domenica 6 Ottobre 2024

Sul metaverso per ora non c’è nessuno, ma è già arrivata la polizia

Alcune importanti aziende digitali stanno puntando molto sul “metaverso”, un’ipotetica realtà digitale futura di cui ancora non sono propriamente chiari i contorni definitivi. Nonostante le incertezze insite nel progetto, l’Organizzazione internazionale della polizia criminale (INTERPOL) si è portata avanti e nei giorni scorsi ha lanciato il primo “metaverso della polizia globale”, uno spazio in realtà virtuale (VR) ospitato dal Secure Cloud del corpo poliziesco così che i tecnici del settore possano incontrarsi “vis-à-vis” pur operando in diversi parti del globo.

La novella è stata ufficializzata in occasione della novantesima assemblea generale dell’INTERPOL tenutasi a Nuova Delhi, contesto in cui gli sventurati ospiti si sono trovati a dover indossare goffi elmetti VR per esplorare con i propri avatar una versione digitalizzata della sede centrale dell’organo di polizia sita a Lione, Francia. Nei documenti messi entusiasticamente a disposizione del pubblico è possibile notare come i programmatori abbiano predisposto questo mondo virtuale per assecondare le necessità delle Forze dell’ordine di tutto il mondo dando massimo risalto a ciò che permette loro di condividere informazioni e addestramento. Online sono presenti sale riunioni e classi dotate di lavagne, ma anche ricostruzioni di stazioni dei treni, di aeroporti e di dogane dotate dei gabbiotti per il controllo di frontiera.

L’annuncio risulta estremamente scenografico, cattura l’attenzione e, nel bene o nel male, fa parlare di sé, tuttavia basta superare lo stupore iniziale per rendersi conto che il metaverso dell’INTERPOL non sia particolarmente degno di allarmismi, anche perché non aggiunge molto a quanto non sia già oggi messo in campo attraverso formazione dal vivo e video call. Se volessimo proprio trovare una colpa a questo neonato progetto VR, potremmo piuttosto accusarlo di star distogliendo l’attenzione da un altro elemento di maggior rilevanza: la creazione da parte delle polizie internazionali di un «gruppo di esperti sul metaverso che rappresentino le preoccupazioni delle Forze dell’ordine sulla scena globale – che si assicurino che il nuovo mondo virtuale sia sicuro a partire dalla sua progettazione».

La dichiarazione pubblicata per l’occasione non dedica troppo tempo a contestualizzare l’effimera dichiarazione, tuttavia l’INTERPOL non manca di sottolineare ciò che è di fatto lapalissiano, ovvero che l’aumento dell’afflusso di utenti nei cosiddetti metaversi sia accompagnato anche da una natuale crescita della criminalità. L’entità effettiva di queste derive illegali è motivo di dibattito e le posizioni evidenziate dalla polizia internazionale sono certamente da prendere con spirito critico, se non altro perché nascono da una sodalizio intrattenuto con il Forum economico mondiale, con Meta, con Microsoft e con altre aziende che investono nel settore. Non esattamente una prospettiva super partes, insomma.

«Il metaverso è potenzialmente in grado di trasformare tutti gli aspetti delle nostre vite quotidiane, cosa che ha enormi implicazioni per l’applicazione della legge», ha dichiarato Madan Oberoi, Direttore Esecutivo del reparto dedicato alla tecnologia e innovazione dell’INTERPOL, «ma perché la polizia comprenda il metaverso è necessario che lo sperimenti in prima persona». 

[di Walter Ferri]

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2 Commenti

  1. Concordo con gabriele e vedrai che il tempo ti darà ragione 😉
    tutta fuffa per spendere i nostri soldi e gonfiare l’ego di qualche funzionario.

    SecondLife ha insegnato che la tecnologia nel suo complesso non è ancora pronta per soddisfare le esigenza umane nel VR.

    Siamo sempre al solito punto … SI CONFONDE LA REALTA DELLA TECNOLOGIA DI OGGI CON QUELLA DEI FILM.

    Il marketing è sempre molto bravo a vendere la pelle dell’orso prima di averlo catturato e di polli che non rischiano mai i loro soldi e il loro deretano ce n’è pieno!

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