martedì 8 Ottobre 2024

La protesta silenziosa di Venezia contro lo spopolamento

In tutti i luoghi più frequentati del sestiere veneziano di Cannaregio, il più popolato della città, sono apparsi cartelli recanti un numero a cinque cifre: 49.999. Nessuna frase o rivendicazione di sorta è stata aggiunta, perché per i residenti il messaggio è chiaro: Venezia sta vivendo un progressivo spopolamento, che riguarda in particolare il proprio centro storico.

Secondo quanto riportato sul sito del Comune di Venezia, infatti, gli abitanti del centro storico erano 50.434 alla fine del 2021, ovvero meno di un terzo di quelli registrati appena 70 anni prima, nel 1951, quando in quella zona la popolazione ammontava a 174.808 individui. Secondo il sito Venessia.com, ad oggi la cifra sarebbe ulteriormente scesa a 50.134. Secondo l’analisi riportata sulle pagine social del network, basandosi sul trend medio dell’anno precedente la soglia dei 50 mila abitanti dovrebbe essere raggiunta entro il 23 luglio prossimo, data che potrebbe protrarsi sino al 12 ottobre se si considera il trend dell’ultimo mese.

Secondo quanto dichiarato dal Comune, tuttavia, i dati forniscono una percezione fuorviante della realtà: “Considerati lavoratori e studenti fuori sede (appartamenti o studentati), militari e forze dell’ordine, trasfertisti, si stima una presenza fissa dalle 8mila alle 15mila, persone in base ai diversi periodi dell’anno”. I soggetti non residenti a Venezia sfuggirebbero quindi alle cifre ufficiali quando, sempre secondo l’amministrazione, dovrebbero rientrarvi perché vivono la città tanto quanto i residenti. La proposta del sindaco Luigi Brugnaro sarebbe quindi quella di “aprire la quota dei domiciliati” per aumentare le cifre, in modo che “si tenga conto di chi Venezia la vive quotidianamente, anche se non ufficialmente residente”.

La soluzione proposta tuttavia non sembra tenere in conto problemi intrinseci della città, che riguardano piuttosto, per esempio, la difficoltà di reperire un alloggio a causa del boom di strutture turistiche a locazione breve. Il 6 marzo è infatti stata presentata una proposta di legge, proprio a partire dalla protesta dei cittadini veneziani, per salvaguardare il diritto all’abitare e riequilibrare il mercato immobiliare. L’altissimo numero di case di proprietà convertite in appartamenti solamente ricettivi rende infatti impossibile trovare alloggi a prezzi accessibili. Secondo i dati ufficiali della Regione Veneto, nella sola Venezia insulare, ovvero proprio la parte di città interessata dalla protesta per lo spopolamento, il 35% dei posti letto disponibili è riservato a locazioni turistiche (26.793 su 76.347) e gli alloggi privati costituiscono il 92% delle strutture ricettive.

[di Valeria Casolaro]

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