lunedì 9 Dicembre 2024

Montallegro, il paese dove un abitante su due muore di tumore e nessuno sa perché

Dal 2000 al 2020, nel Comune di Montallegro (AG), in Sicilia, un cittadino su due è morto di tumore. Una stima a ribasso che non tiene conto dei malati di tumore, poi morti per altre cause. L’incidenza è ben oltre la media nazionale, che si attesta intorno al 27% – un cittadino su quattro. Il caso è giunto alla Camera dei deputati, presentato dal deputato del Gruppo Misto Michele Sodano. Alla camera, è stato sottoposto a un’interrogazione parlamentare, con l’intervento del presidente della commissione antimafia Nicola Morra. Al momento, non si comprendono i motivi di questa incidenza, doppia rispetto a quella nazionale: nella zona non ci sono né fabbriche né industrie inquinanti. Parte dei sospetti ricadono quindi sulla discarica di Montallegro-Siculiana, gestita da privati.

Montallegro è un paese di duemila e trecento anime che si estende lungo una valle collinare, ai piedi di un monte solitario. Il monte Suso, sul quale si ergono tutt’oggi i resti antichi del borgo, che venne fondato in una posizione difensiva ritenuta strategica contro le incursioni provenienti dal mare. Oggi è il turista a godere di questa posizione strategica: la riserva naturale di Torre Salsa e la Scala dei Turchi distano pochi minuti. L’agricoltura è il settore principale dell’economia: si producono olio di oliva, agrumi e mandorle. Il territorio montallegrese è compreso nella zona di produzione dell’arancia di Ribera e del Pistacchio di Raffadali. Botteghe artigiane – infissi e arredamenti – fanno da contraltare all’assenza di fabbriche e industrie. Poi, dal 1997, la discarica.

La discarica di Montallegro-Siculiana è presente nel territorio di Montallegro-Siculiana dal 1997. Nata come attività consortile, per servire il Comune di Montallegro e due comuni limitrofi, e poi privatizzata nel 2003. Secondo il Sindaco di Montallegro, Giovanni Cirillo, anch’esso presente alla Camera, questo passaggio di proprietà fu quantomeno sospetto. Tuttavia, da allora, la discarica è stata allargata: nel 2008, ad esempio, serviva 313 comuni su 390 della Sicilia – contro i 3 su 390 iniziali.

Nel 2020, la discarica è stata sequestrata per irregolarità ambientali. Poi, è stata dissequestrata per un ricorso della Catanzaro Costruzioni – la srl che la gestisce. Ad oggi, il procedimento è ancora aperto, e i sospetti rimangono. La Catanzaro Costruzioni, si legge sul sito web aziendale, garantisce: trattamento di “rifiuti non pericolosi”; “100% rispetto per l’ambiente”; “affidabilità” e “professionalità”. Tuttavia, le loro previsioni di un riempimento della discarica in 60 anni si sono scontrate con la realtà di un riempimento in 13 anni.

Oggi, la discarica è piena e la Catanzaro Costruzioni vorrebbe sfruttare questa opportunità per costruire un impianto integrato alla discarica stessa. Nel dubbio, cittadini e Pro Loco hanno presentato un ricorso. Dopo una valutazione del Comune, poi confermata dalla Regione, ci si chiede come sia possibile che la Provincia e la Regione abbiano dato il via alla costruzione di questo impianto, a meno di 3 km dal centro abitato, affidandosi alle valutazioni private della Catanzaro Costruzioni. Secondo quest’ultime, infatti, l’impianto sarebbe sorto a più di 3 km dal centro abitato. Per legge: dal 2017, un impianto per il trattamento dei rifiuti deve sorgere ad almeno 3 km dal centro abitato più vicino. Un caso di «miopia e/o strabismo istituzionale», per usare le parole di Nicola Morra. Infine, è da sottolineare come due avvocati, Santo Botta e Teo Calderone, stiano lavorando pro bono al caso. Anche uno dei due avvocati era presente alla Camera.

