mercoledì 11 Dicembre 2024

È stata scoperta l’antica tecnica indigena per rendere fertili i terreni

Nei siti archeologici del bacino del Rio delle Amazzoni sono state trovate delle misteriose macchie di terreno insolitamente fertili. Conosciute anche come “terra scura”, sono state a lungo oggetto di discussione per quanto riguarda la loro origine e composizione, di colore più scuro rispetto ai terreni circostanti e più ricche di carbonio. Ma una recente scoperta ha portato a pensare che le popolazioni indigene dell’Amazzonia avrebbero deliberatamente creato questo terreno incredibilmente fertile per migliaia di anni. I ricercatori hanno infatti dimostrato che gli indigeni Kuikuro, una popolazione che ancora oggi vive nel sud-est del Brasile, producono intenzionalmente un terreno simile per l’agricoltura intorno ai loro villaggi, cosa che porterebbe a credere che la pratica era conosciuta e diffusa anche in tempi più antichi. La scoperta è stata presentata il 16 dicembre scorso ad un meeting dell’American Geophysical Union.

La “terra scura” è solo una delle tante prove che le popolazioni indigene hanno modificato l’Amazzonia per migliaia di anni. Il mondo occidentale ha infatti a lungo considerato il “polmone del Pianeta” come una vasta area selvaggia incontaminata e gli indigeni in generale come popolazioni più dedite alla sopravvivenza nella natura che responsabili di essa e delle sue modifiche. Ma ci sono numerosi casi che dimostrano la capacità delle popolazioni autoctone di tutelare e migliorare l’ambiente circostante: in Nepal, ad esempio, in soli ventiquattro anni la percentuale della superficie coperta da alberi è raddoppiata grazie alla cura delle comunità locali, e così anche in altre zone dell’America Latina e dei Caraibi, dove i tassi di deforestazione sono più bassi nelle foreste protette da gruppi di autoctoni che in quelle a gestione statale. Un altro esempio proviene dalla California, dove i fuochi controllati dai nativi americani per svolgere cerimonie rituali non solo non sarebbero pericolosi ma aiuterebbero ad evitare enormi incendi. E ora, grazie ad una serie di studi e a quest’ultima scoperta, è sempre più evidente come le popolazioni indigene abbiano plasmato attivamente i loro territori per migliaia di anni prima dell’arrivo degli europei e, in particolare per l’Amazzonia, che la presenza di terra scura vicino ai siti archeologici significhi che le popolazioni di un tempo usavano questo terreno per coltivare. 

Taylor Perron, scienziato della terra del Massachusetts Institute of Technology (MIT) e relatore dello studio, insieme ad altri colleghi, ha inoltre esaminato alcune interviste agli abitanti di Kuikuro condotte da un regista locale nel 2018. Da quelle conversazioni è emerso che gli abitanti dei villaggi di Kuikuro producono attivamente la terra scura – eegepe in Kuikuro – utilizzando cenere, scarti di cibo e bruciature controllate. «Quando si pianta dove non c’è eegepe, il terreno è debole», ha spiegato l’anziano Kanu Kuikuro in una delle interviste. «Ecco perché gettiamo la cenere, le bucce di manioca e la polpa di manioca». I ricercatori hanno poi raccolto campioni di terreno intorno ai villaggi Kuikuro e ai siti archeologici nel bacino del fiume Xingu in Brasile. Il team ha riscontrato “notevoli somiglianze” tra i campioni di terra scura provenienti dai siti antichi e moderni: entrambi erano molto meno acidi dei terreni limitrofi – probabilmente grazie all’effetto neutralizzante della cenere – e contenevano livelli più elevati di sostanze nutritive utili alle piante.

[Un terreno che assomiglia alla terra scura si trova nei villaggi di Kuikuro e nelle loro vicinanze (uno di questi è visibile dall’alto), nel sud-est del Brasile. Fonte: GOOGLE EARTH, DATI CARTOGRAFICI – MAXAR TECHNOLOGIES]
Ma c’è di più: queste analisi hanno anche rivelato che la terra scura contiene in media il doppio del carbonio rispetto ai terreni circostanti. Le scansioni a infrarossi della regione di Xingu suggeriscono che l’area è disseminata di terra scura e che circa 9 megatoni di carbonio – le emissioni annue di carbonio di un piccolo Paese industrializzato – potrebbero non essere stati registrati nell’area. La tecnica mostra come le antiche popolazioni siano state in grado di prosperare in Amazzonia sviluppando un’agricoltura sostenibile che allo stesso tempo permettesse di immagazzinare carbonio e potrebbe essere presa da modello per mitigare i cambiamenti climatici.

«Le persone del passato antico hanno trovato un modo per immagazzinare molto carbonio per centinaia o addirittura migliaia di anni», ha affermato Perron. Forse possiamo imparare qualcosa da questo.

[di Sara Tonini]

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