sabato 20 Aprile 2024

La caduta di Draghi non ferma il riarmo: approvati altri 12,5 miliardi di spesa militare

La crisi di Governo non arresta la spesa militare: nonostante lo scioglimento delle Camere avvenuto il 21 luglio, il ministro della Difesa Guerini ha sottoposto al Parlamento oltre 20 programmi di riarmo. L’attuale Esecutivo, che dovrebbe solamente occuparsi del “disbrigo degli affari correnti” in attesa dell’elezione di un nuovo Governo, ha invece proposto e discusso iniziative per l’apparato militare del valore di 12,5 miliardi di euro di investimento totale pluriennale solo per le prime fasi confermate. La spesa prevista in caso di conferma delle fasi successive potrebbe superare i 22 miliardi di euro, che andranno a pesare sui Bilanci di Stato dei prossimi anni.

Secondo quanto riportato dall’Osservatorio sulle spese militari italiane Milex, tra il 2 e il 3 agosto scorsi sono stati approvati – all’unanimità – dalle Commissioni Difesa del Senato e della Camera cinque programmi (ovvero lo scudo antimissile, l’armamento dei droni Predatori, elicotteri dei Carabinieri, sistemi di ricognizione aerea e razzi anticarro) per una spesa totale pluriennale complessiva di quasi un miliardo di euro. A questi si vanno ad aggiungere ulteriori sei programmi (nuovi pattugliatori e cacciamine della Marina, l’ammodernamento degli elicotteri per la Marina, missili antiaerei, l’ammodernamento dei cacciatorpedinieri per la Marina e carri armati per l’esercito) per un valore complessivo di sei miliardi di euro, il cui esame in Commissione Difesa della Camera è cominciato ieri 8 settembre. Altri 10 programmi (elicotteri d’addestramento, gestione droni, navi anfibie per la Marina, radiotrasmissioni, satelliti spia, bazooka, un sistema di piattaforma stratosferica, droni di sorveglianza, potenziamento di capacità per brigata tattica, nuovi carri armati leggeri), del valore complessivo pluriennale di 5,5 miliardi di euro, sono stati presentati in Parlamento il primo settembre: questi ultimi, tuttavia, non sono ancora stati calendarizzati, quindi non è chiaro se le Commissioni riusciranno a prenderli in esame prima del passaggio al nuovo Governo. A queste spese vanno aggiunti anche i 345 milioni di controvalore per l’ammodernamento e il rinnovamento del sistema satellitare SICRAL3.

La corsa agli armamenti, dunque, non smette di essere una priorità nemmeno nelle fasi più delicate del cambio di governo e con l’incertezza della situazione attuale e il contributo per l’invio di armi all’Ucraina non sembra influire se non in minima parte sul bilancio finale. Evidente è il fatto che la spesa militare costituisce un elemento sempre più centrale nel bilancio dello Stato, visto l’aumento ingente – quasi il 20% – fatto dall’Italia in questo senso negli ultimi tre anni.

[di Valeria Casolaro]

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