I danni dell’industria dei combustibili fossili che oggi si tenta di limare erano stati previsti fin dagli anni Settanta, tanto dagli studiosi quanto da chi per anni ha investito nel settore ben cosciente che il proprio arricchimento avrebbe contribuito significativamente al rilascio di enormi quantità di CO2 nell’ambiente. Compagnie petrolifere quali la ExxonMobil Corp, colosso mondiale presente nel mercato europeo sotto i marchi Esso e Mobil, hanno ignorato documenti e indagini in cui venivano elencati i danni ambientali poi verificatosi e dei quali oggi si subiscono le conseguenze. Le proiezioni ormai vecchie di mezzo secolo realizzate dagli stessi studiosi della ExxonMobil Corp parlavano chiaro, annunciando agli azionisti che gli effetti dell’estrattivismo fossile sul riscaldamento globale sarebbero stati “potenzialmente catastrofici”.
Ciononostante, le comunicazioni pubbliche della ExxonMobil sono state strutturate in modo da mascherare consapevolezze tanto importanti, fuorviando i consumatori e ingannando i cittadini. Motivo per cui città, contee e stati hanno intentato azioni legali contro la compagnia petrolifera per avere messo in atto strategie ingannevoli. A fare emergere la strategia di una delle maggiori compagnie petrolifere statunitensi alcuni giornalisti investigativi i quali dal 2015, sono entrati in possesso di documenti aziendali interni alla corporation. Una raccolta di studi, previsioni, dati in cui gli scienziati della Exxon mettevano in guardia i loro dirigenti sul riscaldamento globale; gli accademici Geoffrey Supran, Stefan Rahmstorf e Naomi Oreskes, autori di in un dettagliato studio recentemente pubblicato su Science.org hanno elencato e dettagliato le proiezioni climatiche dell’industria dei combustibili fossili che risalgono almeno al 1977 e che non erano mai state valutate prima.
I registri aziendali contenenti le proiezioni documentate e modellate dagli scienziati della Exxon e della ExxonMobil Corp tra il 1977 e il 2003 dimostrano come le affermazioni pubbliche della stessa società siano state del tutto sconnesse dalle attestazioni scientifiche. Una completa contraddizione tra la comprensione privata e la negazione pubblica elencate nello studio sopracitato attraverso l’esposizione di tre esempi principali inerenti ai cambiamenti della temperatura superficiale media globale, in quanto motore principale degli impatti climatici. Ne emerge come per decenni il colosso petrolifero abbia enfatizzato le incertezze sul potenziale aumento dell’effetto serra escludendo altresì la possibilità del riscaldamento globale antropogenico (cioè causato da alcune attività umane). Almeno fino al 2010 la ExxonMobil Corp ha portato avanti affermazioni fuorvianti, in alcuni casi suggerendo addirittura che i modelli climatici fossero “inaffidabili”.
Comunicazioni pubbliche che “dimenticavano” i dati di cui ormai giornalisti e studiosi sono a conoscenza; i documenti interni PDF originali e le pubblicazioni sottoposte a revisione paritaria non lasciando dubbi: esistono proiezioni esplicite che attestavano come l’aumento delle concentrazioni atmosferiche di gas serra avrebbe portato al riscaldamento globale. Tuttavia, la ExxonMobil Corporation ha continuato a operare pur sapendo, negando l’evidenza scientifica a loro ben nota con affermazioni quali: «Le proiezioni sul clima futuro si basano su modelli climatici completamente non provati o, più spesso, su pura speculazione» (così disse Lee Raymond, CEO di ExxonMobil Corp, nel 1999). Nel 2013 invece, il successore Rex Tillerson, aveva definito i modelli climatici «non competenti» e due anni dopo affermava pubblicamente: «Non sappiamo davvero quali saranno gli effetti sul clima di 600 ppm rispetto a 450 ppm perché i modelli semplicemente non sono così buoni».
Eppure erano state proprio delle proiezioni prodotte dagli studiosi della Exxon a dimostrare l’esatto contrario già nel 1982, ovvero che 600 ppm avrebbe portato a 1,3°C in più di riscaldamento globale rispetto a 450 ppm.
E quest’ultima non è che una delle diverse dimostrazioni schiaccianti di come il colosso petrolifero si sia arricchito continuando a investire in un settore che ben sapeva avrebbe provocato danni gravi e di difficile riparazione al Pianeta.
[di Francesca Naima]