Lo Stato italiano, la Regione Sicilia, la Provincia di Agrigento e il Comune di Montallegro sono storicamente aggravati dal peso delle mafie. Nicola Morra, presidente della commissione antimafia, durante il suo intervento (dal minuto 13:00) cita le cosiddette eco-mafie. Sottolinea come la Catanzaro Costruzioni graviti attorno al mondo di Antonio Calogero Montante. «Più evidenze giudiziarie», continua, «hanno sottolineato come a Montante facevano riferimento soggetti che avevano ed hanno interessi nel ciclo dei rifiuti». «Un ciclo», puntualizza, «pressoché governato dalla criminalità organizzata di stampo mafioso, come tante inchieste delle diverse direzioni distrettuali antimafia hanno disvelato». Infine, ricorda come il Comune di Siculiana sia stato oggetto di un provvedimento di scioglimento per infiltrazione mafiosa, poi annullato dalla giustizia amministrativa.

560 morti, tra i quali 252 per forme tumorali. Una stima a ribasso, secondo che non tiene conto dei malti di tumore, poi morti per altre cause. A rivelare l’incidenza eccezionale hanno concorso, oltre all’analisi del registro tumori della provincia di Trapani e Agrigento, fermo al 2013, i dati di una lista di decessi richiesta della Pro Loco cittadina al Comune di Montallegro. L’Indipendente ha raggiunto telefonicamente Giosuè Scalia, 23 anni, Presidente della Pro Loco cittadina. Scalia, parafrasando l’introduzione che Michele Sodano fa di lui alla Camera: «sta combattendo per la normalità», «opponendosi al silenzio delle istituzioni», «stando a una paura motivata».

Scalia ha aperto l’associazione nel 2021, pochi mesi dopo la morte, per tumore, del padre. Pro Loco, ci dice, significa letteralmente per il luogo: «l’obbiettivo era, ed è tutt’ora, quello valorizzare un territorio e un ambiente che vive di turismo e di agricoltura». Inoltre, ci tiene a sottolineare che: «il suo obbiettivo, per fortuna, e la sua stessa sorte, purtroppo, sono condivisi dalla maggior parte dei circa 3 mila abitanti del Comune». Ma non solo: un incidenza ben sopra la media nazionale è stata rilevata anche nel Comune di Naro (SR), a 35 km da Montallegro.

Il mese scorso, la Sindaca di Naro, Maria Grazia Brandara, aveva inviato una lettera all’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) di Agrigento. Richiedeva riscontri puntuali per comprendere le possibili origini di questa incidenza di morti per forme tumorali: cifre e numeri relativi al suo Comune, alla Provincia di cui fa parte, e alla Regione Sicilia, divisi per tipologia di tumore. Una richiesta volta colmare l’attuale assenza di dati pubblici aggiornati a causa di anomalie, malfunzionamenti e lunghi tempi di raccolta e analisi del registro tumori di Trapani e Agrigento.

La mancanza di registri tumori provinciali aggiornati è un freno al monitoraggio e alla sorveglianza delle patologie oncologiche. Inoltre, i dati dei registri tumori fornirebbero indicazioni utili alla programmazione sanitaria, alla valutazione di efficacia delle misure di prevenzione, e alla valutazione su accesso, qualità e appropriatezza delle cure. Attualmente, in Italia, più di 41 milioni di cittadini, pari al 70% della popolazione, vivono in aree coperte da registri tumori accreditati dall’Associazione Italiana dei Registri Tumori. Tuttavia, non esiste obbligo di notifica delle diagnosi di tumore.

Ebbene, l’Azienda sanitaria ha risposto: “non si evidenziano eccessi di incidenza e mortalità per ambo i sessi e per tutti i tipi di tumore. Il trend di mortalità risulta sostanzialmente stabile negli anni. Ci troviamo di fronte ad una popolazione vecchia, con valori sensibilmente più alti rispetto alla media provinciale: a Naro ci sono 100 bambini ogni 227 anziani e il 27,2% della popolazione ha un’età superiore ai 64 anni. Ciò spiega la percezione dell’aumento del numero delle morti per tumore”. 

Quindi, paragonare la media nazionale di morti per tumori con una media locale, quantomeno nel caso in cui l’indice di vecchiaia di quest’ultimo si discosti di molto dal primo, può indurre in errore. Può valere lo stesso discorso per Montallegro? No, nel caso di Montallegro l’indice di vecchiaia locale è più a meno simile a quello nazionale: tra i 180 e i 190 anziani ogni 100 bambini e tra il 23% e il 24% di ultrasessantacinquenni. Quello che rimane è quindi un tasso di morti per cancro decisamente sopra la media nazionale e privo di spiegazioni. Un quadro grave, verso il quale le autorità nazionali e regionali continuano a non prendere alcun provvedimento.

[di Luca Paltrinieri]

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