari di aver infranto le regole sulla trasparenza e sull’integrità e di non aver mai informato, né prima né dopo, del viaggio in Azerbaigian a nome e per conto di RUMRA. In merito all’esito del viaggio Nienass ha detto: «Non so se è solo il viaggio che li ha fatti parlare positivamente dell’accordo sul gas con l’Azerbaigian». Il 19 novembre, due mesi dopo il viaggio, e prima ancora che fosse redatta la relazione per la trasparenza alle istituzioni europee, Engin Eroglu ha postato sulla sua pagina Facebook un elogio all’accordo commerciale energetico con l’Azerbaigian, per la diversificazione dal gas russo, e si impegna ad essere parte del processo di pace tra Azerbaigian e Armenia, raccontando di aver incontrato, la settimana prima, l’ambasciatore azero in Germania.

Il viaggio in Azerbaigian

Lo scopo principale del viaggio della delegazione era quello di visitare i cosiddetti villaggi intelligenti. Il concetto di villaggi intelligenti, di cui si occupa l’associazione intergruppo europea RUMRA, basa lo sviluppo dei centri urbani su principi legati all’accessibilità, all’utilizzo tecnologico e all’adattamento alle esigenze del momento (la tanto decantata resilienza). Nonostante le dure critiche, specie di Engin Eroglu, durante una intervista, condotta in inglese su un media azero durante il periodo del viaggio, i due europarlamentari hanno parlato in termini positivi dell’Azerbaigian, spiegando che l’UE dovrebbe sviluppare la cooperazione con il Paese asiatico in vari settori dell’economia, soprattutto in quello energetico.

Il giorno precedente alla visita ai villaggi intelligenti, il 22 settembre, la delegazione di RUMRA ha incontrato il Capo del Comitato per l’Economia, Industria e Imprenditorialità, prima di fare visita al ministero dell’Agricoltura e all’Export and Investment Promotion Agency of the Republic of Azerbaijan (AZPROMO). Quest’ultima è una creazione del ministero dell’Economia, istituita nel 2003, per attrarre investimenti stranieri nel settore non petrolifero e incoraggiare le esportazioni di prodotti non petroliferi.

La visita del 23 settembre, ha riguardato la regione di Zangilan, riconquistata dall’Azerbaigian con la seconda guerra del Nagorno-Karabakh, nel 2020. Nello specifico, gli europarlamentari si sono recati ad Agali Smart Village e a Shusha City. I villaggi sono descritti dai media azeri come innovativi, concentrati sul business locale e sullo sviluppo tecnologico e digitale. In merito alla questione tecnologico-digitale ricordiamo che l’Azerbaigian ha una legislazione sulla privacy praticamente inconsistente e utilizza in maniera consistente sistemi di sorveglianza quali Pegasus.

Eurasianet, finanziata dagli Stati Uniti, una delle principali piattaforme mediatiche in lingua inglese che copre la regione, ha dimostrato che le terre intorno a Zangilan sono state date quasi esclusivamente a persone con stretti rapporti con gli amici della famiglia presidenziale, Ilham Aliyev. Ciò include ricchi uomini d’affari e persone con legami con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. La costruzione dei villaggi intelligenti è finanziata dallo stato azero, ma i contratti di costruzione sono stati dati a persone molto vicine alla famiglia Aliyev. Tra le altre cose, la società NMS LLC coinvolta nello sviluppo è legata a AS Group, fondata da Shahin Movsumov, fratello di Shahmar Movsumov, il quale è assistente di Ilham Aliyev nonché capo dell’Autorità per gli affari economici e lo sviluppo innovativo.

La diplomazia del caviale

Come ampiamente spiegato dall’European Stability Initiative, la “diplomazia del caviale” ha preso piede a partire dal 2001, non molto tempo dopo che l’Azerbaigian è entrato a far parte del Consiglio d’Europa ed ha preso velocità dopo che Ilham Aliyev, che aveva servito nell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE), è diventato presidente dell’Azerbaigian nel 2003. Questo tipo di diplomazia ha potuto poi espandere la propria portata quando, nel 2005, l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan è stato completato. L’Azerbaigian, tramite una serie di enti e organizzazioni apparentemente indipendenti e che invece sono collegate al governo cerca di fare pressione sui singoli Stati europei come anche all’interno delle istituzioni comunitarie dell’Unione Europea, e spesso in maniera opaca e mai del tutto trasparente.

Negli ultimi anni ci sono stati vari casi che hanno riguardato il rapporto tra politici occidentali e Azerbaigian. In Germania c’è stato il caso che ha riguardato alcuni parlamentari di quella che allora era l’alleanza di centro-destra guidata da Angela Merkel, i quali spesso viaggiavano senza spese in Azerbaigian e con stretti rapporti con uomini d’affari azeri. Così come c’è stata la vicenda in Svezia che ha visto coinvolti l’Institute for Security and Development Policy e il ministero dell’Economia, con finanziamenti milionari dal secondo verso il primo nonostante gli stretti rapporti, per tramite del rettore dell’istituto, Svante Cornell, con l’Azerbaigian. L’Italia ha visto invece il caso di Luca Volontè, europarlamentare appartenente al partito politico italiano UdC (Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro), che nel gennaio 2021 è stato condannato in primo grado a 4 anni di carcere per corruzione internazionale dalla X Sezione Penale del Tribunale di Milano, per aver ricevuto, tra il 2012 e il 2013, dall’allora rappresentante dell’Azerbaijan all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, mezzo milione di euro per orientare il voto del proprio gruppo parlamentare in maniera contraria al rapporto del socialdemocratico tedesco Straesser che denunciava le condizioni di 85 prigionieri politici detenuti in Azerbaijan. Lo scorso anno è però intervenuta la prescrizione del reato, facendo cadere ogni accusa e così anche l’interdizione dai pubblici uffici che era stata inflitta a Volontè insieme ai 4 anni di carcere. Essendo arrivata la prescrizione dopo una prima pronuncia di condanna, e quindi di accertamento dell’avvenuto reato di corruzione internazionale, rimane la confisca del mezzo milione di euro sottratti a Volontè, ricevuto dalla società azera Baktelekom dietro conti bancari offshore presso la Danske Bank, in Estonia, e la Baltikums Bank, in Lettonia, e pervenuti sino al 19 marzo 2013 alla Fondazione Novae Terrae e alla società L.G.V della moglie di Volonté.

Insomma, l’Azerbaigian ha una ricca tradizione di lobbismo che appare sempre quantomeno opaca se non addirittura del tutto di tipo corruttivo. Le indagini sulla tangentopoli europea sembrano non riuscire, almeno per il momento, ad andare aldilà della cerchia di Panzeri e soci, sebbene molti siano coloro che hanno affermato essere solo una piccola parte della corruzione che circola nelle sedi europee e spesso, a quanto pare, tramite l’utilizzo di ONG, fondazioni e associazioni che fungano da luogo di passaggio dei soldi spesso giustificati come consulenze.

[di Michele Manfrin]

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